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Economia
Industria: R&S, Toyota prima mondo per attivi, Apple regina di Borsa

Toyota torna a essere le più grande multinazionale al mondo per dimensioni, con quasi 329 miliardi di totale attivo tangibile; prima in classifica dal 2005, era stata scalzata da Gazprom (oggi ottava) nel 2012 e 2013 per effetto dei movimenti valutari del rublo. Apple, con 535 miliardi di euro di capitalizzazione, si conferma invece in cima alla classifica per valore di Borsa. Sono i dati raccolti nello studio sulle multinazionali di R&S Mediobanca. Guardando alle dimensioni, sette delle prime dieci posizioni sono occupate da societa' energetiche.

Sul podio PetroChina (310,9 miliardi di totale attivo) e Volkswagen (291,3 miliardi); la novità è l'ingresso del gruppo fondato da Steve Jobs nella top10 (è decima con 183,7 miliardi) mentre la prima delle italiane è Eni, sedicesima con 142 miliardi di euro. Tutte a stelle e strisce, invece, le 'big' di Borsa: la seconda posizione dietro a Apple è occupata da ExxonMobil, la terza da Johnson&Johnson. Come dimostra l'exploit di Apple, i colossi del web crescono anche in termini di ricavi (+145,2% nel quinquennio 2009-2014) e redditivita', con margini superiori a quelli registrati dalle multinazionali mondiali grazie ai forti investimenti in ricerca. Anche sul fronte finanziario - rileva lo studio di R&S Mediobanca - sono tra le grandi imprese piu' solide, con un capitale netto tangibile (215 miliardi di euro in totale) che supera di circa 1,7 volte i debiti finanziari (124 miliardi) nonostante il peso di avviamenti, brevetti e marchi.

Le 'big' di internet hanno inoltre generato 477mila posti di lavoro in cinque anni, vale a dire quasi 22.700 assunzioni per ciascuna azienda: in questo caso guidano la classifica le cinesi Jd.com e Baidu mentre, all'opposto, qualche segno di arretramento si avvertono negli Usa (Microsoft, ad esempio, ha licenziato il 20% della forza lavoro complessiva dopo l'acquisizione di Nokia nel 2014). Quattordici delle 21 societa' del web analizzate hanno sede negli Usa; 4 sono cinesi, 2 giapponesi e una sola europea (la tedesca Sap). Si tratta di 21 imprese 'giovani', dalla Nintendo del 1947 alla Jd.com nata nel 2006; i fondatori di oltre la meta' di questi colossi hanno meno di 50 anni (il piu' giovane è il padre di Facebook, Mark Zuckerberg, 31 anni). Tutte e 21 sono quotate in Borsa, ma il controllo della metà resta saldo nelle mani dei fondatori.

Dalla quotazione di Google (2004) in poi, in particolare, si e' diffuso il modello a capitale 'dual class': le azioni ordinarie hanno un voto ciascuna, mentre le speciali riservate ai fondatori hanno in media 10 voti per azione. Fino al record di Jd.com, quotata nel 2014: il numero uno, Richard Qianqdong Liu, ha l'83% dei diritti di voto grazie a un rapporto di 20 voti per ciascuna azione speciale che possiede. I colossi del web crescono anche in termini di ricavi (+145,2% nel quinquennio 2009-2014) e redditivita', con margini superiori a quelli registrati dalle multinazionali mondiali grazie ai forti investimenti in ricerca. Anche sul fronte finanziario - rileva lo studio - sono tra le grandi imprese più solide, con un capitale netto tangibile (215 miliardi di euro in totale) che supera di circa 1,7 volte i debiti finanziari (124 miliardi) nonostante il peso di avviamenti, brevetti e marchi.

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