Economia
Intesa passa al monistico, in assemblea fondi protagonisti

Via libera quasi unanime dall'assemblea degli azionisti di Intesa Sanpaolo al nuovo statuto che sancisce l'addio, dopo nove anni, al sistema di governance duale e il passaggio al sistema monistico anglosassone. Il sì è arrivato dal 98,95% dei votanti in un'assemblea da numeri record per il gruppo: al nuovo centro direzionale di Torino era presente il 62,76% del capitale. Protagonisti sono stati i fondi esteri che rappresentano circa i due terzi dei presenti (e anche del capitale): gli investitori istituzionali internazionali, infatti, hanno depositato azioni pari al 39,1% del capitale mentre le fondazioni sono ferme al 23,6%. Quindi sul capitale presente la loro quota è di oltre il 62%. Dalle risultanze del libro soci con partecipazioni superiori al 2% non emergono variazioni rilevanti: Compagnia Sanpaolo è al 9,34%, BlackRock al 4,89%, Fondazione Cariplo 4,83%, Fondazione Cariparo al 3,3%, Ente cassa di Risparmio di Firenze al 2,64%, Norges Bank al 2,52%. L'adozione da parte di Intesa Sanpaolo del nuovo modello monistico "è in linea con le migliori pratiche internazionali e potrà favorire la presenza di rappresentanti di azionisti investitori istituzionali nel board nella banca", ha sottolineato il presidente del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli.
"Si troveranno più a loro agio e la loro rappresentanza nel board è facilitata". Bazoli, che nella futura governance della banca andrà a ricoprire il ruolo di presidente emerito, ha colto l'occasione anche per rivendicare la correttezza del suo operato nel corso della sua lunga esperienza nel gruppo. "Io voglio dire qui solennemente che sta pere concludersi una lunga mia esperienza e responsabilità non solo alla guida di questa banca ma di un certo ruolo del sistema bancario italiano e posso dirvi a testa alta - ha dichiarato - che una delle ragioni che mi avevano convinto tempo fa ad accettare questo compito era l'intento di agire, a un alto livello della finanza, mostrando correttezza per contribuire al recupero della fiducia del paese e posso dirle di averlo fatto. Sulle iniziative giudiziarie che mi riguardano io sono assolutamente tranquillo". Soddisfatto Gian Maria Gros-Pietro, attuale presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo: "il modello monistico è stato approvato con il 98,95% e quindi è stato largamente condiviso da coloro che hanno investito in questa società".
"La cosa più importante - ha proseguito - è che le tre funzioni fondamentali, di strategia, gestione e controllo, verranno riunite in un unico organo, tutte le persone del cda condivideranno queste funzioni". Gro-Pietro non ha invece replicato a chi gli ha chiesto se sarà lui il futuro presidente del cda della banca: "è una domanda che dovete chiedere ai soci che si esprimeranno il 27 aprile", si è limitato a rispondere. Sul futuro nuovo cda del gruppo, che verrà rinnovato con l'assemblea sul bilancio, Bazoli ha però voluto sottolineare: "Sta ai soci indicare gli amministratori più adeguati, io mi auguro che siano persone di qualità, anche dal punto di vista morale, l'invito che posso fare agli azionisti è che siano fatte le scelte migliori". "Perchè - ha ammonito - nessuna regola, nessuna disposizione statutaria basterà da sola a garantire il successo del modello monistico: l'esito dipenderà soprattutto, e lo dico con forza e come monito, dal livello professionale e dall'integrità morale degli amministratori che saranno scelti".