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Economia
Istat: torna finalmente la crescita in Italia. +0,1% nel primo trimestre

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

La notizia è di quelle che dal retrogusto un po' amaro. Già, perché anche se l'Istat certifica che finalmente la crescita è tornata in Italia (l’ultimo aumento è datato secondo trimestre 2011, ben tre anni e mezzo fa), siamo ancora nell'ordine di pochissimi decimali. Variazione che ha un leggerissimo impatto, impercettibile per un Paese che, dopo quattordici trimestri di crescita nulla o piatta, ha perso circa il 25% della propria capacità produttiva, disintegrata dalla morsa della crisi.

"Per il primo trimestre 2015 è previsto il ritorno alla crescita del Pil. La variazione congiunturale reale prevista è pari a +0,1%, con un intervallo di confidenza compreso tra -0,1% e +0,3%", dice infatti l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana. Che fine hanno fatto i grandi effetti espansivi dovuti all'euro debole, al quantitative easing della Bce e ai costi energetici ridotti al lumicino grazie a prezzi più contenuti del barile petrolifero?

"Storicamente, all'interno di questa forchetta, il dato effettivo alla fine si posiziona nella parte bassa, quindi stiamo parlando del nulla", taglia corto ad Affaritaliani.it l'economista Mario Seminerio, contattato sul tema. Seminerio sottolinea che "alla fine del trimestre manca ancora un mese, il contesto d'insieme è molto fluido e l'incertezza è altissima. Solo se la crescita finale del primo trimestre sarà uguale o sopra lo 0,3% potremo dire di essere risucchiati in una congiuntura positiva".

Ieri, il Centro Studi della Confindustria diretto da Luca Paolazzi ha fatto sapere che a giugno con molta probabilità rialzerà l'ultima stima (emessa a dicembre) sulla crescita 2015 per l'Italia, una crescita che alla fine, quindi, dovrebbe essere maggiore dello 0,5%. "Probabilmente riusciremo a  farci trainare dall'export, ma il nostro Paese non può stare soltanto in piedi con i flussi in uscita delle merci. Abbiamo una domanda interna che è morta", aggiunge Seminerio, smorzando i "facili entusiasmi di imbecillità propagandistica" di chi invece saluta con favore questi dati. "L'Italia è tenuta strutturalmente ferma verso il fondo dalla componente della domanda domestica che è agonizzante", conclude l'economista. Meglio accorgersene e far ripartire gli investimenti quindi. Pubblici e privati.

 

 

 

 

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