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Economia
L'Italia riuscirà a vincere il "malessere" europeo? Risponde Alessia Potecchi

L’Europa non ha alternative in un mondo ove la globalizzazione, la finanziarizzazione, le innovazioni tecnologiche hanno innestato una competizione con protagonisti dei giganti, come la Russia, gli Stati Uniti e la Cina. Per competere l’Europa deve recuperare il tempo perduto nella costruzione dell’unità sociale e politica. L’Europa appare oggi unita solo dalle stelle sulla sua bandiera e dall’euro; si muove invece come "un’armata Brancaleone" a ranghi sciolti sui temi della tassazione, della difesa, delle strategie comuni. C’è un malessere europeo. Occorre reagire, anzi occorre agire. Le elezioni europee sono un banco di prova. Un’occasione da cogliere. L’Europa non va cambiata, va fatta. Occorre voltare pagina.

Chiediamo ad Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del Pd Metropolitano di Milano, se l'Italia riuscirà a vincere il "malessere" europeo

Alessia Potecchi marzoAlessia Potecchi

"Oggi io dico che dobbiamo essere “Patrioti Europei” citando uno slogan che il PD Metropolitano ha utilizzato qualche anno fa in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, perché l’Europa è in pericolo, un pericolo che non deriva soltanto dalla sua continuità verso un percorso forte di integrazione, ma un pericolo che riguarda soprattutto la sfera del sistema valoriale nato e cresciuto durante la costruzione di questo percorso. Oggi quei valori che hanno caratterizzato quell’esperienza sono seriamente minacciati e rischiano di essere messi in discussione."

Non mi sembra che il governo si stia muovendo con chiarezza nei rapporti con l'Europa

"Il rapporto con l’Europa deve essere costruttivo. Non ci sono alternative. Due avvenimenti in questo ultimo periodo mi hanno molto colpita. Mario Draghi nella Lectio Magistralis fatta recentemente a Bologna in occasione del conferimento della laurea honoris causa in giurisprudenza, ha sottolineato che se si recupera la sovranità monetaria uscendo dall’Euro si rischia di perdere l’indipendenza economica e la BCE ha deciso di non aumentare i tassi di interesse fino alla fine dell’anno."

Quindi è basilare cooperare con l'Europa in termini di strategie economiche?

"E’ evidente che per rispondere al disagio sociale occorre intervenire sull’economia: ci vogliono robuste politiche di sviluppo; bisogna mobilitare il Paese, e ridare forza al dialogo e al confronto con le forze intermedie (associazioni, sindacati, imprenditori, lavoratori autonomi, terzo settore ecc…) Bisogna recuperare i rapporti con i corpi intermedi che, con i loro limiti, conservano un ruolo importante perché sanno captare umori, esigenze, richieste di chi lavora e di chi il lavoro non l’ha, degli anziani, degli immigrati che vogliono integrarsi. Questo distacco ha significato subordinazione culturale al liberismo. Si è verificata una evidente rottura. In secondo luogo vanno considerati i continui interventi carichi di preoccupazione del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, appoggiato da tutte le maggiori associazioni degli industriali, per la situazione economica che si sta delineando e per i preoccupanti scenari futuri." 

In effetti alcuni recenti interventi di Vincenzo Boccia sono molto chiari nel sottolineare la necessità di ricucire gli strappi con l'Europa, e anzi teorizza un bilateralismo tra Europa e resto del mondo 

"L’Italia si sta isolando sempre di più dal contesto europeo, non dimentichiamo che il nostro Paese è uno dei maggiori esportatori d’Europa. Esportiamo 550 miliardi l’anno di cui 250 in Europa e i primi due Paesi verso cui esportiamo sono Francia e Germania. Export dal quale dipende tanto lavoro italiano oltrechè buona parte del futuro di paese manifatturiero. Boccia ha addirittura auspicato un ritorno forte delle confederazioni sindacali nel dibattito e nel confronto politico. Gli industriali sono scesi in piazza con i sindacati nella grande manifestazione unitaria che è stata fatta a Roma contro la manovra economico finanziaria e lo stesso hanno fatto poi con la categoria degli edili che ha chiesto di sbloccare i cantieri e le opere di infrastruttura che portano investimenti e lavoro e che il governo inspiegabilmente continua a mantenere fermi."

Tra poco ci sono le elezioni europee. Come possiamo rafforzare la posizione dell'Italia?

"Le elezioni del 26 maggio sono molto importanti. Siamo di fronte ad una crisi del progetto di costruzione dell’Europa. C’è un diffuso disagio sociale spesso accompagnato da un disagio esistenziale. Le elezioni vanno affrontate come un passaggio strategico decisivo. La battaglia va combattuta con grande determinazione e con raffinata intelligenza. I rischi del populismo e del sovranismo sono reali. Ecco perché va approntata una risposta concreta. Occorre riprendere il cammino per la realizzazione dell’Europa sociale".

Ma non tutti amano l'Europa

"Oggi l’Europa è vista, anzi è subita come un arcigno e severo guardiano dei conti a prescindere dalla condizione dei cittadini. È un’immagine che non favorisce la coesione perché produce reazioni diverse, di indifferenza, di diffidenza, di scetticismo, di ostilità. È invece necessario ricordare l’Europa di Delors e il Trattato di Lisbona che aveva inserito nelle aspirazioni normative fondamentali del progetto europeo le protezioni sociali, nonché la coesione sociale e la solidarietà tra Paesi membri."

Vuole suggerire una ricetta per uscire da questa situazione?

"Sì, le accenno tre temi e altrettante proposte per rilanciare e rafforzare l’Europa

  • Tema istituzionale. Occorre definire un percorso politico praticabile e graduale che consenta di dare più potere e incisività al Parlamento Europeo e che consenta di limitare il ricorso al voto unanime dei 27 paesi che fanno parte dell’Europa.
  • Tema sociale. Occorre che l’Unione Europea sia messa in grado di governare e non di subire le trasformazioni epocali causate dalla globalizzazione e dalla finanziarizzazione per conciliarle invece con le attese e i bisogni dei cittadini. In questo ambito va eliminata ogni forma, palese o occulta, di dumping sociale, per poter costituire un fondo europeo per il lavoro e per rendere universali i diritti della persona.
  • Tema economico. Va ridotta e successivamente eliminata ogni pratica e ogni forma di fiscalità nociva. Ci vuole un fisco veramente europeo che elimini i paradisi fiscali e societari che esistono e resistono in Europa. Occorre sperimentare nuove forme di tassazione europea ad esempio sulle multinazionali del web per finanziare progetti per opere infrastrutturali e per combattere la sottoccupazione e il precariato.

Aggiungo che in Europa è fondamentale completare il processo di integrazione dal punto di vista fiscale, maggiore eguaglianza tra i contribuenti, lotta all’evasione fiscale, armonizzazione delle norme sul lavoro, politica del credito intelligentemente mirata allo sviluppo, omogeneità delle forme di tassazione".

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