Economia
La BCE sospende i tagli. E il mutuo variabile finalmente paga (finché dura)
Per quanto riguarda i finanziamenti a tasso fisso, questo mese la forbice rispetto al variabile si è aperta ulteriormente

La BCE sospende i tagli. E il mutuo variabile finalmente paga (finché dura)
Dopo quattro tagli consecutivi in altrettante riunioni di politica monetaria nel corso del 2025, a luglio la Banca Centrale Europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse. In attesa di capire come si evolveranno i negoziati commerciali tra Unione Europe e Stati Uniti – con la minaccia di dazi al 30% che al momento rappresenta l’incognita più grande - l’Eurotower ha deciso di mantenere il tasso sui depositi a quota 2,00%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%.
Come si legge nel comunicato stampa ufficiale diffuso oggi dalla Bce, il livello attuale dell’inflazione è in linea con l’obiettivo di medio termine del 2% fissato dal Consiglio direttivo. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, l’istituto di Francoforte continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni verranno adottate di volta in volta a ogni riunione.
Guardando al futuro, la maggior parte degli analisti prevede a settembre l’ultimo taglio di questo ciclo di riduzioni, iniziato a giugno 2024. Tuttavia, le decisioni di Christine Lagarde e colleghi sono strettamente legate all’andamento del contesto geopolitico e commerciale nelle prossime settimane.
Mutui a tasso variabile sempre più convenienti: su un mutuo da 180.000 € da inizio anno la rata mensile è scesa di 98 €. Rispetto al fisso si risparmiano 46 € al mese
A seguito della decisione odierna di mantenere inalterati i tassi di interesse, il TAN medio dei mutui a tasso variabile a 20 e 30 anni è destinato a rimanere stabile sui livelli attuali anche nelle prossime settimane. Secondo i dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it, a luglio il valore medio registrato si attesta al 2,63%, in linea con quello dello scorso mese e oltre un punto percentuale inferiore rispetto a gennaio 2025, quando era al 3,71%. Considerando un mutuo da 180.000 € della durata di 20 anni, rispetto a inizio anno la rata mensile per chi ha scelto un tasso variabile è passata da 1.063 € a 965 €, per un risparmio sulla rata mensile pari a 98 € e una spesa sull’intera durata del mutuo di oltre 23.500 € inferiore.
Per quanto riguarda i finanziamenti a tasso fisso, questo mese la forbice rispetto al variabile si è aperta ulteriormente, con il TAN medio che si attesta al 3,14%, in leggero rialzo rispetto al mese scorso quando era al 3,05% ma su un livello storicamente accettabile. Sul finanziamento considerato in precedenza ciò si traduce in una rata mensile pari a 1.011 €, ovvero 46 € più alta rispetto a quella del tasso variabile, per una spesa totale di quasi 11.000 € maggiore sulla durata del mutuo.
Indici IRS in leggero aumento, l’Euribor si mantiene attorno al 2,00%
Il clima di incertezza geopolitica degli ultimi mesi, causato soprattutto dalle minacce di dazi verso l’Unione Europea da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha portato a un leggero aumento nelle scorse settimane dell’indice IRS, riferimento utilizzato per calcolare il tasso di interesse dei mutui a tasso fisso. Infatti, nella scadenza a 30 anni è passato da un valore del 2,65% registrato il 23 giugno al 2,81% delle rilevazioni del 23 luglio, mentre per la scadenza a 20 anni dal 2,72% si è passati al 2.85%.
Per quanto riguarda invece l’Euribor - indice di riferimento per i finanziamenti a tasso variabile – complice l’annunciato stop ai tagli deciso nella riunione di oggi i valori si sono mantenuti stabili nel corso delle ultime settimane, con un dato pari a 1,94% per la scadenza a 3 mesi e dell’1,91% per quella a un mese.
Alessio Santarelli, CEO di MutuiOnline.it, commenta: “La decisione odierna di Christine Lagarde di fare una pausa al ciclo di tagli dei tassi rispetta le previsioni ed è di certo una mossa interlocutoria. Oggi il clima geopolitico incerto non consente di fare previsioni accurate sulle future decisioni di politica monetaria.
L’attuale situazione ha portato a un leggero rialzo dell’IRS e – di conseguenza – del TAN medio dei mutui a tasso fisso, il cui andamento futuro è difficile da prevedere. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, che oggi rappresentano l’opzione più conveniente, le curve di forward relative all’Euribor indicano una discesa fino al secondo trimestre del 2026, quando i valori si dovrebbero attestare attorno a quota 1,70%.
La forbice tra le due tipologie di finanziamento potrebbe dunque aprirsi ulteriormente a favore del variabile nei prossimi mesi, soprattutto se ci sarà un calo degli spread applicati da parte delle banche sui mutui a tasso indicizzato. In questo contesto la maggior parte dei consumatori ha l’opportunità di bloccare la rata a un tasso intorno al 3%, comunque conveniente, mentre chi è attento al mercato ed è più propenso al rischio, può di certo valutare un tasso variabile, anche alla luce dei possibili ribassi dei prossimi mesi".