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Economia
La speculazione fa decollare il prezzo del gas e le bollette
Roberto Cingolani  e Mario Draghi 

Perché Cingolani vuole il tetto al prezzo del gas

Che cosa intende il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani quando dice che “qualcuno dietro a una tastiera ha deciso di alzare il prezzo del gas, di dover farlo pagare di più”? L’ex manager di Leonardo ha ben chiaro nella sua testa il meccanismo cui stiamo assistendo: al momento le scorte ci sono, non c’è un allarme come, invece, potrebbe esserci per l’acqua. Tant’è che il tavolo convocato per martedì 21 giugno ha mantenuto l’attuale soglia di attenzione, senza elevarla ulteriormente

Il problema è che al momento le aziende del comparto energetico sono indecise sul da farsi: da un lato non vogliono ulteriormente alimentare la speculazione, comprando scorte necessarie per passare un inverno tranquillo a prezzi molto elevati. Dall’altra, ovviamente, cercano di fare pressing con le istituzioni per venire aiutate. Come? Ad aprile Snam – quindi con soldi pubblici – ha comprato 700 milioni di metri cubi di gas, cioè l’intero fabbisogno dell’azienda per l’anno, e li ha immessi negli stoccaggi. Erano i giorni in cui la crisi russo-ucraina mordeva ancora sul prezzo. Cingolani vuole un prezzo del gas fissato per decreto intorno ai 70-80 euro al Mw/h, poco più della metà di quanto non valga attualmente. 

Ma c’è di più: con la nuova norma licenziata dal Cdm ieri 22 giugno, in cui si prospettano incentivi per chi deve importare gas dall’estero (controvalore complessivo superiore ai 3 miliardi) si dà una mano al mondo dell’energia che lamenta la situazione con la Russia. Tra l’altro, i messaggi che arrivano non lasciano tranquilli. Da una parte, infatti, Claudio Descalzi ha dichiarato sabato scorso che non c’è poi troppo da temere con la riduzione del gas russo perché aumenterà quello algerino. Dall’altro ieri 22 giugno ha annunciato che serve accelerare sui rigassificatori e che gli stoccaggi che stiamo portando avanti non sono sufficienti.

L’amorale della favola (copyright Dagospia) è che lo Stato sa che dovrà per forza mettere mano al portafoglio: per incentivare le aziende, per fare scorte o per aiutare le famiglie. Ma la verità è che il tempo inizia a scarseggiare e che per compensare i livelli di stoccaggio bassi di questo mese di giugno bisognerà per forza di cose accelerare. Perché siamo in uno stato di emergenza dal punto di vista dei costi e rischiamo di continuare ad arricchire Mosca. La quale vende la metà del gas dello scorso anno a un prezzo quadruplicato. E guadagna più di 12 mesi fa pur vendendone di meno, mentre con l’altra meno eroga a prezzi di saldo il gas di Gazprom alla Cina e all’India. Occhio perché ci aspetta un inverno gelido, sotto tutti i punti di vista. 
 

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