Economia
Lavoro/ I rischi anche finanziari del cambio climatico
Trump, infatti, che ha sempre affermato di non credere, bonta' sua, ai cambiamenti climatici, vuole puntare nuovamente su carbone e petrolio
Dopo il recente decreto presidenziale energy indipendence order che ha come obiettivo di spazzare via la politica ambientalista di Obama, le questioni sul clima e sui cambiamenti legati sopratutto all' utilizzo dei combustili fossili, tornano prepontemente sulla scena mondiale. Trump, infatti, che ha sempre affermato di non credere, bonta' sua, ai cambiamenti climatici, vuole puntare nuovamente su carbone e petrolio per rilanciare industria pesante americana, da dove proviene il grosso del suo bacino elettorale. Ma se da un lato si puo discutere sulle scelte della nuova presidneza a stelle e sctriscie dal punto di vista ambientale, dall altro si possono e si devono contestare proprio da un punto di vista finanziario ed economico, dal momento che il presidente degli Statti Uniti pensa, puntando su petrolio e carbone di creare nuovi posti di lavoro negli stati, come l Ohio, che gli hanno permesso di trionfare contro la rivale democratica Hilary Clinton e di dare un nuovo impulso alla economia industriale americana. Ma e proprio qui che il tycoon rischia proprio di aver fatto male i suoi calcoli. Dando, infatti, ormai per assodato che l'utilizzo dei combustili fossili, primo fra tutti il carbone, contribucsca ad aumentare l 'effetto serra e la temperatura del globo, con effetti sul clima devastanti, come dimostrato da diversi studi scientifici, a lungo andare questo potrebbe essere una catastrofe proprio sul piano econmico e finanziario. I mercati, infatti, non sono ancora preparati a gestire l'impatto delle variazioni estreme del clima, i cui disastrosi effetti sembrano destinati a diventare sempre più frequenti e sempre più virulenti.
Molti pensano a questo pericolo solo perché legato alle pesanti ripercussioni che hanno le catastrofi sulle assicurazioni (i cui risarcimenti sul tema sono passati dai 3,9 miliardi di dollari nel 1970 ai 23 miliardi di dollari del 2000 fino ai 108 miliardi del 2005 ed agli oltre 150 del 2006 ). Ma non è cosi, anche se secondo gli esperti di Kpmg, che hanno realizzato una ricerca sul tema, sono sei i settori principalmente a rischio e cioè: energia, trasporti, aviazione, turismo, sanità e finanza. Tutte le aree del business dovrebbero, però, riconsiderare le proprie attività nell'ottica della sostenibilità ambientale poiché le aziende che non rispetteranno i nuovi parametri saranno seriamente compromesse.
Questo grido di allarme proviene da Michael Huges, ceo della Baring Asset Managment, secondo il quale questa area non ancora " prezzata" potrebbe presto portare a profondi sconvolgimenti sui mercati finanziari, già provati da crisi economiche, inflazione e tensioni geopolitiche internazionali. Parlando ad una conferenza di settore a Londra, il gestore ha avvertito che fenomeni come uragani, inondazioni e siccità potrebbero provocare degli scossoni brutali nelle quotazioni delle materie prime, settore già da tempo in forte tensione, oltre al rialzo generalizzato dei costi di assicurazione, che rappresentano già ora uno dei grossi problemi per la crescita economica per il suo alto potenziale inflattivo sui costi di produzione, alimentando ancora di più la paura di un risveglio ulteriore di quella che sembra essere diventato un vero e proprio spauracchio delle banche centrali mondiali. Il fatto stesso che i cataclismi siano imprevedibili pone il problema per i governi di non inserirli nelle proprie leggi finanziarie, provocando perciò una sottovalutazione della spesa pubblica.Il grido d'allarme del gestore della Baring, che fa capo a MassMutual Financial Group e gestisce un patrimonio di circa 21 miliardi di sterline, fa il paio con la preoccupazione delle compagnie verso questa componente del cambio climatico. Molte compagnie internazionali, infatti, hanno cominciato una politica di attenzione verso i fattori inquinanti, che possono provocare squilibri nell'atmosfera e di conseguenza provocare cambiamenti climatici improvvisi e pericolosi. News Corps, Hsbc, Swiss Re, Goldman Sachs, da tempo hanno annunciato la loro adesione alla campagna ecologista, dichiarandosi contro l'emissione eccessiva di gas nell'atmosfera ( la cosiddetta "carbon - neutral", essendo il diossido di carbone uno dei principali colpevole dei cambiamenti climatici).
Inoltre ma questo e la cosa che sicuramente non fara' piacere al nuovo inquilino di Pensylvania Avenue, adottare politiche energetiche pulite, che contrastano effetti climatici negativi, aumenta i posti di lavoro come insegna la Germania, che grazie alla sua politica ambientalista ha creato oltre 500.000 nuovi posti di lavoro. Secondo un agenzia govenativa no porfit, Climate group, la Gran Bretagna riducendo le emissioni di cO2 nell aria del 15% ha avuto risparmi per 650 milioni di sterline all anno dal 1990 al 2008.
E forse la nuova amministrazione americana non sa, o fa finta di non sapere, che ad un aumento di 3 °C della temperatura corrisponde un calo del PIL globale. La cifra è stata diffusa nell'ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale (FMI), ( e non da green peace!) che indaga gli impatti del cambiamento climatico sull'economia dopo l'accordo raggiunto alla COP 21 da 196 nazioni. Il climate change, secondo l'FMI, "avrà un impatto significativo sull'economia mondiale nei prossimi anni". I settori più colpiti dagli eventi meteorologici estremi che sempre più duramente spazzeranno il pianeta sono l'agricoltura e il turismo. Questi comparti dovranno subire l'impatto di siccità, desertificazione e aumento del livello del mare con conseguente erosione delle coste. Vita difficile anche per chi ci vive, su quei litorali, poiché vedrà crescere il rischio di inondazioni e diminuire il valore degli immobili.
Le conseguenze più pesanti, spiega l'istituto di Washington, spettano a quei Paesi in cui la temperatura è già elevata e il reddito medio è più basso: in altre parole, a rischiare la vita saranno ancora i poveri e gli inermi. Le popolazioni di Africa sub-sahariana, Medio Oriente e Nord Africa corrono i pericoli peggiori e più imminenti in termini di stress idrico, quelli del Sud Est asiatico e dell'America centromeridionale in termini di aumento del livello dei mari. In totale, quasi l'80% dei Paesi considerati a basso reddito "è molto o estremamente vulnerabile al cambiamento climatico": la loro bassa capacità di reazione sarebbe dovuta alla carenza di investimenti potenziali. "Rischi moderati" spettano invece a zone come la Cina, l'Europa e gli Stati Uniti. Una nuova ricerca firmata dall'Intergovernamental Panel on Climate Change è riuscita per la prima volta a misurare fino a che punto i cambiamenti climatici ridefiniranno il volto dell'economia globale. Lo racconta Time che sottolinea come, se gli stati non prenderanno provvedimenti efficaci, nel 2100 il Pil globale sarà più basso del 23%, rispetto al trend previsto senza il surriscaldamento climatico.Anche il nostro paese sta per quanto e nelle sue capacita analizzando questo richio e recentemente Bankitalia ha avvertito sui rischi che corre l economia mondiale per gli effetti del cambio climatico."Le questioni ambientali e il cambiamento climatico in particolare sono tra le sfide maggiori che abbiamo di fronte", ha detto il vice direttore dell'istituto Luigi Federico Signorini, intervenendo alla presentazione del rapporto "National dialogue on sustainable finance" nello scorso febbraio. Padoan, il ministro dell economia ha assicurato che la questione ambientale sara centrale durante il prossimo G 7, che si terra nel nostro paese, certo e che senza un accordo con la superpotenza americana, si puo fare davvero poco.