Sinner e il valore del tempo (più che del denaro) - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:27

Sinner e il valore del tempo (più che del denaro)

Di Ernesto Vergani

Jannik Sinner ha deciso di non partecipare alla Coppa Davis di novembre, preferendo una settimana di pausa dopo le Atp Finals e poi la preparazione per la stagione 2026. Una scelta meditata, comunicata per tempo, che ha riaperto un dibattito tutto italiano: tra dovere e libertà, tra spirito di squadra e autonomia individuale.

Da Adriano Panatta a Nicola Pietrangeli, fino a Massimo Gramellini, in molti hanno commentato la decisione del campione altoatesino. Panatta ha parlato con equilibrio, dicendo che al suo posto “uno sforzo in più lo avrei fatto”. Pietrangeli ha ricordato i tempi in cui “la maglia azzurra era lo scopo di ogni sportivo”, aggiungendo che per lui rinunciare alla Davis sarebbe stato impensabile. Gramellini, con il suo tono ironico e affettuoso, ha osservato che Sinner “ha vinto tutto ma forse ha perso un po’ di leggerezza”. Tre voci diverse, accomunate da una stessa nostalgia: quella per uno sport che si identificava più con il Paese che con la gestione personale della carriera.

Eppure, per capire questa scelta, bisogna guardare al contesto. Il tennis contemporaneo è una macchina globale, con calendari serrati, pressioni elevate e una dimensione economica che fa parte del mestiere. Gli atleti di oggi non sono più solo giocatori, ma veri e propri professionisti che gestiscono se stessi come delle imprese economiche: pianificano, si tutelano, decidono quando fermarsi. La decisione di Sinner non è una fuga, ma il segno di un professionismo che ha cambiato regole e priorità.

Anche le residenze dei tennisti raccontano questo cambiamento. Sinner vive e paga le tasse a Montecarlo, come molti colleghi del circuito internazionale: da Djokovic a Medvedev, da Tsitsipas a Zverev, fino all’italiano Matteo Berrettini, che invece sarà in campo nella Davis. Non è un’irregolarità, ma una scelta comune tra atleti che trascorrono gran parte dell’anno all’estero, in un circuito senza confini. È il riflesso di uno sport globalizzato. Sinner è un campione straordinario, serio, rispettoso e concentrato. Ha già regalato all’Italia due Coppe Davis e una stagione memorabile. Ora ha scelto di fermarsi per gestire al meglio la propria crescita. È il segno dei tempi: un equilibrio nuovo tra il desiderio di vincere e quello di durare. Ma resta vero che, in ogni epoca, il gesto più bello di uno sportivo è quello di mettersi in gioco anche per qualcosa che va oltre sé stesso.