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Economia
Lippolis, la pandemia da Covid può causare una caduta prolungata della domanda

“Viviamo nell’era dell’incertezza. Un’incertezza che può causare una caduta prolungata della domanda. Un’incertezza che rende difficile e spesso paralizzante la vita di tante imprese e di tanti nostri collaboratori. Non c’è resilienza, non ci sono slogan “andrà tutto bene” che potranno far andar bene le cose. Tocca a tutti noi essere resilienti. Tocca a tutti noi far “andar bene le cose”. A dichiararlo ad Affaritaliani è il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Sud di Confindustria, Gabriele Menotti Lippolis, subito dopo il suo intervento in apertura della seconda giornata del convegno dei Giovani Imprenditori in corso a Roma all’Auditorium di Confindustria.

Quali le priorità per contrastare la domanda in caduta per la pandemia? “Servono visione e ogni strumento utile a tenere viva e rilanciare la domanda per non rischiare di lasciare indietro interi pezzi di società. Ci vogliono impegno, pianificazione e capacità di ripensare i modelli di business, di lavoro e di vita sociale. C’è bisogno di un impegno collettivo che si deve fondare su un nuovo patto sociale. Un patto di lealtà verso noi stessi, le nostre comunità e il nostro Paese. Un Patto che non ammetta né negazionisti nè una politica con un approccio paternalista. In un contesto del genere chi fa impresa chiede al governo di essere protagonista di questo Patto sociale non solo con lealtà e onestà intellettuale, ma anche con grande pianificazione  e grande attenzione alle conseguenze di ogni scelta che sarà messa in campo”. 

Pianificare, dunque, per limitare i danni? “Per noi che facciamo impresa saper pianificare e avere una visione complessiva delle  sfide e dei problemi  è la precondizione per il nostro agire. Vorremmo che anche per la politica fosse così. Una pianificazione che forse non è stata così dettagliata se oggi rischiamo,  secondo il consigliere del ministro Speranza, l’epidemiologo Ricciardi,  una seconda ondata peggiore della prima. Sento parlare con leggerezza di nuovi lockdown dell’intero Paese e di regioni.  Scongiuriamoli in ogni modo con l'impegno di tutti. Nei luoghi di lavoro, dove vengono adottate tutte le precauzioni, siamo più sicuri che in altri”.

Il Recovery Plan può essere un’occasione storica per il Sud?. “Questa misura è un’occasione storica per l’intero Paese, un’occasione che non possiamo sprecare. Serve mettere in campo interventi strutturali e su quelli concentrare le risorse. Le istituzioni europee hanno saputo dare una risposta senza precedenti alla crisi.  Ora tocca a noi. Il Recovery Fund ha tre aree di intervento principali e su quelle deve essere il focus.
Primo: l’amministrazione pubblica ha bisogno di innovazione e competenze nuove.  Per ripartire la prima grande riforma da fare è creare un’amministrazione pubblica e una giustizia  amiche dell’Italia che lavora e che produce  e non zavorra. Una grande rivoluzione culturale della macchina dello Stato. Secondo: va ripensato il Paese rendendolo proiettato al futuro  e non ancorato al passato con infrastrutture fisiche e digitali. Terzo: servono un grande piano per la valorizzazione e la tutela dell’ambiente e del nostro patrimonio naturale e artistico”.

Però il Mezzogiorno deve tornare ad essere la priorità in un disegno integrato di sviluppo. “Certo, il Mezzogiorno deve tornare ad essere una priorità nelle scelte strategiche della politica, in un disegno integrato di sviluppo dell’intero Paese. Nel Sud la dotazione di infrastrutture è più bassa sia per quantità sia per qualità. Oggi rischiamo,  e rischieremo ancora di più visto che anche altri Paesi amici ma con economie concorrenti potranno attingere alle risorse del Recovery Plan,  di essere sempre meno in grado di competere a livello europeo e globale. E’ fondamentale che il Sud venga messo in condizione di fare la sua parte nel rilancio economico del nostro Paese. Simulazioni della Banca d’Italia hanno dimostrato che un incremento degli investimenti pubblici al Sud pari all’1% del suo Pil determinerebbero un aumento dello 0,3% dello stesso Pil del Centro-Nord”.

Occorrono però le condizioni per la crescita più che "campioni a tavolino". “Dopo decenni di privatizzazioni questa è la stagione dello Stato nell’economia. I “campioni” non si creano a tavolino. E’ il mercato a determinarli e se come Paese vogliamo campioni nazionali dobbiamo rispettare le regole del mercato. L’Italia, grazie all’impegno delle imprese e delle lavoratrici e dei lavoratori,  è il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Non dimentichiamocelo. Il governo crei le condizioni per la crescita e per competere ad armi pari con i cugini europei  più che creare campioni  a tavolino. Le nostre imprese sono pronte a vincere anche questa sfida e ad uscire più forti da questa crisi ma alla politica chiediamo:  di essere dalla parte delle imprese e dei lavoratori”.

 

 

 

 

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