Rumors/Non è tutto oro quello che luccica. L'integrazione Bulgari-Lvmh non decolla
Di Luca Spoldi
Andrea Deugeni
Parigi, abbiamo un problema: l'acquisizione di Bulgari da parte del colosso mondiale del lusso, Lvmh, avvenuta nel settembre del 2011, aveva generato grandi aspettative che in parte non sembrano essere state mantenute al termine del primo anno e mezzo di piena integrazione dell'azienda italiana nel gruppo francese, secondo quanto riferiscono ad Affaritaliani alcune fonti finanziarie del comparto del lusso italiano. "Problemi di complessità nell'integrazione, la macchina ancora non risponde", spiegano le fonti. "Soprattutto nel business non gioielli", aggiungono.
Eppure solo a fine gennaio, nel presentare i risultati consolidati 2012, il management di Lvmh aveva segnalato per il comparto orologeria e gioielleria (poco meno di 2,84 miliardi di fatturato l'anno scorso, pari a circa il 10% del totale del gruppo, e 334 milioni di utile da attività ricorrenti, il 5,65% del totale), "l'incrementata capacità produttiva di orologi per TAG Heuer, Bulgari, Hublot e Zenith" ed il "rafforzamento delle linee iconiche e la continua spinta all'innovazione".
Parevano dunque esservi le premesse per un 2013 positivo, tanto più che l'outlook segnalava l'intenzione di fornire ulteriore "supporto allo sviluppo di Bulgari, proseguimento dell'integrazione industriale e implementazione di sinergie" all'interno della divisione orologeria e gioielleria a cui appartiene l'azienda italiana, mosse che rendevano il management "fiducioso nel 2013 nonostante l'incertezza economica in Europa" da cui sono derivate lo scorso anno il 33% delle vendite della divisione (il 6% nella sola Francia).
Qualche primo scricchiolio lo si era percepito al termine dei primi tre mesi dell'anno, quando a fronte di una crescita organica del 7% (+6% l'incremento complessivo) del fatturato di Lvmh, arrivato ad oltre 6,94 miliardi di euro, la divisione orologeria e gioielleria aveva segnato una battuta d'arresto con 624 milioni di vendite contro i 630 milioni di un anno prima (-1% complessivo, a fronte di una crescita organica del 2%).
A caldo il titolo non l'aveva presa benissimo, ma gli analisti erano apparsi più preoccupati della frenata segnata dalla divisione moda e abbigliamento che con 2,383 miliardi di euro di fatturato aveva registrato una crescita appena dello 0,4% complessivo su base annua, a fronte di una crescita organica del 3%, in netto rallentamento rispetto ai trimestri precedenti. Ora però secondo le fonti contattate da Affaritaliani, a far alzare il sopracciglio ai manager francesi sarebbe soprattutto l'andamento delle vendite dei prodotti diversi dai gioielli, meno brillante delle attese anche tenendo conto della crisi in corso nel Vecchio Continente.
Segno, forse, che l'integrazione di Bulgari all'interno del colosso transalpino deve ancora essere settata a dovere, anche se proprio nell'ultima trimestrale, resa nota in aprile, il management di Lvmh parlava della conferma del successo della linea Serpenti di Bulgari e di una "forte crescita dei ricavi generati dai suoi negozi". Un indizio che induce a pensare che l'eventuale problema possa nascere sui margini e dunque a ipotizzare una nuova revisione dei costi e degli investimenti per il brand italiano già a partire dall'estate.