Maxia (Allianz GI): "La Bce alzerà i tassi a ottobre e dicembre" - Affaritaliani.it

Economia

Maxia (Allianz GI): "La Bce alzerà i tassi a ottobre e dicembre"

di Marco Scotti

Il manager: "Siamo già in una fase di rallentamento, non credo che questo intervento possa cambiare le carte in tavola"

Maxia (Allianz GI): "Ci saranno altri rialzi dei tassi da parte della Bce"

“Il rialzo di 75 punti base era assolutamente prezzato e scontato dai mercati, non era una sorpresa. Ma da quello che ha detto la Lagarde, ci vorranno tra le due e le cinque riunioni per arrivare al termine di questo programma di rialzi” Massimiliano Maxia, Senior Fixed Income Product Specialist di Allianz Global Investors, spiega ad Affaritaliani.it quali saranno gli effetti della mossa della Bce e perché dobbiamo attenderci che l’inflazione rimanga elevata nei mesi a venire, mentre il pil si contrarrà, seppur in maniera meno drammatica di quanto si potrebbe temere.

Maxia, dobbiamo attenderci altri interventi da parte della Bce?
Sicuramente, Christine Lagarde l’ha già annunciato. A ottobre e dicembre mi aspetto che vi siano altri due interventi, con rialzi presumibili di 50 punti a volta, anche ovviamente l’intensità delle mosse dipenderà molto dai dati che vedremo nelle prossime settimane.

Massimiliano MaxiaMassimiliano Maxia
 

Si aspetta un’economia in rallentamento o addirittura in recessione?
Siamo già in una fase di rallentamento, non credo che questo intervento possa cambiare le carte in tavola. L’inflazione è molto alta e la Bce è partita in estremo ritardo, non era pensabile non intervenire. Quello che mi ha molto colpito, però, è la forte riduzione delle previsioni di crescita per l’area euro nel 2023: +0,9%. E questo senza blocco totale del gas russo, altrimenti si rischierebbe di disegnare il segno “meno”. È abbastanza improbabile che l’economia non finisca in recessione, ma non mi aspetto una crisi economica devastante.

L’euro sotto la parità con il dollaro può rappresentare una buona notizia?
Con un euro debole, in realtà, importiamo ancora più inflazione di quanta ne necessitiamo, visto che, ad esempio, paghiamo in dollari l’energia americana. La mia previsione è che vedremo un biglietto verde forte anche nel medio periodo, perché l’economia americana è molto più strutturata per digerire il rialzo dei tassi, con un mercato del lavoro molto solido. Il tentativo della Bce è stato proprio questo: abbiamo un’inflazione da offerta, a causa soprattutto del prezzo del gas alle stelle, mentre negli Usa da eccesso di domanda. Alzare i tassi significa contrarre la domanda e quindi far scendere i prezzi, seppur a costo di un rallentamento dell’economia. È vero, quindi, che l’economia tedesca o italiana potrebbero avvantaggiarsi da un dollaro forte con le esportazioni, ma questo potrebbe avvenire solo con un’economia globale in salute. Cosa che, per ora, non vediamo. La Cina, ad esempio, primo mercato della Germania, ha messo in lockdown 65 milioni di persone. Allo stato attuale, anche con l’incremento delle esportazioni non riusciremo a evitare una recessione dell’area euro.

Rialzo dei tassi, stretta economica: le banche italiane hanno gli anticorpi per reggere questo nuovo scossone?
Il sistema bancario è molto più solido di prima, non stiamo parlando di un problema solo italiano, con tutto che il Btp al 4% inizia a rappresentare un piccolo campanello d’allarme. Diciamo però che lo spread sostanzialmente stabile fa capire che non ci sono troppe preoccupazioni sul nostro Paese.

A proposito di sistema Paese, i mercati temono una possibile affermazione della destra?
I mercati temono l’ingovernabilità. Se si guarda ai sondaggi è uno scenario molto probabile ma non ancora certo, vista la fallacia di queste consultazioni. Nel 2018, però, lo stallo post-elettorale spaventò molto le Borse. L’emissione del Btp green di due giorni fa, con due terzi della domanda che provenivano dall’estero, dimostra che si punta sull’Italia. E poi ci sarà sempre il Pnrr, nessun partito vorrà rinunciare a una dotazione così consistente.

Che cosa si aspetta sul price cap?
Vedremo che cosa succederà domani (9 settembre, ndr) con la riunione europea. Se davvero si dovesse arrivare a un prezzo al tetto del gas e dell’elettricità raggiungeremmo un traguardo molto positivo, e i mercati tirerebbero un bel sospiro di sollievo. Mi ha favorevolmente colpito la scelta della neo-premier britannica Truss che ha deciso di bloccare la spesa per l’energia elettrica per le famiglie inglesi. 

Con il price cap, e con i contratti take or pay, non si rischia di fissare un tetto più elevato di quello a cui si potrebbe tornare una volta normalizzata la situazione? 
È un’obiezione giusta, ma è difficile prevedere l’evoluzione in Ucraina. Si parla molto meno dello sviluppo militare, mentre si continua a parlare del blocco delle forniture dalla Russia o della sospensione definitiva dell’approvvigionamento dlala Russia. L’alternativa serve, urge un Piano B: è vero che il costo potrebbe essere più alto, ma si va verso un aumento dei costi e delle spese per i mesi a venire. 

Quando prevede che si normalizzerà la situazione?
Ci vorrà sicuramente del tempo per riassorbire l’inflazione, è abbastanza evidente che vi siano degli elementi strutturali dell’inflazione che in questo momento sono impossibili da contenere. Ma stiamo riuscendo a evitare una spirale che coinvolga anche i rinnovi salariali. I mercati iniziavano a scontare che già nella prima metà del 2023 ci sarebbe stata un’inversione di tendenza, invece dovremo attenderci livelli piuttosto elevati anche in tutto l’anno prossimo, con un tasso medio al 5,5%, prima di arrivare al 2,3% nel 2024.

Come consiglia di investire in questo periodo?
Consigliamo in generale obbligazioni con basse duration perché ci stiamo avvicinando a livelli di acquisto sia per quanto riguarda il Treasury al 3,3% sia il bund all’1,7%. Suggeriamo, inoltre, di puntare sui titoli a tasso variabile perché beneficiano dei tassi alti, inflation link perché le prospettive non sono ancora allineate in termini relativi potranno fare meglio della componente nominale, includendo i mercati emergenti. Infine c’è il settore yield americano, che rende fino al 9%. Ma bisogna essere consapevoli che ci sarà molta volatilità.