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Economia
Mediobanca, il Cda si tinge di rosa. Vincent Bollorè perde un consigliere

"Sono fiducioso che il prossimo consiglio sarà in grado di realizzare questo piano industriale. Sono convinto che le condizioni di governance lo consentiranno”, diceva nell’ultima conference call il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel, rispondendo a una domanda sulla possibile salita di Leonardo Del Vecchio al 20% del capitale. Rafforzamento (oltre l'attuale 9,9%) su cui la Vigilanza ha acceso ad agosto il disco verde.

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E infatti il nuovo consiglio di amministrazione di Mediobanca nell’era Del Vecchio, proposto per la prima volta nella storia di Piazzetta Cuccia dal board uscente, lista che sarà sottoposta al voto all'assemblea del 28 ottobre, non conterrà nessun rappresentante del nuovo dominus della merchant bank. Socio che si conferma dunque, per il momento, investitore finanziario.

Entrano Laura Cioli, ex amministratore delegato di Rcs e Gedi e oggi consigliere di Autogrill, Brembo e Sofina e la francese Virginie Banet, consiglieri che prendono rispettivamente il posto di Alberto Pecci (che nella precedente formulazione del patto di sindacato svolgeva in sostanza il ruolo di ”portavoce” dei soci stabili con quote frazionate, esce, oltre ai raggiunti limiti d'età, anche perchè il nuovo accordo tra gli azionisti, un patto di “consultazione” che oggi riunisce il 12,6% del capitale, non contempla prerogative di governance) e di Marie Bollorè, la trentaduenne figlia del finanziere francese in uscita dalla banca, azionista ora al 5,6% del capitale, ma che nei prossimi sei mesi, come ha appena comunicato, potrebbe scendere al 2,5%.

Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, per la compilazione della lista Nagel si è avvalso dell’aiuto della società di head hunting SpencerStuart e la figura della Banet è da leggersi più come espressione della componente indipendente (il nuovo statuto introduce inoltre il vincolo che gli amministratori indipendenti rappresentino la maggioranza del consiglio, allineando i criteri d'indipendenza al nuovo codice di corporate governance) con forte expertise nell'industria bancaria e curriculum di respiro internazionale, che invece come espressione diretta di Bollorè, socio che resterà rappresentato nel prossimo board solo da Valerie Hortefeux.

E' ovvio che, fanno notare alcune fonti vicine a Piazzetta Cuccia, Bollorè stima e apprezza la Banet, manager che il patron di Vivendi ha designato anche per il prossimo consiglio di amministrazione di Lagardere, ma la scelta risponde in primis alle logiche espresse da Nagel nell'ultima relazione quali-quantitativa del Cda per stilare la lista dei componenti della tolta di comando di Mediobanca.

Analista finanziaria di formazione, Banet in passato è stata infatti in passato managing director del global investment banking di Nomura e di Deutsche Bank e ha ricoperto ruoli di primo piano in Natixis e Ondra. Siede attualmente nei consigli di Netgem e Vallourec.

Tutti confermati invece gli altri attuali consiglieri, a partire dal presidente Renato Pagliaro, dall’amministratore delegato Alberto Nagel e dal direttore generale Francesco Saverio Vinci, nel segno della continuità, voluta dal Ceo anche per fronteggiare la difficile congiutura del post-Covid. Anche se le nuove modifiche statutarie che verranno proposte all’assemblea prevedono la caduta del vincolo dell’appartenenza alla dirigenza (con più di tre anni di anzianità) di Mediobanca per il nuovo amministratore delegato che da qui in poi potrà anche essere esterno.

La lista proposta dal consiglio include due terzi di consiglieri indipendenti, tra i quali le due nuove esponenti del gentil sesso, e il 47% di rappresentanza femminile. Oltre a quelli di Pagliaro, Nagel, Vinci, Cioli Banet e Hortefeux, gli altri 9 nomi che la compongono sono quelli di Maurizia Angelo Comneno, Maurizio Carfagna, Maurizio Costa, Maximo Ibarra, Elisabetta Magistretti, Vittorio Pignatti Morano, Gabriele Villa, Roberta Casali, Romina Guglielmetti. Gli ultimi due candidati non saranno però nominati in assemblea dato che due posti sono riservati alle minoranze. E cioè alla lista di Assogestioni che oggi esprime Angela Gamba e Gabriele Villa.

Al netto delle mosse di Del Vecchio, nel prossimo triennio Nagel che intende salvaguardare l’indipendenza e l’autonomia della banca per dare attuazione al proprio piano industriale al 2023 varato nel novembre 2019, riuscirà nel suo intento. Gli occhi degli osservatori ora sono tutti sul tre ottobre, data in cui scadrà il termine per la presentazione di liste alternative e sul voto dell’assemblea il 28 ottobre.

Cosa farà il patron di Delfin che non presenterà una sua lista? Voterà quella proposta dal Cda uscente oppure si asterrà o, ancora, voterà liste alternative mandando un segnale belligerante ad Alberto Nagel con cui il dialogo, dopo la telefonata di cortesia in cui è stato comunicato il disco verde della Bce a superare la soglia del 10%, è assente?

Intanto, fonti vicine a Mr Luxottica bollano come pure speculazioni le indiscrezioni sulla prossima salita di Delfin con una quota superiore a quella del patto di consultazione immediatamente a ridosso dell’assemblea. La strategia di Del Vecchio, come annunciato, è di lungo periodo. 

@andreadeugeni

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