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Economia
Mercati, la Bce ha le unghie spuntate. Rischiamo una crisi peggiore del 2008

Ormai è panico, quello vero. Non solo sul fronte sanitario ma anche su quello finanziario. E il rischio reale è che si entri nel tunnel di una crisi pesante che potrebbe replicare in peggio quella del 2008. Sintomatica la reazione delle Borse che non hanno arrestato il crollo, anzi l’hanno accentuato, pur a fronte della mossa della Bce che ha annunciato nuove munizioni per l’acquisto di titoli e nuove misure di liquidità per le banche.  In altri contesti le mosse delle banche centrali, dalla Fed che ha già cominciato a tagliare i tassi e lo farà ancora, alla Bce con i suoi quantitative easing avrebbero suscitato reazioni dei mercati finanziari. 

Così oggi non è stato per la semplice ragione che in un contesto di pandemia conclamata che apre a una lunga stagione di incertezza e sicura contrazione dell’economia, la politica monetaria già abbondantemente impiegata nell’ultimo decennio con misure eccezionali, ha dispiegato da tempo tutto il suo arsenale e ora resta ben poco spazio di manovra.  E’ questo il punto cruciale. Nella crisi del 2008 partita come crisi finanziaria e trasformatasi in crisi economica, le banche centrali avevano molte armi a disposizioni, dalle manovre espansive agli allentamenti monetari.

Schermata 2020 03 12 alle 20.22.01La corsa dello S&P 500 nell'ultimo decennio
 

Un decennio dopo questo armamentario è stato quasi del tutto consumato.  In più, quella che si paventa con il blocco globale delle attività economiche non parte come crisi bancaria, ma come crisi economica che porterà a una nuova grande recessione. E più che una crisi di domanda, sarà una crisi di offerta. In questo contesto dare soldi alla gente perché spenda di più non può essere la risposta.  Sarà una crisi delle imprese e delle filiere produttive globali con blocco della produzione, fatturati in caduta libera, margini che si eroderanno e debiti che schizzeranno di nuovo alle stelle con fallimenti a catena delle imprese

Già perché la politica monetaria ultra-espansiva dell’ultimo decennio ha evitato la catastrofe post 2008, ma ha avuto effetti collaterali pesantissimi che ora, a fronte della nuova inaspettata crisi sanitaria globale, presentano il conto. L’enorme liquidità immessa nel sistema ha indotto le imprese a indebitarsi oltre misura. Oggi il debito mondiale privato è più alto di prima della crisi del 2008. Il debito pubblico è aumentato anch’esso soprattutto in quei paesi che hanno usato le finanze pubbliche per salvare le loro banche.  E, dulcis in fundo, la grande liquidità più che sull’economia reale è finita a gonfiare oltre misura gli asset finanziari.

Schermata 2020 03 12 alle 20.21.29La corsa del Dax 30 nell'ultimo decennio
 


I tassi a zero per lunghi anni hanno indotto gli investitori ad affollarsi a comprare azioni o obbligazioni ad alto rendimento. Le uniche in grado di assicurare ritorni sul capitale investito. Basti vedere il rally delle borse mondiali dal 2009 in poi. Wall Street è salita a razzo, con lo S&P500 passato da meno di 800 punti agli oltre 3300 di inizio febbraio 2020, triplicando di fatto il suo valore. Il Dax tedesco è passato da meno di 4000 punti del 2009 agli oltre 13.000 punti pre-crolli recenti. Il Cac 40 ha più che raddoppiato nel decennio le sue performance. 

borsa wall street
 

E pure la Cenerentola di Piazza Affari, prima dell’epidemia era riuscita a riacciuffare i valori del 2008. Investitori di ogni tipo, dai grandi fondi pensione, ai piccoli azionisti, ai fondi globali d’investimento hanno cavalcato questo incredibile rally di Borsa che poco aveva a che fare con i fondamentali economici.  In più, aggiungete la pletora di strumenti dagli Etf ai fondi a gestione passiva che replicano gli indici e avrete flussi di domanda poderosi sulle Borse di tutto il mondo.  Una bolla gigantesca che al minimo inciampo avrebbe potuto scoppiare.

E altro che inciampo una pandemia sanitaria di queste proporzioni.  Ecco perché non dovrebbe stupire il quadro dei crolli di questi giorni dei listini.  Sarebbe sorprendente il contrario. Tutti quelli che hanno comprato azioni che hanno dato ritorni a doppia se non tripla cifra hanno venduto portando a casa i guadagni, sapendo tra l’altro che si potrà tornare a comprare, se e quando, il quadro dell’epidemia di stabilizzerà a prezzi più bassi.  Perché quindi non vendere in questi giorni, senza aspettare nuovi ribassi? E quello che spaventa il mercato è che dopo un decennio di politiche mai così accomodanti difficile che le banche centrali che hanno già ingigantito il loro bilanci di titoli possano avere la stessa capacità di reazione del passato.

borsa ape (2)
 

Più che risposte monetarie, occorrono risposte fiscali.  E in un’Europa in realtà sempre più divisa e con tendenze protezionistiche sempre più accentuate e che il virus non potrà che amplificare ulteriormente, difficile che la risposta fiscale arrivi e sia omogenea.  Allentamenti fiscali vorrà dire nuovo debito pubblico con lo spettro che per i Paesi fortemente indebitati come il nostro si palesi in futuro una nuova crisi dei debiti sovrani.

Ma soprattutto sarà il fronte dell’economia produttiva che pagherà il prezzo più salato. E anche qui saranno le imprese più indebitate che affolleranno le liste dei crac aziendali.  Le borse con una caduta che supera del 20% i massimi sono entrate nel mercato Orso. E questo non deve stupire. Il problema non è essere entrate nel bear market, ma quanto sarà profonda la caduta e soprattutto quanto tempo durerà. Ora nessuno ha una risposta.

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