Economia
Ue-Mercosur, l’accordo tra industriali e agricoltori rischia un nuovo stop. Italia ago della bilancia. Ecco perchè
Dopo 25 anni di negoziati, la firma rischia uno stop: Parigi e Roma premono per garanzie agli agricoltori, mentre Germania e Spagna spingono per l’apertura dei mercati latinoamericani

Ursula Von Der Leyen
Mercosur, l’accordo rischia un nuovo stop. Ecco perchè
Questa settimana si deciderà se l'accordo UE-Mercosur passerà alla storia come il grande affare incompiuto della politica commerciale dell’Unione Europea. Sabato la presidente della Commissione europea, è attesa in Brasile per una storica firma su un accordo, la cui “gestazione” dura ormai da oltre 25 anni. Ma come succede nei migliori thriller proprio all’ultimo miglio, l’accordo potrebbe slittare se non saltare definitivamente con tutte le conseguenze del caso su credibilità e su alcuni settori industriali europei.
“Per la Commissione europea, è sicuramente giunto il momento di agire. La Presidente Ursula von der Leyen vuole volare in Brasile sabato per finalizzare l'accordo, controverso fin dall'inizio dei negoziati nel 1999. Se ciò non dovesse accadere, la Commissione rischia un danno irreparabile alla credibilità dell'UE", dice di Mambro, giornalista esperto in agrifood di stanza a Bruxelles da anni. Negli ultimi giorni, infatti, sia il governo francese che il presidente Emmanuel Macron hanno ribadito che l'accordo "non garantisce la protezione degli agricoltori francesi". E hanno chiesto a gran voce un nuovo ennesimo rinvio della ratifica.
Ma nelle ultime ore si è sparsa la voce che anche Roma potrebbe schierarsi con Parigi e formare una coalizione che abbia i numeri per ritardare la finalizzazione dell'accordo, che ha bisogno del sì di una maggioranza qualificata, che rappresenti quindi il 65% della popolazione europea. Secondo fonti di Palazzo Chigi, l’accordo allo stato attuale presenta ancora molti punti controversi che vanno chiariti, ed è per questo che senza quella chiarezza che Roma pretende, è immaginabile che anche la premier italiana possa affiancare Macron ( è già questa sarebbe una notizia) per chiedere uno slittamento dei tempi.
Allo stato attuale solo Polonia e Ungheria hanno dichiarato apertamente la loro opposizione all’intesa, mentre Germania e Spagna spingono per un sì all'accordo, Intanto domani, giovedì 18, intanto, oltre 40 associazioni agricole europee si daranno appuntamento in piazza a Bruxelles per dire no ai tagli previsti per il settore nella nuova Politica Agricola Comune (Pac), ma anche agli accordi commerciali che, dal loro punto di vista, penalizzano le produzioni Made in Eu. In buona sostanza l'accordo è visto con favore dai grandi paesi a tradizione industriale, mentre trova contrari quelli con un settore primario importante.
Quindi Germania, Spagna e Paesi nordici – a forte vocazione industriale – spingono per l’intesa che apre il mercato dell’America Latina alle imprese europee, abbattendo i dazi per auto, macchinari, tessile e manifattura. Sul fronte opposto invece si collocano Francia, Polonia, Ungheria e Austria, con il sostegno critico di ampie parti del mondo agricolo preoccupato da un aumento delle importazioni di carne bovina e un’invasione di prodotti agricoli sottocosto. L’Italia in questa situazione può davvero svolgere un ruolo cruciale per spostare l’asse della bilancia da un lato o dall’altro. Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, nelle settimane passate, è stato tra i promotori delle clausole di salvaguardia e delle sovvenzioni per gli agricoltori eventualmente danneggiati dall'apertura del mercato dell'America latina. Ma alla Francia evidentemente questo ancora non basta.
"Penso che una delle principali preoccupazioni sia che molti paesi sudamericani stiano sviluppando legami più stretti con la Cina e stiano rafforzando le relazioni commerciali con la Cina in un momento in cui l'UE vuole diversificare i propri affari lontano dalla Cina", ha affermato Frances Li, analista europea dell'Economist Intelligence Unit, a Euronews Business. Secondo i dati della Commissione europea, nel 2023 le esportazioni dell'UE verso i quattro paesi del Mercosur ammontavano a 55,7 miliardi di euro (le esportazioni verso gli Stati Uniti nello stesso anno erano nove volte questa cifra, pari a 502 miliardi di euro), mentre le esportazioni del Mercosur verso l'UE ammontavano a 53,7 miliardi di euro. La maggior parte delle esportazioni del Mercosur verso l'UE è costituita da cibo e animali vivi (32,4% delle esportazioni totali) e prodotti minerali (29,6%) nel 2023.
L'apertura di rotte commerciali con questi paesi offrirebbe all'UE la possibilità di diversificare le sue fonti di minerali essenziali (le cosiddette terre rare) necessari per la costruzione di batterie e pannelli solari e per la raccolta di energia eolica e idrogeno verde, accelerando in breve la transizione verde. Ma gli agricoltori europei sono molto preoccupati per le importazioni di carne bovina, pollame e zucchero che, a loro dire, creano concorrenza sleale, poiché loro si accollano costi più elevati a causa della necessità di rispettare i rigorosi standard europei in materia di sicurezza alimentare, benessere degli animali e ambiente e di pagare salari più alti rispetto a quelli degli agricoltori del Sud America.
Durante la sessione plenaria di martedì a Strasburgo, i deputati hanno votato per inasprire la misura di salvaguardia proposta dalla Commissione europea a ottobre, in risposta alle preoccupazioni sollevate dalla Francia e da altri paesi circa il potenziale impatto dell'accordo sul settore agricolo dell'UE. "Il trattato UE-Mercosur nella sua forma attuale non è accettabile", ha dichiarato il Ministro dell'Agricoltura italiano Lollobrigida in un comunicato stampa citato dal Brussels Times. Lunedì, il ministro italiano ha espressamente chiesto che gli agricoltori del Mercosur siano soggetti agli stessi "obblighi" dei loro omologhi dell'UE.
Anche l'Irlanda, quinto esportatore mondiale di carne bovina, nutre serie preoccupazioni riguardo all'accordo, temendo che la concorrenza dimezzi i prezzi nei principali mercati europei, come la Francia. Anche gli agricoltori belgi hanno protestato contro l'accordo commerciale. Come detto il nostro paese in questo contesto diventa l’ago della bilancia, un ruolo che in questi ultimi due anni, sia sul tema migranti che su quello del green deal ha già assunto diverse volte. Difficile capire come si evolverà la situazione, ma certo è che questi continui tira e molla non contribuiscono alla credibilità dell’Unione, già messa a dura prova, con i dazi di Trump e con gli accordi pace sull’Ucraina.
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