Milleproroghe, in arrivo 6 miliardi. Letta sistema il salva-Roma

Oltre 2 miliardi di euro di sostegno alle imprese, 700 milioni per favorire il lavoro e l'occupazione, 300 milioni per il contrasto alla povertà e 3 miliardi a sostegno delle economie locali. Terminato il Consiglio dei ministri che aveva all'ordine del giorno il decreto milleproroghe, provvedimento che dopo lo stop imposto alla vigilia di Natale dal capo dello Stato al governo ha messo anche una pezza al pasticcio del salva Roma.
"Anche questa vicenda - ha commentato Enrico Letta nel corso della conferenza stampa - dimostra in modo ancora più evidente come sia essenziale riformare il processo legislativo. E' uno stimolo in più per fare le riforme nel 2014".
Quanto ai contenuti del testo, il presidente del Consiglio ha chiarito che "il decreto è costruito con le proroghe essenziali, e accanto a questo si sono prese le norme essenziali del dl Salva Roma che abbiamo deciso di non portare a termine in Parlamento per l'eterogeneità che era venuta fuori". Tra queste, "la materia fiscale, che ha a che fare col bilancio di Roma, e gli affitti d'oro", ha spiegato Letta.
Il Consiglio dei ministri, ha precisato il premier, oltre al decreto proroghe di fine anno ha affrontato "la ripartizione dei fondi strutturali europei che rischiavano di non essere utilizzati per l'esercizio 2007-2013". Si tratta di una riallocazione di fondi, ha sottolineato, per 6 miliardi e 200 milioni. Risorse con cui il governo finanzierà il sostegno alle imprese, misure in favore dell'occupazione, il contrasto alla povertà e le economie locali. Nello specifico, ha illustrato il premier, 2,2 mld per il sostegno imprese, 700 mln per misure per favorire il sostegno al lavoro e all'occupazione, 330 milioni per il contrasto alla povertà e 3 mld a sostegno delle economie locali. Per favorire il credito alle imprese viene inoltre stanziato 1,2 mld.
Il ritiro della norma sulla Capitale, che era diventata di fatto un omnibus, è stato deciso dopo un incontro tra il premier Enrico Letta e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: il capo dello Stato aveva espresso forti perplessità su come il testo del decreto risultasse molto diverso da quello iniziale da lui firmato a causa dell'accoglimento di ripetuti emendamenti. La decisione ha quindi comportato un travaso di norme urgenti nell'altro decreto di fine anno chiamato a recuperare le situazioni indifferibili.