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Economia
Nerudia: alla scoperta delle nuove frontiere del vaping. Il tour di Affari

Imperial Brands ci conduce all’interno di Nerudia, fabbrica britannica leader nella ricerca e produzione di liquidi per sigaretta elettronica 

Il vaping è un fenomeno in esplosione, ma la diffusione e la moltiplicazione dei cosiddetti next generation products (NGP) creano spesso confusione in chi decide di approcciare con  le famigerate “sigarette elettroniche”.  Da qui la necessità impellente di diffondere preliminarmente una corretta informazione che possa mettere in luce le caratteristiche dei vari prodotti attualmente in commercio per chiarire alcuni forti dubbi, concernenti soprattutto i danni per la salute.

Ma di cosa stiamo parlando in realtà?  Una sigaretta elettronica è sostanzialmente un dispositivo alimentato da una batteria attraverso il quale si può inalare vapore che deriva dal riscaldamento (e non dalla combustione) di un liquido che può contenere o meno nicotina; pertanto è un prodotto completamente privo di tabacco, da distinguersi dai riscaldatori.

Il primo prototipo di vaporizzatore è stato creato in Cina dal famoso farmacista Hon Lik, il quale nel 2011 iniziò a lavorare ad un dispositivo in grado di fornire nicotina senza il bisogno di fumare sigarette. Da allora il mondo dello svapo si è altamente evoluto e tra i suoi pionieri e innovatori il player globale Imperial Brands, che ha acquisito nel 2013 i brevetti direttamente da Dragonite International Ltd, co-fondata da Hon Lik. Il Gruppo si è poi rafforzato attraverso importanti acquisizioni come quella, nel 2017, di Nerudia, pionieristica start-up britannica leader nella ricerca e produzione di liquidi.

“Imperial Tobacco è uno dei grandi player nel settore del tabacco ma già da molti anni sta investendo nei prodotti di nuova generazione, ha spiegato ad Affaritaliani.it Enrico Ziino, Head Of Corporate Affairs – South-East Europe di Imperial Brands: Abbiamo scelto di acquisire Nerudia perché rappresenta un punto di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo nei prodotti di nuova generazione. È con un pizzico di orgoglio e grande piacere che volevamo mostrarvi il nostro piccolo gioiello in Europa”.

A breve distanza dal centro di Liverpool, fondata nel 2013 da David Newns and Chris Lord, Nerudia raggiunge rapidamente una posizione di primissimo piano nella creazione di prodotti innovativi alla nicotina, fino a diventare oggi, uno dei focolai più attivi per la ricerca e lo sviluppo dei NGP. Affaritaliani.it ha visitato la fabbrica e ha incontrato i dipendenti, dai tecnici ai creativi, che con passione, in un ambiente dinamico e giovanile, vi lavorano:

È qui che viene sviluppato e attenzionato il brand myblu, la sigaretta elettronica attualmente maggiormente diffusa in Italia. Si tratta di un dispositivo a sistema chiuso, basato cioè su pod precaricati di liquido in diverse varianti di aroma.

Sigaretta elettronica, fa male? La risposta degli esperti di Imperial Brands

Ma, giungendo alla domanda cruciale, quali sono le sostanze che compongono i liquidi e quali i rischi effettivi per la salute dei consumatori?

Tre gli elementi principali: Aromi (che costituiscono tra il 5% e il 20% della soluzione), Glicole propilenico, Glicerina vegetale. Queste due ultime componenti sono fondamentali per l’esperienza di svapo: la prima fa in modo che venga prodotto il vapore, mentre la seconda, che è più densa, assicura la consistenza del vapore emesso.  Un altro elemento è la nicotina, stimolante che provoca dipendenza.

In myblu però i livelli possono essere dosati dallo svapatore, che userà molto probabilmente una quantità maggiore nella fase di passaggio dalle sigarette tradizionali al vaporizzatore, per arrivare auspicabilmente all’eliminazione totale della sostanza. In ogni caso il livello più alto di nicotina contenuta nei pod di  myblu rispetta gli standard di sicurezza dell’EUTPD (European Tobacco Products Directive) , che pone come  limite massimo del contenuto nicotinico per qualsivoglia prodotto contenente lo stimolante a 20mg/ml. Ora, posto e considerando che la nicotina non è considerata di per sé il principale rischio per i fumatori di normali sigarette, le quali contengono oltre 7000 sostanze dannose e cancerogene, come definire più chiaramente i rischi legati al vaping?

Contrariamente a quello che si può pensare, esistono numerosi studi a riguardo, per lo più concentrati nei paesi anglosassoni, dove gli stessi operatori economici sembrano essere più avvezzi a promulgare la ricerca scientifica sui prodotti che commercializzano. Tali studi, relativamente recenti (raccolgono dati clinici per un massimo di 15 anni) hanno spinto molti enti di salute pubblica a favorire e a diffondere il fenomeno del vaping. Tra questi il Ministero della Salute della Nuova Zelanda, lo Stato canadese, l’American Cancer Study e il Public Health England.  Quest’ultimo conclude significativamente: “il vaping presenta solo una piccola parte dei rischi legati al fumo e il passaggio completo dal fumo al vaping comporta notevoli benefici per la salute” (leggi qui il testo integrale). 

Nella formulazione di questa dichiarazione già si può cogliere un messaggio preventivo, che deve essere chiarito: svapare è considerata un'alternativa valida contro il tabagismo e quindi non è consigliato ai soggetti non fumatori, i quali restano gli unici ad essere completamente esenti dai rischi. Come sottolinea infatti Ziino: “Imperial Tobacco si rivolge esclusivamente ai fumatori adulti, e non a chi non fuma. Questo è anche il motivo per cui abbiamo scelto come canale prioritario e principale per la distribuzione dei nostri prodotti le tabaccherie, dove pensiamo di trovare i fumatori ai quali stiamo parlando oggi”.

I dati che vengono quindi raccolti dai ricercatori del settore tendono sempre ad essere messi in correlazione con i rischi a cui vanno incontro i soggetti fumatori di normali sigarette. Quello che emerge da alcuni studi recenti , come ha spiegato Grant O’Connell, Head of Scientific Affairs di Imperial Brands, durante il suo intervento in conferenza stampa, è che: “le sostanze tossiche che provocano danni ai polmoni sono ridotte del 99% nell’aerosol emesso da myblu”.

È in tal senso che lo scienziato ha parlato di “danno ridotto”, sottolineando ad Affaritaliani.it: “Come l’uso della cintura alla guida riduce il rischio di farsi male, così per i fumatori il vaping è un modo di assumere nicotina che riduce i rischi. Noi ci crediamo tanto perché è un modo per assumere nicotina senza l’aspetto dannoso del tabacco, come dimostrato da una forte base scientifica. La nostra azienda ha investito molto nella ricerca e nello sviluppo di questo prodotto per coprire la crescente domanda che c’è nel mercato. Per quanto concerne il mercato italiano è uno che ha l’indice più alto di fumatori in Europa e siamo convinti che con il nostro prodotto possiamo offrire ai fumatori una soluzione migliore”.

Un altro studio presentato da O’Connell, prende in esame l’impatto sulle cellule biologiche dell’uomo. 

Nello specifico è stato utilizzato un modello epiteliale respiratorio in vitro (EpiAirway) per esaminare gli effetti biologici delle sigarette elettroniche blu PLUS + contenenti nicotina rispetto al fumo di sigaretta convenzionale. I tessuti sono stati esposti a entrambe le sostanze ed è emerso che dopo l'esposizione al fumo di sigaretta, altamente mutageno e genotossico, si verifica una significativa riduzione della vitalità dei tessuti e della loro funzione barriera.

Al contrario i tessuti esposti a un massimo di 400 tiri di aerosol di sigaretta elettronica non presentano nessuna mutagenicità e genotossicità, non differenziandosi di fatto a quelli esposti a semplice aria, in nessuno degli endpoint misurati.

Nel complesso il fumo di sigaretta elettronica ha indotto significativamente meno citotossicità rispetto a quello convenzionale.

Infine anche gli studi sulla qualità dell'aria interna non mostrerebbero un impatto negativo dopo l'uso di myblu, a differenza del fumo di sigaretta, infatti, conclude lo scienziato: “Il fumo passivo da sigaretta elettronica è praticamente un fenomeno inesistente”.

Sigaretta elettronica vs tradizionale, lotta al tabagismo: come reagiscono i fumatori che passano a myblu

Ma come reagiscono i fumatori che si approcciano a myblu per smettere di fumare? Secondo le ricerche condotte da Imperial Brands in UK il 37% dei fumatori adulti passa completamente dalle sigarette al dispositivo elettronico dopo circa 90 giorni, mentre chi alterna i due prodotti riduce in media del 77% la quantità di sigarette consumate giornalmente. Inoltre, curiosamente, i gusti che non ricordano l’aroma di tabacco sono quelli preferiti convincendo maggiormente gli ex-fumatori.

Per quanto concerne l’Italia i fumatori di normali sigarette sono circa il 24% della popolazione, un’incidenza molto più alta se paragonata ad altri Paesi europei come la Gran Bretagna. Di questi si stima che circa la metà (l’11%) cerca di smettere attraverso prodotti alternativi ma che l’80% dei fumatori italiani non ha mai provato il vaping. Tuttavia, spiega ancora Enrico Ziino: “In Italia il fenomeno è in grandissima evoluzione: dopo una prima fase dagli andamenti altalenanti recentemente, soprattutto grazie ai NGP, che sono più semplici e soddisfacenti, è in crescita. Stimiamo che gli svapatori in Italia siano circa 1 milione, pertanto, se consideriamo che ci sono ancora 10 milioni di fumatori e che ben il 20% di loro sarebbe intenzionato a muoversi verso una categoria potenzialmente meno dannosa, è sicuramente un mercato da guardare con attenzione”.

L’Italia è quindi per Imperial Brands un mercato chiave.  Nel comparto del tabacco tradizionale il Gruppo ha registrato nel 2018 un andamento positivo in costante crescita, superando per la prima volta la soglia del 5% di quota di mercato. Un trend favorevole confermato anche dai dati del 2019. Da qui la scelta di includere il nostro Paese tra i mercati prioritari nei quali sono stati lanciati i prodotti di nuova generazione a marchio blu, come myblu.

Il Ministero della Salute italiano considera che “L'assunzione costante e prolungata di tabacco è in grado di incidere sulla durata della vita media oltre che sulla qualità della stessa. Si stima che di 1.000 maschi adulti che fumano uno morirà di morte violenta, sei moriranno per incidente stradale, 250 saranno uccisi dal tabacco per patologie ad esso correlate”, pertanto “l’uso dei prodotti del tabacco è tuttora nel nostro Paese la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile”.

Considerando questo scenario allarmante, ormai ampiamente assodato, è auspicabile che le ricerche volte a contrastare il tabagismo continuino e che vengano sempre più incoraggiate.  D’altra parte la crescente diffusione del vaping tra i fumatori di tutto il mondo rende necessari nuovi metodi per valutare il profilo tossicologico dei nuovi prodotti al fine di valutarne la sicurezza. Nel magma dei NGP non tutti i prodotti sono analogamente controllati e studiati come il caso che abbiamo qui presentato. Una corretta informazione del consumatore e l’attenzione di quest’ultimo verso il prodotto che va ad acquistare deve essere la base di partenza per chi decide con consapevolezza di cessare con il fumo di tabacco avvalendosi di prodotti alternativi nella fase di passaggio, sicuramente più efficaci di una zeniana “ultima sigaretta”.

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