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Ultimo aggiornamento: 15:35

Goldman Sachs: servono fino a 3 trilioni di euro per ammodernare le reti elettriche europee ed evitare nuovi blackout

Il rapporto Goldman Sachs segnala le criticità delle reti elettriche europee: senza ammodernamenti il rischio blackout è concreto. L’Italia grazie agli investimenti è in posizione più solida

di Redazione Corporate

Goldman Sachs: la rete elettrica europea ha un’età media di 45-50 anni e con la domanda attesa in crescita al 3,5% annuo servono investimenti per garantire sicurezza e resilienza

Goldman Sachs parla chiaro: occorre puntare quanto prima sull’ammodernamento delle reti elettriche in tutta Europa aumentando decisamente l’ammontare degli investimenti, per evitare il punto di non ritorno. L’analisi degli esperti considera il Vecchio Continente come un tutt’uno e quindi non si addentra nelle differenze (che pure ci sono) tra paesi le cui infrastrutture sono praticamente obsolete e paesi che invece godono di reti moderne ed efficienti (come l’Italia). In ogni caso nel complesso secondo GS non siamo ancora in emergenza, ma quasi. L’istituto finanziario, in un report dedicato, ha sottolineato che nel prossimo decennio saranno necessari investimenti compresi tra 2 e 3 trilioni di euro, ossia il doppio del livello di spesa degli ultimi dieci anni, proprio su queste infrastrutture.

Anzitutto perché la domanda di elettricità nel Vecchio Continente potrebbe crescere enormemente, fino al 2% annuo per i prossimi 15 anni. Più avanti nel decennio, l’incremento potrebbe accelerare addirittura fino a tassi del 2,5%-3,5% l’anno. La sempre maggiore richiesta di elettrificazione dei trasporti, il cambiamento climatico che innesca la domanda di riscaldamento/raffrescamento e il boom dei data center completano il quadro.

Il rapporto degli analisti finanziari evidenzia che la rete europea nel suo complesso è la più vecchia al mondo (45-50 anni in media) e necessita di una massiccia modernizzazione, con investimenti fino a 1,4 trilioni di euro nella trasmissione e nella distribuzione. Sempre secondo Goldman Sachs ci sarebbe un forte rischio di nuovi blackout, proprio come quello verificatosi in Spagna.

Fortunatamente, per quanto riguarda l’Italia, la situazione delle infrastrutture elettriche è decisamente migliore non solo rispetto a Madrid, ma anche se comparata con molti altri paesi europei, grazie ad un costante lavoro di pianificazione strategica, impiego di ingenti fondi e utilizzo di tecnologie di nuova generazione. Ma non si può assolutamente abbassare la guardia.

Tutti abbiamo ancora presente il grande blackout nella penisola iberica. Proprio ieri si è saputo che la rete elettrica spagnola è collassata lo scorso 28 aprile senza una causa scatenante evidente. Si parla, in termini generali, di uno “squilibrio”. Le prime conclusioni parziali emergono dall’ultimo aggiornamento del rapporto di Entso-e, la rete europea degli operatori dei sistemi elettrici, che, parallelamente alla CNMC spagnola (Commissione Nazionale dei Mercati e della Concorrenza), sta indagando sulle cause del grande “blackout” che ha colpito Spagna e Portogallo la scorsa primavera, mettendo proprio questo in evidenza.

Da parte loro, le compagnie elettriche hanno indicato il gestore del sistema elettrico spagnolo, come responsabile del blackout per non essere riuscito a stabilizzare la rete né il giorno 28 né in altri giorni precedenti, in aprile o febbraio, in cui sono state rilevate fortissime oscillazioni di tensione simili a quelle che hanno finito per far collassare il sistema.

Ciò che emerge, in ogni caso, è che esistono carenze strutturali generali nel sistema elettrico iberico. La Spagna soffre di una scarsa capacità di accogliere nuova domanda da parte delle reti di distribuzione e, più in generale, rischia di non essere pronta ad affrontare il processo di transizione energetica se non verranno effettuati investimenti. E questo potrebbe avere ripercussioni sull’intera economia spagnola.

In un’epoca in cui, entro il 2030, il 75% della capacità installata proverrà da fonti rinnovabili, onde evitare l’aumento della volatilità e della riduzione della sicurezza dell'approvvigionamento occorre, sempre secondo il report Goldman Sachs, sbloccare importanti risorse per sviluppare sufficienti tecnologie, anche per quanto riguarda il backup. In alternativa il margine di riserva potrebbe azzerarsi entro il 2029-2030, aumentando il rischio di blackout. Proprio come accaduto in Spagna.

Lo stesso rapporto dell’istituto finanziario sottolinea come l’80% della fornitura elettrica al momento della crisi iberica stava provenendo da fonti green, principalmente solari. Tutto ciò non fa che rendere ancora più evidente l’irrinunciabilità di puntare su massicci investimenti nella rete elettrica europea e quindi anche italiana. Le infrastrutture devono infatti evolvere tecnologicamente per poter incrementate la loro ‘hosting capacity’, ossia la capacità di accogliere nuova energia, non solo dagli impianti industriali, ma anche da quelli piccoli e piccolissimi come quelli domestici, sempre più diffusi.

Grandi cambiamenti, infatti, hanno interessato le reti elettriche in Europa e in Italia nel corso degli anni. In passato vi erano poche grandi centrali che producevano quasi tutta l’energia per case e fabbriche, ad oggi una quantità importante viene immessa in rete a tutte le ore e da una molteplicità di fonti, il che ha reso molto più complesso il ruolo delle linee elettriche. Perché questo? Perché, nell’epoca della transizione energetica, una quota degna di nota dell’energia passa anche attraverso i cosiddetti prosumer, ossia tutti coloro che sono al tempo stesso produttori e consumatori di energia.

Da non sottovalutare poi il grande impatto del cambiamento climatico sulla tenuta delle reti elettriche. Con l’aumento fisiologico delle temperature a cui stiamo assistendo e, soprattutto, dei fenomeni meteorologici estremi negli ultimi dieci anni (+20%), molte di queste infrastrutture, realizzate con tecniche di costruzione ormai superate o con materiali obsoleti, non riescono sempre a garantire quella resilienza necessaria al loro funzionamento ottimale. Investire nella salvaguardia delle grids significa renderle più flessibili e facili da ripristinare in caso di forte stress atmosferico, riducendo i disagi per cittadini e imprese.

Rendere le reti più intelligenti, attraverso il continuo rafforzamento della componente digitale, fa sì che le infrastrutture siano più reattive ed efficienti, che possano prevenire eventuali criticità dovute al sovraccarico o allo stress strutturale. La trasformazione del sistema può e deve contribuire attivamente alla transizione ecologica. É giusto puntare a un presente-futuro che incarna un nuovo modello di produzione e fruizione dell’energia, più consapevole, più intelligente e più vicino alle esigenze dei tempi che cambiano? Sì. Perché questo avvenga, appare ormai ovvio, c’è una sola soluzione. Investire, investire, investire.