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PMMTB e Hera: il corretto utilizzo dell’acqua nel progetto AWS

Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna con Hera per la certificazione AWS: lo spiega Susanna Zucchelli, direttrice Acqua di Hera

La certificazione AWS - Alliance for Water Stewardship – rientra pienamente nei piani di sostenibilità del Gruppo Hera e di Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna. Il progetto vuole sensibilizzare le aziende e le persone al tema della scarsità idrica, incentivando il corretto utilizzo di una delle risorse più preziose del pianeta: l’acqua. Il gruppo Philip Morris e Hera hanno lavorato insieme sul progetto che vede al centro la corretta comunicazione per promuovere un migliore utilizzo della risorsa sul territorio. Fare network diventa fondamentale in questo senso, così le aziende hanno cooperato sull’AWS, e sulle tematiche dell’inclusione e della diversità. Lo spiega meglio Susanna Zucchelli, Direttore Acqua e Diversity Manager Gruppo Hera.

Ci racconta un po’ meglio di cosa si occupa Hera?

“Il Gruppo Hera è tra le maggiori multiutility nazionali e opera principalmente nei settori ambiente (gestione e trattamento rifiuti), idrico (acquedotto, fognature e depurazione) ed energia (distribuzione e vendita di energia elettrica e gas, servizi energia). A questi si aggiungono poi l’illuminazione pubblica e i servizi di telecomunicazione.

Oggi ricopriamo posizioni di rilievo a livello nazionale in tutti gli ambiti di attività: siamo leader nell’area ambiente per volumi di rifiuti trattati e impiantistica all’avanguardia, secondi nel ciclo idrico integrato (con 3,6 milioni di cittadini serviti) e terzi nella vendita di energia. Complessivamente, serviamo circa 5 milioni di cittadini, per lo più in Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Toscana e Abruzzo e contiamo oltre 9.000 dipendenti.”

Sui temi di sostenibilità, come si posiziona la vostra azienda?

“Per il Gruppo Hera la sostenibilità costituisce un elemento centrale, trasversale a tutte le attività ed è imprescindibile, considerando anche che siamo un’azienda che eroga servizi essenziali per le comunità. Allo stesso tempo vogliamo essere un soggetto “abilitante”, ad esempio mettendo a disposizione degli altri la nostra esperienza in ambito sostenibilità ed economia circolare e realizzando iniziative di sensibilizzazione per la salvaguardia delle risorse e la riduzione dei consumi.

In quest’ottica, consideriamo il servizio idrico come un circuito chiuso, per allungare la vita di ogni goccia, assicurare un utilizzo sempre più virtuoso e consapevole di questa risorsa, preziosa e da preservare, e restituirla, infine, all’ambiente pulita e compatibile con l’ecosistema e funzionale alla rigenerazione stessa dei bacini acquiferi. Abbiamo molti progetti attivi, ad esempio, sul riuso delle acque in uscita dai depuratori. Le acque reflue non devono più essere viste come un problema ma possono invece diventare una importante risorsa per promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio. Attraverso un accordo con Regione Emilia-Romagna, Arpae, Atersir e Consorzio Bonifica Renana, già recuperiamo le acque in uscita dal principale impianto di depurazione di Bologna, che conta un bacino complessivo di quasi un milione di persone, a beneficio dei canali cittadini Navile e Savena Abbandonato, garantendone la portata anche nei periodi siccitosi. In generale, il solo depuratore bolognese è in grado di recuperare 7,5 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, circa i consumi di una cittadina di 180 mila abitanti, quindi siamo di fronte a un potenziale molto elevato che può essere utilizzato per svariati usi, anche in agricoltura. I progetti di riuso, per contrastare le situazioni di scarsità idrica, sono replicabili e infatti li abbiamo già estesi, e lo faremo ulteriormente, anche ad altri impianti e territori. In questo modo al 2024 potremo raggiungere un potenziale di riuso di 25 milioni di metri cubi di acqua, il 9% del volume delle acque reflue riutilizzabili sul totale.

Ci stiamo impegnando anche per coinvolgere sempre di più i cittadini. Un esempio è il Diario dei consumi, uno strumento gratuito che abbiamo messo a disposizione e grazie al quale i clienti possono verificare i propri consumi idrici per agire sui comportamenti, ottenendo risparmi in bolletta e contenendo gli impatti sull’ambiente. Il progetto è condotto in collaborazione con il Politecnico di Milano, vede finora coinvolte oltre 145 mila utenze domestiche e gradualmente comprenderà tutti i clienti che abbiano fornito all’azienda un proprio indirizzo mail. Uno strumento simile è stato reso disponibile anche alle imprese “idro esigenti”, che spesso affianchiamo con valutazioni specifiche per rendere più efficienti i loro sistemi idrici.

Chiediamo ai cittadini ma siamo partiti per primi da noi e per quanto riguarda l’acqua potabile, internamente ci siamo dati l’obiettivo di ridurre i nostri consumi del 17% entro il 2024 e del 25% entro il 2030”.

Nel rapporto di collaborazione con Philip Morris avete avuto modo di seguire insieme progetti di sostenibilità? Se si quali?

“Proprio nell’ottica della sostenibilità, rientra pienamente il percorso intrapreso per la certificazione Aws - Alliance for Water Stewardship - dell’impianto di potabilizzazione in Val di Setta, che serve 34 comuni della provincia di Bologna, tra cui il capoluogo. Si tratta del primo standard internazionale che guida a un utilizzo responsabile della risorsa idrica, certificando l’impegno dei soggetti aderenti, ed è il punto di riferimento mondiale in questo ambito. Il suo compito è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi legati alla scarsità idrica e al corretto utilizzo dell’acqua, per incentivare aziende e persone a mettere in atto pratiche responsabili capaci di tutelare la risorsa acqua, migliorare l'efficienza e affrontare meglio sfide condivise quali la siccità.

La comunicazione gioca un ruolo importante: la certificazione, infatti, attesta anche che il soggetto si dedica alla comunicazione sull’importanza dell’acqua in modo continuativo, sensibilizza ad un suo corretto utilizzo, è un vero e proprio motore sul territorio per promuoverne un uso efficiente, condividendo le buone pratiche di gestione con gli altri soggetti locali presenti sul territorio. E in questo senso è importante il coinvolgimento di tutti, a partire dai cittadini, e creare network sia locali che internazionali di aziende attivamente coinvolte nella gestione della risorsa idrica. Fare rete sul territorio diventa così un elemento essenziale per unire le forze e dare un contributo concreto, in questo ambito si colloca anche la nostra collaborazione sull’AWS con il gruppo Philip Morris, con cui tra l’altro ci siamo confrontati e abbiamo lavorato insieme in modo molto positivo anche sulle tematiche legate all’inclusione e alla diversità.”

 

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