Oro in battuta d’arresto? Niente panico, il calo è "positivo". Ma gli analisti avvertono: "Dollaro e Fed potrebbero stravolgere il mercato” - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 09:51

Oro in battuta d’arresto? Niente panico, il calo è "positivo". Ma gli analisti avvertono: "Dollaro e Fed potrebbero stravolgere il mercato”

Oro in rialzo dopo il crollo del 5%. Gli esperti Serafini (Grimaldi Alliance) e Campesi (SCM SIM) spiegano come tassi, dollaro e geopolitica influenzano il bene rifugio

di Rosa Nasti

Oro, la frenata che non spaventa. Gli esperti: "Segnale sano per il mercato, ma attenzione a dollaro e Fed"

Dopo settimane di euforia e nuovi record, arriva la doccia fredda: martedì 21 ottobre l’oro ha vissuto la peggior giornata degli ultimi dodici anni, crollando di oltre il 6% in poche ore. Nel momento più drammatico le quotazioni sono scivolate fino a 4.082 dollari, segnando un pesante -6,3% e mandando in tilt gli operatori.

Un tracollo che mette in allarme gli investitori, ma che, complice la crisi del dollaro, potrebbe paradossalmente riaccendere la corsa verso il metallo giallo come bene rifugio per eccellenza. Per capire cosa sta accadendo Affaritaliani ha interpellato due voci autorevoli del settore: Gianluigi Serafini, partner di Grimaldi Alliance, e Claudio Campesi, Chief Investment Officer di SCM SIM.

"Nel corso del 2025 il prezzo dell’oro ha raggiunto questi livelli sulle aspettative di riduzione dei tassi USA e per le tensioni geopolitiche che interessano varie parti del mondo. Il mantenimento degli attuali livelli del prezzo richiede la persistenza di molteplici fattori quali ad esempio l’inflazione elevata, tassi reali bassi, indebolimento del dollaro, l’incertezza geopolitica.

Le variazioni anche brusche del valore a volte non sono determinate da fattori concreti ma da ‘intuizioni del mercato’ basate di volta in volta su dichiarazioni di esponenti governativi che non sempre riflettono conseguenze concrete. Basta ad esempio una dichiarazione di distensione tra USA e Cina per far ritenere sminata una tensione geopolitica che invece il giorno dopo si ripropone," A spiegarlo è Gianluigi Serafini, partner di Grimaldi Alliance.

Un’analisi che trova eco nelle parole di Claudio Campesi, Chief Investment Officer di SCM SIM, che sottolinea la natura tecnica della recente correzione: "Nella giornata di martedì l’oro è crollato di oltre il 5% segnando il calo giornaliero più grande dal 2020. Ovviamente questo calo era atteso da molti, nel settore si parlava di ipercomprato già a 3.000$/Oz.

Le dinamiche che hanno spinto l’oro a livelli mai visti prima sono attribuibili alle crescenti preoccupazioni degli investitori circa il livello di debito pubblico, alla salute del dollaro statunitense e alle tensioni economiche e geopolitiche. In questi termini, un allentamento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e la fine della stagione degli acquisti in India hanno rappresentato il catalyst per vigorose prese di profitto. Questa correzione tecnica non solo era prevista da molti ma rafforza il quadro di lungo periodo".

Ma se bastano poche parole concilianti tra Trump e Xi per far crollare del 5% il prezzo dell’oro, quanto è davvero solida la fiducia degli investitori nel metallo come bene rifugio? Serafini risponde con una riflessione sul ruolo psicologico del mercato: "Queste improvvise variazioni di prezzo determinate dal sentiment-driver non modificano la natura di ‘bene rifugio’ dell’oro ma ne evidenziano un forte legame con i mutamenti di percezione del rischio, in un mondo sempre più instabile in cui la politica internazionale si fa con comunicati su X anche la fiducia degli investitori cambia in modo repentino".

Campesi, dal canto suo, amplia il ragionamento con una considerazione sul contesto di mercato globale: "La domanda da porsi è se con il corso dei listini azionari, che da inizio anno guadagnano circa il 15% in Europa e poco meno in America, l’oro sia ancora visto come un bene rifugio oppure come una commodity speculativa. Quest’anno più di altri stiamo assistendo a un mercato guidato fortemente da singoli settori con livelli di ipercomprato importanti. In questo contesto anche quello che viene definito il bene rifugio per eccellenza risente dei flussi e del trend di mercato".

Campesi osserva che dietro i recenti movimenti ci sono forze di mercato ben precise: "L’idea che ci siamo fatti è che il movimento dell’oro sia stato guidato in larga parte da player molto grossi come banche centrali e istituzionali, i quali ovviamente hanno indicato la via per gli investitori classici".

Serafini concorda, pur aggiungendo una sfumatura: "l’effetto imitativo degli investitori è tipico di tutti i mercati finanziari. Troppo spesso l’investitore entra sul prodotto quando il prezzo da tempo è in ascesa e questo determina un ulteriore incremento prospettico del valore".

Infine, lo sguardo si sposta sulla politica monetaria americana, in particolare sui movimenti prossimi della Fed. Serafini conclude con un’analisi cauta: "Credo che il prezzo attuale dell’oro abbia già scontato una ipotesi di taglio dei tassi della parte della Federal Reserve, ovviamente se il taglio dovesse essere molto più significativo di quanto atteso il prezzo dell’oro potrebbe riprendere a volare".

Campesi, invece, evidenzia i possibili riflessi su altri segmenti del mercato: "Un taglio di tassi più aggressivo potrebbe comportare un risvolto positivo in primis sulla componente breve della curva statunitense e in secundis sul mercato azionario. Il segmento che potrebbe beneficiarne maggiormente, e qualche segnale dopo settembre si è già visto, potrebbe essere quello delle Mid e Small Cap. Inoltre, il dollaro che in teoria dovrebbe indebolirsi a fronte di una riduzione dei tassi di interesse potrebbe riservare delle sorprese".

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