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Economia
Pensioni e pace contributiva, lanciata la petizione su Change.org
(foto Ipa)

Pensioni e pace contributiva, il carteggio tra il direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino e l'autore della petizione 

Giovedì 1 giugno 2023

"Buongiorno Direttore!

Sono un semplice cittadino che ha provato in tutti i modi a mettersi in contatto con i nostri rappresentanti in Parlamento per stabilire un confronto sul tema della pace contributiva, ma non e' riuscito a cavare un ragno dal buco. Tanto da dovermi ridurre a lanciare la raccolta firme che ha potuto leggere nel link che Le ho inviato.

Deve sapere che ho scritto a tappeto a tutti i nostri deputati (a quelli che fanno parte della Commissione Lavoro e  della Commissione Finanze ho scritto anche più di una volta), ma ho ricevuto solo il cortese riscontro di soli tre deputati, due dei quali mi hanno detto di non occuparsi della questione previdenziale e uno mi ha detto addirittura di essere solo un "semplice deputato" e mi ha suggerito di contattare direttamente esponenti del Governo per sollecitare l'emanazione di un decreto legge.

Ovviamente ho provato anche a contattare direttamente sia il ministro Calderone che il ministro Giorgetti e i loro piu' stretti collaboratori (partendo dai sottosegretari per finire con gli uffici di piu' stretta collaborazione). Ma con gli esponenti del Governo e' stato peggio che andare di notte.
Ho anche inviato una PEC al Presidente del Consiglio, dalla quale devo dire che non mi aspettavo certamente una risposta, visto che sta letteralmente "girando come una trottola" e non credo proprio abbia il tempo per leggere i messaggi dei cittadini. Devo dire che pero' almeno una risposta interlocutoria di un collaboratore destinato al contatto con l'elettorato me l"aspettato. Invece ho ricevuto solo il silenzio assoluto.

Lei, al posto mio, cosa avrebbe fatto? 

Io ho lanciato una petizione su Change.org, perche' ho pensato che forse in questo modo il mio pensiero avrebbe avuto una qualche visibilita' (se non un confronto con i nostri decisori politici, almeno sarei riuscito a fargli arrivare la mia richiesta).
Ma dopo avere condiviso la petizione online con i miei contatti, mi sono posto il problema di diffonderla per fare in modo che potessero sottoscriverla tutti gli Italiani interessati alla tematica. 
Per questo motivo ho pensato di scriverLe, perche' in passato ho avuto modo di constatare l'attenzione del Suo giornale alle istanze che vengono dal basso.

Se poi e' curioso di sapere per quale motivo sono cosi' interessato alla pace contributiva, posso senz'altro renderLa edotta con un altro messaggio, perché questo mi sembra già troppo lungo e ora non vorrei rubarLe troppo tempo.

Mi fara' comunque molto piacere se mi chiedesse il motivo del mio interesse per la pace contributiva.

Le auguro una buona giornata". 

Cordialmente,
Paolo Ercolani

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Giovedì 1 giugno, la risposta del direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino

"Sì, mi spieghi le sue ragioni". 

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Giovedì 1 giugno 

"Gentile Direttore,

Considero la pensione una sorta di "stato di grazia". Sono andato in quiescenza quattro anni fa all'età di 63 anni con la Fornero (non insieme al noto ministro, ma in base alla riforma previdenziale che porta il suo nome), dopo avere maturato 41 anni e dieci mesi di anzianità contributiva. Da allora sono "rinato", non perché svolgessi controvoglia la mia attività lavorativa, ma perché non mi sentivo mai veramente libero. Ci si sentirebbe liberi solo se il proprio lavoro fosse una sorta di hobby, da svolgere come e quando si vuole. Anzi, penso che in questo caso si sarebbe uno "stato di grazia" ancora migliore dello stare in pensione. Ma di persone che riescono a fare del loro lavoro il proprio hobby ne conosco veramente poche.

Ebbene, mi considero una persona molto fortunata, perché, anche se ho dovuto cambiare lavoro piuttosto spesso, ho potuto beneficiare di un mondo del lavoro molto molto più stabile di quello nel quale si sono trovati i miei figli, uno di 36 e uno di 34 anni di età. Nel lanciare la petizione tramite Change.org ho avuto davanti agli occhi proprio la situazione dei miei figli, che saranno penalizzati sia dal sistema previdenziale totalmente contributivo (che limiterà l'importo della loro pensione) sia per l'età nella quale potranno percepire il trattamento di quiescenza.
Dopo la laurea magistrale, entrambi i miei figli sono dovuti andare a lavorare all'estero, perché in Italia avevano cercato un lavoro invano e dopo molto tempo erano riusciti a trovare solo stage mal retribuiti, che peraltro non permettevano di maturare alcuna anzianità contributiva ai fini previdenziali. Una volta acquisita una discreta esperienza lavorativa all'estero, sono poi riusciti a tornare in Italia, ma gli erano comunque rimasti diversi "buchi" nel loro estratto contributivo previdenziale.

Uno dei miei due figli è riuscito a sanare tutti i suoi "buchi contributivi" tramite il provvedimento legislativo sperimentale del 2019. L'altro figlio non è invece riuscito a sanarli tutti. Ha infatti vissuto le tre peripezie che Le descrivo nel seguito. 

La prima peripezia l'ha vissuta nel cercare di usufruire della pace contributiva del 2019. 
Nel presentare la domanda per il riscatto dei periodi non coperti da contributi aveva avuto indicazione dall'INPS di non chiedere la pace contributiva per i periodi lavorati all'estero (tranne tre mesi lavorati in Canada, per i quali gli fu detto che, trattandosi di un lavoro a progetto per il quale furono versati pochissimi contributi, non potevano riconoscergli alcuna anzianità contributiva). 
Perciò mio figlio chiese il riconoscimento dei periodi lavorati in Australia e nel Regno Unito, ma solo recentemente l'INPS ha avuto notizia che l'ente previdenziale australiano non gli può riconoscere i contributi a suo tempo versati, perché quando ha lavorato in quel paese aveva un Working Holiday Visa e non un visto Permanent. Ormai erano però scaduti i termini per presentare domanda di riscatto per il periodo lavorato in Australia (al riguardo può leggere sia lo scambio di e-mail intercorso con l'INPS e con l'ente previdenziale australiano che la comunicazione dell'INPS) e perciò gli è rimasto quel "buco".

La seconda peripezia l'ha vissuta con la pandemia. 
A quel tempo mio figlio lavorava per un'azienda che operava nel settore aeronautico e, con le linee aeree a terra, il lavoro languiva. Sicché mio figlio perse il lavoro proprio pochi mesi dopo essersi sposato.

La terza peripezia l'ha poi vissuta con la recente alluvione in Romagna.
Dopo essere stato licenziato a causa della pandemia, mio figlio non si perse d'animo e dopo circa nove mesi riuscì a trovare un altro lavoro in un'azienda che operava in ambito fieristico. Fu un bel risultato, visto che da lì a poco gli nacque il primo figlio, ma quando tutto sembrava andare per il meglio e gli era stato fatto addirittura un contratto a tempo indeterminato, la recente alluvione ha "fatto saltare" un'importantissima fiera che si sarebbe dovuta svolgere a Ravenna la scorsa settimana. 
L'evento aveva un'importanza vitale per l'azienda, che, in sua mancanza, si è trovata nella necessità di ridurre il personale.
E mio figlio si è trovato da un giorno all'altro nella necessità di cercare un nuovo lavoro.

Ricapitolando, mentre un mio figlio più fortunato (che durante la pandemia ha dovuto soffrire solo un breve  periodo di cassa integrazione, poi rientrata) ha potuto sanare tutti i buchi contributivi, l'altro, meno fortunato, si è ritrovato con un buco corrispondente al periodo lavorato in Australia e con quelli successivi al 29 Gennaio 2019, in gran parte dovuti alla pandemia e non compresi nel provvedimento legislativo sulla pace contributiva del 2019.
    
Come Le ho scritto poco sopra, nel lanciare la petizione tramite Change.org ho avuto davanti agli occhi la situazione dei miei figli, ma ho anche pensato che le stesse vicissitudini accadono sicuramente anche a tantissime altre persone. Ho perciò ritenuto che la petizione non fosse solo "pro domo mea", ma a favore anche tutti gli Italiani, in particolare per quelli che si sono trovati  e si trovano nella situazione del mio secondo figlio, per il quale sarebbe necessario che la pace contributiva diventasse una misura strutturale. Lei cosa pensa al riguardo? Ritiene che il Suo giornale potrebbe dare visibilità alla mia petizione?". 

Cordialmente,
Paolo Ercolani 
   
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Giovedì, 1 giugno

"Gentile Direttore,

Immagino che sia molto impegnato (tra l'altro poco fa L'ho vista in televisione), percio' credo che ancora non abbia avuto modo di leggere il lungo messaggio che segue. In attesa del Suo riscontro mi fa piacere informarLa che mio figlio, pur sfortunato con il lavoro, e' piu' fortunato di me nelle relazioni con i politici. Poco fa ha infatti ricevuto un bel messaggio dall'On. Rotelli, che ha riconosciuto l'importanza della tematica.  Peccato che l'On. Rotelli non faccia parte ne' della Commissione Lavoro ne' della Commissione Finanze! Per Sua esclusiva conoscenza, in allegato Le rimetto lo scambio di e-mail intercorso tra l'On. Rotelli e mio figlio.   Le porgo i piu' cordiali saluti". 

Paolo Ercolani

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Domenica, 4 giugno

"Gentile Direttore,

L'esperienza di questa petizione mi sta insegnando l'importanza della condivisione.  Non ho infatti piu' di 400 contatti. Ne' tutti possono avere firmato il mio appello.  Se in pochi giorni le sottoscrizioni sono gia' arrivate al ragguardevole numero di quasi 500, devo pertanto ringraziare quanti, dopo avere firmato, a loro volta hanno chiesto ai loro contatti di aderire all'iniziativa.  Se anche questi ultimi condividessero la petizione con i loro contatti e ne chiedessero la condivisione, la petizione potrebbe estendersi a macchia d'olio, raggiungendo ogni angolo del nostro paese ed estendendosi anche oltre. Potenza della condivisione!". 

Cordialmente,
Paolo Ercolani

 

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Tags:
pensioni e pace contributiva





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