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Economia

La Corte costituzionale ha respinto le censure di incostituzionalita' sollevate dal decreto Poletti in materia di perequazione delle pensioni. Lo rende noto Palazzo della Consulta.

Al vaglio della Consulta vi erano questioni di legittimita' sollevate da numerosi tribunali e sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti sul decreto Poletti, che il governo, allora guidato da Matteo Renzi, varo' dopo la sentenza con cui i 'giudici delle leggi' bocciarono, nell'aprile 2015, la norma Fornero che aveva bloccato per gli anni 2012 -2013 la perequazione automatica delle pensioni con importo mensile di tre volte superiore al minimo Inps (circa 1.450 euro lordi).

Il 'bonus' Poletti, dunque, stabili' una restituzione della rivalutazione, ma non totale per tutti. Il 100% e' stato previsto solo per le pensioni fino a 3 volte il minimo Inps, per quelle da 3 a 4 volte venne stabilito il 40%, che scende al 20% per gli assegni superiori di 4-5 volte il minimo, e al 10% per quelli tra 5-6 volte. Chi percepisce una pensione superiore a 6 volte il minimo Inps e' stato escluso dalla restituzione. Secondo le ordinanze con cui i giudici rimettenti hanno sollevato le questioni di legittimita', il decreto Poletti era in contrasto con i principi costituzionali di proporzionalita' e adeguatezza del trattamento previdenziale, inteso come retribuzione differita, espressi dagli articoli 36 e 38 della Costituzione.

In alcune ordinanze si lamentava anche la violazione del giudicato costituzionale, in relazione alla sentenza sulla norma Fornero, e la violazione del principio di ragionevolezza. In alcuni dei giudizi, poi, era stata sollevata, congiuntamente o in via subordinata, anche una questione di costituzionalita' sulla disposizione, contenuta nella legge di stabilita' 2014, con cui, oltre a escludere anche per l'anno 2014 la perequazione per le pensioni di importo superiore a 6 volte il valore minimo, si disciplina il meccanismo di blocco della rivalutazione fino al 2016 (poi prorogato sino al 2018 dalla legge di stabilita' 2016 ). Nelle ordinanze di rimessione si sottolineava che questa disciplina, non coordinata con quella dettata nel 2011 e modificata nel 2015, fosse anch'essa in contrasto con i principi espressi dagli articoli 36 e 38 della Costituzione.

Pensioni: Consulta, bilanciati diritti ed esigenze finanza


La "nuova e temporanea disciplina" prevista dal decreto Poletti "diversamente dalle disposizioni del 'Salva Italia' annullate nel 2015", realizza "un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica". E' quanto ha ritenuto la Corte Costituzionale, respingendo le censure di incostituzionalita' sul decreto in materia di rivalutazione delle pensioni.
Una bocciatura del decreto Poletti sarebbe potuta costare allo Stato circa 30 miliardi di euro. Questa, infatti, era la cifra stimata - al netto delle restituzioni gia' pagate dall'entrata in vigore del decreto del 2015 - dal legale dell'Inps, Luigi Caliulo, a margine dell'udienza di ieri alla Corte Costituzionale. Tale cifra, contenuta nelle memorie che gli avvocati dell'Inps avevano trasmesso alla Consulta, e' stata ricavata dalla relazione di accompagnamento al disegno di legge di conversione del decreto Poletti.


Pensioni: Poletti, convinti aver agito nel giusto, bene Corte

"Quando abbiamo fatto" il bonus "eravamo convinti di fare cosa rispettosa delle sentenza che la Corte aveva emesso, dovendo peraltro tenere conto di un altro principio costituzionale, che e' la tenuta del pareggio di bilancio, per cui bisognava trovare una forma di equilibrio. Se oggi la corte ha confermato che e' corretta la scelta, credo che non possiamo che esprimere soddisfazione. Eravamo convinti della bonta' di questa scelta". Cosi' il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha risposto ai cronisti che gli chiedevano di commentare la sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato come legittimo il bonus sulle perequazioni pensionistiche.

Pensioni: Martina, rivedere automatismo, serve gradualita'

"Non tutti i lavori sono uguali. E non tutti i lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita per le mansioni che fanno. Le norme volute dal governo Berlusconi e poi modificate dal governo Monti sull'aumento automatico dell'eta' pensionabile vanno riviste e per questo serve un rinvio dell'entrata in vigore del meccanismo. I tempi per una discussione parlamentare a partire dalle commissioni preposte ci sono tutti ed io credo sia giusto prendersi tutto lo spazio utile per aggiornare questa decisione anche alla luce di nuove valutazioni". Cosi' il vicesegretario del Partito Democratico Maurizio Martina.

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