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Economia
Pensioni, part-time agevolato è flop: 200 da giugno. PART-TIME PENSIONI FLOP

Pensioni, part-time agevolato è flop: 200 da giugno. PART-TIME PENSIONI FLOP

Pensioni, il part time agevolato verso il flop: solo 200 richieste. Il ministro Poletti puntava a quota 30mila.


Pensioni, il part time agevolato verso il flop. Cos'è il part-time agevolato sulle pensioni


La misura prevede che i lavoratori che matureranno il requisito di vecchiaia entro la fine del 2018 possano ridurre l'orario con un sostegno allo stipendio e contribuzione figurativa versata.


Pensioni, part time agevolato per ora è il flop


La norma sul part time agevolato verso la pensione si preannuncia un flop, cosi' come accaduto per quella sul Tfr in busta paga: dal 2 giugno 2016, data di entrata in vigore del decreto che dava la possibilita' ai lavoratori che avrebbero maturato il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018 di andare in part time verso la pensione, le domande accolte dall'Inps sono state appena 200. La norma infatti prevedeva l'accordo tra lavoratore e impresa ma vantaggi soprattutto per il dipendente.


Pensioni, part-time agevolato è flop: 200 da giugno. INPS E BOERI, il commento


Il presidente dell'Inps, Tito Boeri commentando i primi dati a luglio sull'utilizzo dello strumento (100 richieste nel primo mese) aveva messo in guardia sugli "interventi estemporanei e parziali" con "costi amministrativi superiori alle somme erogate".


Pensioni, part-time agevolato è flop: 200 da giugno. I TREND


La misura, sulla quale e' stata attivata una campagna di comunicazione istituzionale per far conoscere a lavoratori e imprese i vantaggi dello strumento, e' stata finora fallimentare in tutte le regioni con 33 domande accolte in Lombardia, 21 nel Lazio, solo una in Molise, Basilicata e Valle d'Aosta e 5 rispettivamente in Liguria e nelle Marche. La misura che prevede la possibilita' per le persone che maturano 67 anni e sette mesi di eta' entro il 2018 con almeno 20 anni di contributi, previo accordo con il datore di lavoro, di ridurre l'orario in una misura compresa tra il 40% e il 60% non puo' essere usato nel settore pubblico ne' naturalmente per il lavoro autonomo. Impresa e lavoratore firmano un contratto di riduzione dell'orario con una durata pari al periodo tra la firma dell'accordo e il raggiungimento del requisito della pensione. Di fatto l'opzione e' preclusa alle donne dato che chi puo' usare lo strumento deve essere nato prima del maggio 1952 e le donne nate prima di questa data sono in grandissima maggioranza uscite dal lavoro entro il 2016. Con il part time agevolato si riceve ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato. Per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata, in modo che alla maturazione dell'eta' pensionabile il lavoratore percepira' l'intero importo della pensione. Il contratto di part time agevolato e' vantaggioso per i lavoratori vicini alla pensione ma meno conveniente per le aziende che pagano una quota in piu' rispetto alle ore lavorate. Secondo i calcoli effettuati dai Consulenti del lavoro su classi di retribuzioni annue lorde che vanno dai 25.000 ai 43.000 euro un lavoratore che firma un contratto di part time agevolato al 40% delle ore (16 a settimana a fronte delle 40 dell'orario intero) ha in busta paga il 72% della retribuzione mentre l'impresa ha una riduzione del costo del lavoro del 49% (a fronte di una riduzione dell'orario del 60%). La contribuzione figurativa, commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, e' stata riconosciuta nel limite massimo di 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018, cifre a questo punto, almeno per l'anno scorso, largamente inutilizzate.

 

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