Economia
Perplexity nel mirino degli editori per l'utilizzo non autorizzato dei contenuti: dopo Mediaset arriva anche il New York Times
La piattaforma di intelligenza artificiale Perplexity, finisce in tribunale anche negli Usa dopo la causa che sta portando avanti il gruppo Mediaset nel nostro Paese

Guai per la piattaforma di intelligenza artificiale
La piattaforma di intelligenza artificiale Perplexity, finisce in tribunale anche negli Usa dopo la causa che sta portando avanti il gruppo Mediaset nel nostro paese per l'uso non consentito dei suoi contenuti. Anche il New York Times sostiene dunque che la startup di intelligenza artificiale abbia copiato, distribuito e visualizzato milioni di suoi articoli senza autorizzazione per alimentare i suoi prodotti di intelligenza artificiale generativa.
Il Times ha sostenuto che i prodotti di Ai generativa della startup creavano contenuti inventati e li attribuivano falsamente al giornale mostrandoli accanto ai suoi marchi registrati. "Pur credendo nell'uso e nello sviluppo etico e responsabile dell'IA, ci opponiamo fermamente all'uso senza licenza dei nostri contenuti da parte di Perplexity per sviluppare e promuovere i loro prodotti", ha detto il portavoce del Nyt Graham James. Il quotidiano di New York chiede, come del resto Mediaset, un risarcimento danni, un provvedimento ingiuntivo e altri rimedi per impedire l'uso non autorizzato dei suoi contenuti. Perplexity è stata citata in giudizio anche dal Chicago Tribune. Ovviamente il responsabile della comunicazione della società, Jesse Dwyer, ha respinto le accuse, affermando che si tratta di una tattica utilizzata dagli editori contro le tecnologie emergenti.
Da sottolineare che l'azione legale presso la Corte di New York arriva dopo che il Nyt aveva inviato, oltre un anno fa, a Perplexity la richiesta di fermare l’accesso ai suoi contenuti. La società di Ai, la cui piattaforma a pagamento viene offerta gratuitamente per un anno agli utenti Tim, con sede a San Francisco e valutata circa 20 miliardi di dollari, sta affrontando cause legali anche dall'Enciclopedia Britannica e da parte delle società Dow Jones e New York Post che fanno capo a Rupert Murdoch.
Il New York Times del resto è disponibile a siglare contratti per l’utilizzo dei suoi contenuti. Ne ha siglato ha siglato uno con Amazon per l’addestramento dell’Ai di Alexa ma sta invece litigando con il produttore di chatGPT, OpenAI.
Già lo scorso anno l’agenzia Reuters aveva scoperto che diverse società che operano nel settore dell’intelligenza artificiale stavano aggirando lo standard web utilizzato dagli editori per bloccare l'utilizzo dei loro dati utilizzati nei sistemi di Ai generativa. Il New York Times ha buone possibilità di successo contro Perplexity: le sue azioni sono salite di quasi il 2% a Wall Street.
