Tre milioni di dollari al giorno. Ecco il tesoro segreto dell'Isis
Una volta era quanto il nascente movimento dell'Isis riusciva circa ad incassare al mese in Siria per portare avanti la causa jihadista. Ogni 30 giorni, due milioni di dollari arrivavano infatti nelle tasche del nascente Califfato grazie alle donazioni esterne (in particolare dagli emirati del Golfo).
Oggi, invece, sono solo i 2/3 di quanto lo Stato militare dell'Isis incassa in un solo giorno sul mercato nero vendendo, a 40 dollari al barile (contro i 100 dollari ufficiali), gli oltre 80 mila barili (50 mila dalla Siria e 30 mila dai giacimenti iracheni) che riesce ad estrarre dai pozzi (14 giacimenti più una fitta rete di raffinerie) finiti sotto il suo controllo. Di fatto, tutti gli impianti della Siria e alcuni giacimenti di grandezza media in Iraq.
E' questa la nuova forza dell'Isis, perché grazie al fiume di petrodollari che riescono ad incassare, gli jihadisti possono integrare le donazioni e la tassa di due dollari al mese introdotta sugli esercizi commerciali nei territori controllati per comprare le armi, pagare i soldati e in generale chi lavora per il califfo.
Il greggio estratto viene caricato sui camion cisterna e trasportato in varie direzioni. La prima, una contraddizione tutta mediorientale: uno dei principali acquirenti del greggio dell'Isis è il dittatore siriano Assad, grande nemico del movimento estremista islamico. La seconda: buona parte dei camion con l'oro nero si dirige invece verso il confine con la Turchia dove nonostante la condanna dell'Onu che espone sanzioni a chi lo compra, viene mischiato e nasconto al petrolio legale nel terminare petrolifero di Ceyhan (sulla costa turca).