Economia
Pil, l'Ue traina la crescita italiana. Moody's rivede al rialzo le stime
Dopo Fmi, Banca d'Italia, Confindustria e Istat, anche Moody's rivede al rialzo le stime di crescita del nostro Paese. Secondo l'agenzia di rating quest'anno e l'anno prossimo l'Italia crescerà dell'1,3% contro lo 0,8% e l'1% stimato in precedenza. La crescita è sostenuta "dalla politica monetaria e di bilancio e da una ripresa più forte nella Ue", spiega Moody's. Ripresa al rialzo testimoniata dalla revisione della crescita anche delle vicine Germania e Francia. Nel complesso Moody's, nel suo Global macroeconomic outlook, stima una crescita per l'intera Eurozona del 2,1% nel 2017 e dell'1,9% nel 2018 dopo una espansione dell'1,7% nel 2016.

"Gli indicatori suggeriscono un'accelerazione della crescita per il resto dell'anno e l'indice di fiducia dei consumatori ai massimi da 16 anni fa ben sperare per una ripresa dei consumi", spiegano ancora gli analisti americani sull'Italia. Le economie del G20, secondo Moody's, cresceranno collettivamente a un tasso annuo di poco piu' del 3% nel 2017 e nel 2018, piu' alto rispetto al 2,6% dello scorso anno.
Con un forte rallentamento in alcune economie dell'area dell'euro e in alcuni paesi emergenti, l'attuale ritmo di crescita del 2% nelle economie avanzate e piu' del 5% nei mercati emergenti non e' solo sostenibile nel breve periodo, ma c'e' un potenziale rialzo.
Moody's prevede una crescita degli Usa del 2,2% nel 2017 e del 2,3% nel 2018, in calo rispettivamente dal 2,4% e dal 2,5%.

Le revisioni nel 2017 sono il risultato di una performance piu' debole nella prima meta' dell'anno e la previsione di crescita piu' bassa per il 2018 riflette le aspettative di un stimolo fiscale piu' modesto di quanto precedentemente assunto. Le proiezioni di crescita sono state riviste anche per Arabia Saudita e Sudafrica nella regione Emea e in India.
La politica monetaria negli Stati Uniti dovrebbe continuare la stretta quest'anno e successivamente. Moody's si aspetta anche che la politica monetaria dell'area dell'euro diventi meno sostenuta nel 2018, a condizione che l'attuale impulso alla crescita rimanga intatto. La posizione della politica della Banca del Giappone diventera' probabilmente meno accomodante quando raggiunge l'obiettivo di inflazione del 2% che prevede nel 2019.