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Economia
Progetti per 467 milioni, un piano hi-tech per monitorare mille infrastrutture

Controllare e migliorare la sicurezza delle infrastrutture dell’intero territorio italiano e scongiurare o abbattere il rischio di crolli ed incidenti, dai cavalcavia ai casi più gravi, come quello del ponte Morandi di Genova. Come?  La risposta viene dallo sviluppo di una piattaforma tecnologica innovativa per il monitoraggio periodico e continuativo della stabilità delle infrastrutture (ponti, viadotti e gallerie) mediante sistemi integrati multisensori e telerilevamento.

E’ questo l’obiettivo del piano hi-tech per monitorare mille infrastrutture italiane concepito e promosso da quattro Distretti tecnologici regionali: il Distretto aerospaziale della Campania (Dac), Tern per la Basilicata, Siit per la Liguria e Torino Wireless per il Piemonte. Oltre che da due istituti di ricerca affermati come l'Istituto italiano di tecnologia di Genova ela Scuola superiore Sant' Anna di Pisa.

Il pacchetto “1000 infrastrutture da monitorare” mobilita risorse per 467 milioni di euro ed è uno dei progetti di interesse della Regione Campania nell’ambito del Recovery  Fund - Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’obiettivo è realizzare una piattaforma basata sulla intelligenza artificiale che integra sistemi di osservazione a diversi livelli: osservazione spaziale con i satelliti e osservazione aeronautica anche con droni e a con i robot.

Oltre 60 i partner di progetto, in gran parte soci dei soggetti promotori. Siva dal Politecnico di Torino all’Università di Genova, dal Politecnico di Milano, alle quattro università della Campania, ReLuis in Basilicata, ai consorzi di ricerca (Cnr, Enea, Cira), fino a grandi aziende (Leonardo, Fincantieri, gruppo Ferrovie dello Stato, Rfi, Italferr, Anas, gruppo Gavio, Hitachi Rail, Rina, Engineering, Ericsson).

Coinvolte anche una cinquantina di piccole medie imprese dell'alta tecnologia, spin off universitarie e start up.                                                                                                                                                                      Si punta a realizzare una piattaforma informatica grado di assicurare il monitoraggio continuo di ponti, viadotti, gallerie della rete stradale, autostradale e ferroviaria nazionale. Si prevede l’impiego di nuovi sensori, nuove tecniche di analisi e “fusione” dei dati, nuovi modelli di software e nuovi elementi di intelligenza artificiale, sciami di droni e microsatelliti.

 Il progetto è stato presentato al ministero dei Trasporti al quale spetta dare indicazioni per l'applicazione   eselezionarele infrastrutture da monitorare. Si attende che il ministro Paola De Micheli si pronunci sul   dossier. Nell' operazione è previsto l'impiego di alcune centinaia di nuove assunzioni, con una forte     concentrazione di attività al Sud.

"Il quadro di valutazione dei trasporti dell’Ue indica un livello di qualità delle infrastrutture italiane inferiore alla media”, spiega il presidente del Dac, Luigi Carrino. “La Commissione europea ha concesso all’Italia un ammontare di flessibilità pari allo 0,18% del Pil per un programma di manutenzione straordinaria per la rete viaria e un piano di prevenzione volto a limitare i rischi idrogeologici e sempre la Commissione europea pone l’accento sulla politica economica connessa agli investimenti in materia di ricerca e innovazione e sulla qualità delle infrastrutture. Inoltre -conclude Carrino- il piano 1000 infrastrutture ha diverse possibilità di estensionedegliambiti. Oltre alla possibilità di monitorare continuamente lo stato di manutenzione delle infrastrutture o verificarne le condizioni dopo eventi straordinari, il suo utilizzo può essere applicato anche al controllo e difesa di obiettivi strategici da potenziali attentati, per prevenire disastri e tragedie dovute all’impatto sull’ambiente di eventi climatici, in situazioni di rischio idrogeologico, per esigenze di controllo delle coste e per contenere l’inquinamento marino”.

Le fasi del progetto                                                                                                                                                        La prima, della durata di sei mesi, per la valutazione ingegneristica delle esigenze di monitoraggio, analisi e definizione delle tecnologie da impiegare. La seconda è la sperimentazione su un numero limitato infrastrutture indicate dal Mit, da 10 a 15, la fase dei prototipi, con l'installazione di una prima serie di sensori e l'elaborazione dei dati, durata tre anni.

Nella terza fase, che comincerebbe a cavallo della seconda, ci sarebbe l'applicazione di una piattaforma completa di monitoraggio a 1000 infrastrutture, durata 36 mesi.

 

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