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Economia
Israele, rapiti bimbi da Gaza: nelle fosse comuni corpi privi di organi

Guerra, rapiti numerosi bambini da Gaza.

Mentre in Italia le notizie su Gaza sono state bannate dai titoli di apertura dei TG nazionali e i servizi, di ineccepibile irrilevanza, vengono fatti scivolare in coda a tutti gli altri, nel resto del mondo l’attenzione resta altissima e in molti con coraggio tirano dritto sfidando la macchina della propaganda della lobby ebraica ashkenazita.

Anche in Israele, più o meno volontariamente. Malgrado la mannaia della censura si sia abbattuta e abbia spento Al-Jazeera – unica rete indipendente presente sul campo - e sequestrato tutte le sue attrezzature; e si appresti a farlo anche nella sua sede in Cisgiordania, con l’unico scopo di cancellare una presenza scomoda. La sola in grado di testimoniare davanti al mondo i giornalieri crimini di guerra e contro l’umanità commessi da Israele.

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È infatti da Israele che arriva una notizia sulla quale sembrava esser scesa una coperta di silenzio: la scomparsa di bambini da Gaza. Non risultano né morti, né dispersi, ma più enigmaticamente “scomparsi”, inghiottiti dal caos e dalla guerra. Lo scorso gennaio Al-Jazeera batteva la notizia di un capitano israeliano, Harel Itach, che da Gaza si era “riportato in Israele una bambina”.

La scoperta è stata fatta ascoltando uno dialogo andato in onda sulla Stazione radio dell'esercito israeliano. In quel segmento, nel frattempo rimosso dai servizi d’intelligence, e del quale resta comunque traccia su Al-Jazeera, Shahar Mendelson dichiara che il suo amico Harel, “Ha messo il cuore avanti a tutto e fatto la cosa giusta”. Nel frattempo, il capitano è morto in seguito a delle ferite riportate in guerra e dell’identità e del luogo in cui si trova questa neonata non si sa nulla. Da allora i gruppi per i diritti umani chiedono venga svolta un'indagine indipendente, su questo e molti altri casi di “asportazione” verificatisi dall’inizio delle operazioni a Gaza. Ma ad oggi nulla è stato fatto.

L’ormai comprovato rapimento da parte dell’IDF di numerosi bambini a Gaza, unito al ritrovamento nelle fosse comuni del Nasser Medical Complex, di decine di cadaveri privi di organi interni, e alla sparizione di numerosi cittadini palestinesi – da Gaza e dalla Cisgiordania - dei quali dopo l’arresto si perde ogni traccia, o i cui cadaveri non vengono più riconsegnati, non è solo un atroce crimine di guerra e contro l’umanità, ma l’ennesima prova dell’orrendo genocidio in corso. Questi “rapimenti e sottrazioni” gettano un’ombra sinistra sul modus operandi e sulle effettive intenzioni di Israele nei confronti dei nativi palestinesi.

E proprio per scongiurare il perpetrarsi del genocidio palestinese il Sud Africa ieri è tornato all’attacco dando inizio a due giorni di udienze alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia (CIG) per chiedere il cessate il fuoco immediato e che i massimi giudici delle Nazioni Unite emettano l’ordine di immediata sospensione dell’incursione israeliana a Rafah, perché è un’operazione “genocida” che minaccia la “sopravvivenza stessa dei palestinesi”.

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Il modo stesso in cui Israele sta portando avanti le sue operazioni militari a Rafah e altrove a Gaza “è di per sé un genocidio”, afferma il Sudafrica nella sua richiesta di procedimento. “Essendo il principale centro umanitario per l’assistenza umanitaria a Gaza, se Rafah cade, cade anche Gaza…Avanzando su Rafah Israele sta attaccando l’ultimo rifugio a Gaza e l’unica area rimasta della Striscia che non è stata ancora distrutta”. Oggi tocca a Israele replicare.

Sono ormai più di 35200 i palestinesi uccisi, quasi 79.000 i feriti e oltre 11.000 i dispersi. Secondo fonti verificate dell’ONU si stima che dell’oltre milione e mezzo di profughi stipati a Rafah ad oggi siano più di “600.000 i palestinesi in fuga dalla città, senza acqua né assistenza sanitaria”.

E in mezzo a quel fiume di disperati ci sono più di 600.000 bambini, 30.000 dei quali sono orfani di madre e di padre. Se a questo si aggiunge che tutti i valichi sono sbarrati da settimane dall’esercito israeliano, assediati da bande di coloni estremisti di ogni età, anche bambini, che saccheggiano i carichi e picchiano a sangue gli autisti, risulta chiaro che la situazione umanitaria si fa di giorno in giorno più disperata e caotica. 

È di ieri mattina l’annuncio che il personale del Comando Centrale degli Stati Uniti, a sostegno della missione umanitaria volta a fornire ulteriori aiuti ai civili palestinesi bisognosi, ha ultimato l’ancoraggio del molo temporaneo sulla spiaggia di Gaza. “Nessuna truppa americana è entrata a Gaza – ha dichiarato il Comando - Si prevede che i camion che trasporteranno assistenza umanitaria inizieranno a sbarcare nei prossimi giorni. Le Nazioni Unite riceveranno gli aiuti e ne coordineranno la distribuzione a Gaza”.

Dopo quasi otto mesi di atrocità, lievitate in un crescendo rossiniano di orrori, la sensazione che si prova guardando Israele commettere metodicamente quotidiani crimini di guerra davanti alla telecamera è perturbante. Destabilizza. Angoscia. Terrorizza. È come guardare uno sterminatore psicopatico che in streaming trasmette la propria vita mentre senza sosta compie carneficine, massacri efferati, da mesi, per mesi, impunemente… E con la polizia che non arriva mai. E mentre guardi una domanda ti strangola e si fa strada: quando verrà il mio turno?






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