Economia
Rcs, Bonomi fa scacco matto o accordo con Cairo?
A breve la verità sul destino del gruppo Rcs che edita il CorSera
In una giornata che vede Piazza Affari salire del 3,7% sospinta da prepotenti recuperi dei titoli bancari, il titolo Rcs Mediagroup sale di circa la metà (+1,88% a 78,45 centesimi di euro per azione), con appena 3,4 milioni di pezzi passati di mano, mentre Cairo Communications resta poco sopra i valori della vigilia (+0,23% a 4,41 euro per azione), con meno di 45 mila titoli scambiati. A tenere banco sono le dichiarazioni di Paolo Rotelli, socio dell’editore del Corriere della Sera col 3,486% del capitale, di voler valutare entrambe le offerte in campo, quella di Urbano Cairo (0,16 azioni Cairo per ogni titolo Rcs) e quella della cordata di investitori e soci guidata da Andrea Bonomi tramite Investindustrial che ha tempo fino a domani per rilanciare.
Oltre a Rotelli altri azionisti, per una quota complessiva attorno al 10% del capitale di Via Solferino, sarebbero tuttora favorevoli all’offerta di Cairo (che ai prezzi di stasera valuta un’azione Rcs 70,61 centesimi di euro, dunque circa il 10% meno delle quotazioni attuali), ma è chiaro, notano vari analisti, che il vero confronto potrà farsi solo da domani sera, perché è virtualmente certo che Bonomi rilancerà. Tenendo presente che prima dell’annuncio dell’Opas da parte di Cairo il consensus degli analisti indicava in 81 centesimi per azione il “fair value” di Rcs Mediagroup e che la valutazione proposta dall’esperto indipendente, Roberto Tasca, è stata pari a 0,95 euro, per soddisfare le aspettative Investindustrial dovrebbe almeno avvicinarsi ad un valore mediano, rilanciando a 80-85 centesimi per azione.
Negli ultimi giorni è però circolata la voce che il rilancio potrebbe essere più modesto, non oltre i 75 centesimi per azione. Ipotesi che rafforzerebbe quello che per alcuni operatori è più che un sospetto, ossia che l’obiettivo finale dei soci storici di Rcs Mediagroup che partecipano alla cordata con Bonomi (Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai, per una quota complessiva del 22,6% del capitale della casa editrice), non vogliano realmente portare fino in fondo la loro controffensiva, ma limitarsi a fare alzare il più possibile il prezzo a Urbano Cairo per poi aderire all’Opas, passando alla cassa o ridefinendo un ruolo da azionisti di minoranza in qualche modo “tutelati” rispetto ad un investimento che in questi anni non ha certamente procurato soddisfazioni in termini finanziari.
Ancora 24 ore e la sciarada potrà dirsi risolta: se Bonomi si terrà basso e Cairo crede negli obiettivi indicati per il soggetto che nascerebbe dalla fusione tra le due case editrici non sarà un rilancio di qualche centesimo per azione a spaventarlo, tenendo presente due fatti: che essendo il capitale di Rcs rappresentato da 521,86 milioni di azioni, ogni centesimo in più di rilancio, in contanti o azioni, costa a chiunque dei due contendenti poco più di 5 milioni di euro e che continua a circolare l’ipotesi che l’editore di La7 sia pronto a far entrare un socio finanziario (si dice un fondo sovrano) in Cairo Communications tramite un aumento di capitale riservato da 70 milioni di euro che sarebbe lanciato nei prossimi mesi in caso di riuscita dell’Opas. Aumento che, da solo, potrebbe offrire i mezzi per rilanciare da 0,16 a 0,19 azioni Cairo Communications per ogni azione Rcs, equivalenti ad una valutazione di 84-85 centesimi di euro per azione.
In caso diverso la partita si chiuderà già domani sera, con la vittoria degli azionisti storici e, forse, l’uscita di Cairo dall’azionariato di Rcs parendo difficile a quel punto poter proseguire un progetto di progressiva integrazione dei due gruppi.
Luca Spoldi