Recovery Plan da 196 miliardi: 74,3 vanno al Green, 9 alla Sanità - Affaritaliani.it

Economia

Recovery Plan da 196 miliardi: 74,3 vanno al Green, 9 alla Sanità

Conte, Gualtieri e Patuanelli nel Comitato esecutivo. Ma sulla governance si litiga ancora: una nuova riunione del Cdm potrebbe tenersi mercoledì

Recovery Plan da 196 miliardi di euro di cui 74,3 miliardi destinati al Green New Deal e alla transizione ecologica, mentre 48,7 miliardi andrebbero a "Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura", 27,7 miliardi a "Infrastrutture per una mobilità sostenibile", 19,2 miliardi a "Istruzione e ricerca"17,1 miliardi a "Parità di genere, coesione sociale e territoriale", 9 miliardi alla Salute. Di cui, 4,8 miliardi destinati all'assistenza di prossimità e alla telemedicina, i restanti 4,2 a innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria

E' la bozza del "Piano nazionale di ripresa e resilienza" che è in discussione al Consiglio dei ministri iniziato in tarda mattinata e su cui si registrano ancora divisioni all'interno della maggioranza spprattutto sulla governance. Governance che prevede l'istituzione di "un Comitato esecutivo, composto da presidente del Consiglio, ministro dell'Economia e delle Finanze e ministro dello Sviluppo Economico" per l'attuazione del piano e che "vigilerà con compiti di indirizzo, coordinamento e controllo". 

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"Viene inoltre individuato il ministro degli Affari europei - di intesa con il ministro degli affari Esteri e delle Cooperazione internazionale per quanto di competenza di quest'ultimo - quale referente unico con la Commissione Europea per tutte le attività legate all'attuazione del piano. Il Comitato può delegare a uno dei propri componenti, senza formalità, lo svolgimento di specifiche attività", si legge ancora nella bozza.

Il meccanismo del Comitato esecutivo ha però trovato contraria Italia Viva che per bocca della ministra renziana Teresa Bellanova ha definito la bozza "opaca e incostituzionale". Così, oggi dovrebbe arrivare il via libera allo schema di aggiornamento del piano, ovvero la strutturazione in missioni, componenti e progetti mentre per la partita della struttura di governance si ipotizza un nuovo Consiglio dei ministri mercoledì sera.

"Per l'Italia oltre a recuperare il terreno perduto con la crisi pandemica, si tratta di voltare pagina rispetto al passato. Non possiamo permetterci di ritornare allo status quo precedente a questa crisi", ha scritto il premier Giuseppe Conte, in un passaggio della premessa al Recovery Plan. "L'Italia da oltre 20 anni - ha sottolineato - fatica a tenere il passo delle altre economie avanzate. Il nostro Paese da tempo sconta tassi di crescita del prodotto e della produttività significativamente inferiori a quelli delle altre maggiori economie avanzate e insufficienti per garantire un miglioramento significativo del benessere dei suoi cittadini. Per uscire da questa crisi e per portare l'Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale occorrono un progetto chiaro, condiviso e coraggioso per il futuro del Paese, che permetta all'Italia di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l'hanno frenata durante l'ultimo ventennio".

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I quasi 49 miliardi destinati agli investimenti riguardo sulla "Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura" verranno distribuiti su 13 progetti. In particolare, 10,1 miliardi andranno a Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione; 35,5 miliardi all'Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e all'internazionalizzazione; 3,1 miliardi per cultura e turismo. La prima componente, cioè la digitalizzazione nella pubblica amministrazione, si legge nella bozza, ha come obiettivo un "radicale salto di qualità della Pubblica Amministrazione, attraverso la trasformazione digitale del settore pubblico e una sua conseguente riforma strutturale". 

La missione "Infrastrutture per una mobilità sostenibile" si concretizza in due linee di azione (componenti) che prevedono 4 progetti tra riforme e investimenti, per un ammontare complessivo di risorse pari a 27,7 miliardi di euro. La prima componente, "Alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0", assorbe risorse per 23,6 miliardi. Per la seconda componente, "Intermodalità e logistica integrata", sono previsti 4,1 miliardi.

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La parte del piano dedicata a ferrovie e strade prevede "una serie di opere infrastrutturali sia sulla rete ferroviaria sia su quella stradale per facilitare la mobilità dei cittadini e delle merci, contribuendo anche a renderla sostenibile". Tra gli obiettivi chiave viene citata l'estensione della rete di alta velocità al Sud. "Le opere ferroviarie al Nord sono invece sinergiche con gli investimenti previsti sui porti di Genova e Trieste (aumenteranno la capacità di trasporto merci su ferro dai porti verso l'Europa centrale), mentre le opere ferroviarie nel Centro miglioreranno i collegamenti di rete Est-Ovest".

Per la "realizzazione rapida" di queste opere, si legge sempre nella bozza del piano, "è previsto un intervento volto ad accelerare l'iter di approvazione dei contratti di programma con Rete Ferroviaria Italiana, semplificando le procedure ed eliminando fasi ridondanti".

Per quanto riguarda il capitolo tasse, invece, è prevista una "revisione generale della tassazione" con priorità alla riduzione della tassazione fiscale dei ceti medi". In particolare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza si legge: "Finora siamo infatti intervenuti sui lavoratori con reddito fino a 40mila euro, ora dobbiamo intervenire a favore dei lavoratori (sia dipendenti sia autonomi) con un reddito medio, ovvero orientativamente incluso tra 40 e 60 mila euro, perchè si tratta della fascia che oggi sconta livelli di prelievo eccessivi rispetto ai redditi ottenuti".

Nel documento si chiarisce, circa i criteri dell'iniziativa governativa: "La riforma fiscale che abbiamo in mente e i cui principi e criteri saranno presentati con il disegno di legge delega che il Parlamento sarà chiamato ad esaminare risponderà, da un lato, all'esigenza di definire una riforma organica del nostro sistema fiscale e, dall'altro, alla necessità che il disegno riformatore possa essere attuato nei tempi previsti per la fine della legislatura".

L'intervento dell'esecutivo sul sistema fiscale punta a una "maggiore equità, migliorandone al contempo la trasparenza e l'efficienza e riducendo le disparità di trattamento tra i cittadini e la concorrenza sleale tra le imprese".  "Abbiamo pensato innanzitutto a una riforma dell'Irpef - viene chiarito nel Piano - perchè è l'imposta principale, interessa circa 41 milioni di contribuenti (dichiarazioni 2019 riferite all'anno di imposta 2018), e perchè è quella che mostra più di ogni altra evidenti problemi di inefficienza, iniquità verticale e orizzontale e mancanza di trasparenza".

Il Ddl delega fiscale, continua il documento, "avrà inoltre l'obiettivo di riordinare le spese fiscali e la tassazione ambientale". I due interventi di carattere fiscale delineati dal Piano "potranno completare il disegno di riforma dell'Irpef con benefici in termini di efficienza, equità e trasparenza e che sono diventati ancor piu' prioritari all'interno del nuovo disegno strategico ispirato a logiche di sostenibilità ambientale e sociale che guidera' la politica economica italiana ed europea per i prossimi decenni".

Per l'intermodalità e la logistica integrata, invece, l'obiettivo è il miglioramento di competitività, capacità e produttività dei porti in chiave green. Questa componente prevede due elementi progettuali: il miglioramento della capacità e produttività dei principali porti attraverso una serie di interventi puntuali che coinvolgono, a esempio, la diga foranea di Genova, e l'accessibilità portuale e dei collegamenti ferroviari e stradali con i porti, e la sostenibilità ambientale. I progetti riguardano porti e intermodalità collegata alle grandi linee di comunicazione europea.

Sono i porti maggiori quelli "interessati dall'intervento (Genova e Trieste), snodi strategici - si legge nella bozza - per l'Italia e per il commercio nel Mediterraneo per i quali si prevede lo sviluppo delle infrastrutture portuali e delle infrastrutture terrestri di interconnessione. Sono previsti inoltre interventi di sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico (Green ports) per la conversione della flotta navale con mezzi aventi un minor impatto ambientale, per l'elettrificazione delle banchine (Cold ironing), per il rinnovo in logica sostenibile del parco autotrasporto e del trasporto ferroviario merci e per la digitalizzazione dei sistemi logistici portuali e aeroportuali". 

Nel capitolo dedicato alle infrastrutture viene citato anche l'obiettivo di modernizzare e mettere in sicurezza i collegamenti stradali "a forte rischio strutturale e con un elevato livello di incidentalità". "Si tratta di opere immediatamente cantierabili - si spiega -, per le quali si prevede un intervento straordinario di messa in sicurezza e l'inserimento di un sistema di sensoristica avanzata per il monitoraggio delle opere, rafforzandone la resilienza". Nelle intenzioni del Governo questi investimenti dovrebbero beneficiare delle norme speciali messe in campo con il decreto legge sulle semplificazioni "che ha recepito anche le pertinenti disposizioni in materia di sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali". 

Infine, rguardo ai livelli più capillari della governance, "in linea con gli indirizzi della Commissione Ue, si ritiene di dover procedere alla individuazione di un Responsabile di missione in ciascun settore interessato dal piano, al quale sia demandata la responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano stesso, la costante verifica circa il rispetto del cronoprogramma nonchè il compito di adoperarsi, anche attraverso l'attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell'intervento programmato".

Nel documento non è indicato ancora il numero preciso di commissari. "I Responsabili di missione - si legge ancora - operano all'interno di una struttura di missione costituita con Dpcm, su proposta del Comitato esecutivo. Alla struttura e' attribuito un contingente di personale, anche di livello dirigenziale, individuato tra il personale delle pubbliche amministrazioni, personale di società pubbliche in house o partecipate, collaboratori nonchè consulenti o esperti, anche estranei alla pubblica amministrazione. La definizione e il coordinamento delle attività e delle azioni della struttura è affidato alla Conferenza dei Responsabili di missione, nel cui ambito e' nominato un Coordinatore che sovrintende allo svolgimento delle attivita' che richiedono un intervento collegiale. La gestione amministrativa e operativa della struttura e' affidata a un direttore amministrativo".

"La struttura di missione e i Responsabili di missione - viene precisato - costituiscono un modello di governance di secondo grado rispetto alla attività dei soggetti attuatori (Ministeri, altre amministratori, società o enti), i quali possono sia beneficare dell'ausilio tecnico della struttura, sia avvalersi di società in house, di strutture di pubbliche amministrazioni e, in caso di particolari difficoltà esecutive nella realizzazione dei progetti, della Struttura di progettazione già costituita presso l'Agenzia del Demanio".