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Economia
Saipem, Bellotti: "Partecipiamo attivamente al processo di transizione energetica"

Massimiliano Bellotti, Responsabile della Business Line Offshore Conventional, SURF and Renewables della Divisione E&C Offshore di Saipem ad Affaritaliani.it

Secondo l’Energy International Agency, le rinnovabili saranno la fonte di generazione di energia in più rapida crescita, grazie allo sviluppo tecnologico e agli incentivi messi in campo dai governi mondiali. Entro il 2050, Cina, India, paesi europei membri OCSE e USA copriranno il 75% della capacità di generazione da fonti rinnovabili.

Per quanto riguarda l’eolico offshore, Asia ed Europa da sole rappresentano sia il 65% sia della nuova capacità produttiva aggiunta tra il 2018 e il 2050 (oltre 600 GW), sia il 65% della capacità produttiva attualmente in fase di sviluppo, pari a 250 GW. In Europa in particolare, la capacità in fase di sviluppo è di 87 GW contro i 25GW di capacità installata.

Proprio l’Europa è una delle aree verso cui Saipem ha da tempo orientato le proprie forze, non solo da un punto di vista quantitativo ma anche e soprattutto da un punto di vista qualitativo, allo sviluppo dei progetti, grazie a tecnologie d’avanguardia, asset, capacità di early engagement e solution providing, che hanno trasformato l’azienda da EPC contractor a vero e proprio sviluppatore di progetti.

Saipem ha finora acquisito in totale oltre un miliardo di euro di ordini nell’eolico offshore come parte della strategia di diversificazione della società e della sua trasformazione per rispondere alle esigenze della transizione energetica.

Massimiliano Bellotti, Responsabile della Business Line Offshore Conventional, SURF and Renewables della Divisione E&C Offshore di Saipem ad Affaritaliani.it

Il Regno Unito ha di recente inaugurato un piano di investimenti pubblici per l’energia dal valore di 12 miliardi di sterline con l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni entro il 2050. A fianco della Gran Bretagna in questa conversione ci sarà anche l'Italia, con Saipem in prima linea. Quali sono i progetti che sta realizzando Saipem in Uk al momento e quali quelli che prevede di mettere in campo in futuro?

Nel settore inglese, e in particolare nei territori del Mar del Nord, siamo attivi con diversi progetti in fase di sviluppo nel segmento dell’eolico offshore.

Il principale, tra i progetti che si inseriscono nella strategia di transizione energetica, è Neart na Gaoithe (NnG) in Scozia. Lo scopo del lavoro comprende l’ingegneria, l’approvvigionamento, la costruzione e l’installazione di 54 fondazioni (jacket), posizionate ad una profondità compresa tra 40 e 60 metri, per un equivalente numero di turbine eoliche con una capacità di circa 8MW ciascuna. Il parco eolico NnG e sarà in grado di generare circa 450 megawatt di elettricità.

Poi abbiamo un contratto in UK per il trasporto e l’installazione di due piattaforme di trasformatori offshore (capacità 1,2 GW ciascuna) per le prime due fasi del progetto Dogger Bank in UK. E infine un contratto di installazione per Seaway 7 relativo al parco eolico offshore Seagreen, un progetto da 1.075 MW realizzato in joint venture tra SSE Renewables e Total al largo della costa orientale della Scozia.

Tali progetti hanno visto Saipem impegnata con il mezzo Saipem 7000, la nave-gru capace di mega-operazioni di sollevamento fino a 14.000 tonnellate, impiegata per l’installazione delle turbine o delle loro fondazioni.

 

Nel Mare del Nord, da tempo costellato di piattaforme petrolifere, si stanno moltiplicando i campi eolici offshore. Dietro a questa conversione c’è la mano di Saipem. Ci spiega l’impegno di Saipem in tal senso e quanto ha investito per realizzare questi progetti?

I lavori procedono bene. Godiamo del fatto che abbiamo a disposizione sia i nostri asset in quanto yard ma anche in quanto mezzi di sollevamento. Abbiamo enabler che altri contrattori non hanno che ci permettono di produrre tutto in casa. Questo è specifico per il progetto di Nng per il quale effettivamente abbiamo la capacità di ingegneria, la capacità di fabbricare il materiale nella nostra yard a Karimun e in parte anche nella nostra yard Arbatax in Sardegna, e installiamo tutto con il nostro mezzo Saipem 7000.

Siamo anche tra i pochi contrattori nel mercato offshore che si distinguono per una modalità particolare di installazione. Prescaviamo infatti il suolo, installiamo i pali e successivamente vengono fondati i jacket. Cosa che negli altri progetti non è presente in quanto si tratta solitamente di fondazioni qualificate direttamente o di mono pali direttamente posti nel suolo.

 

Qualche mese fa è stato annunciato che Saipem svilupperà un parco eolico nel Mare Adriatico, al largo di Ravenna. Considerando che il 95% dei progetti del Gruppo è all’estero, è un punto di partenza per incrementare la vostra presenza in Italia?  Prevedete di estendere il progetto ad altre aree italiane?

Questo progetto segna un punto di svolta nell’incremento della nostra azione sul territorio italiano. Abbiamo firmato a Ravenna un Memorandum of Understanding (MoU) con AGNES. Il progetto prevede 56 turbine su fondazioni fisse sul fondo del mare a 8 miglia nautiche dalla costa. La totale capacità installata sarà quella di 450 MW.

Partecipiamo quindi attivamente allo sviluppo di un parco eolico nel Mar Adriatico ma saremo sempre più attivi in queste iniziative legate allo sviluppo dell’eolico offshore in Italia. Progettiamo infatti di estenderci anche in territorio sardo e siciliano.

Abbiamo inoltre firmato, sempre in Italia, un accordo di collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche nell’ambito dell’eolico flottante per il nostro concetto Hexafloat, un’innovativa tecnologia che stiamo brevettando. Lo abbiamo già testato in scale minori e ci apprestiamo a fare un test di questa turbina galleggiante nelle dimensioni reali. La fondazione galleggiante Saipem è una struttura a pendolo che consente l’accesso a siti con fondali profondi, facilitano l’installazione della turbina.

 

Qual è l’importanza della transizione energetica nel mondo di oggi? Pensa che la pandemia abbia rallentato o accelerato questo processo?

Penso che ormai tutto il mondo stia volgendo sempre più verso una transizione energetica. È una tematica assolutamente centrale al giorno d’oggi ed è essenziale partecipare a questo cambiamento e volgere i proprio fondi verso investimenti di questo tipo.

Difficile da stabilire quanto effettivamente il Covid abbia inciso in questa processo. Quello che è evidente è che sempre più investimenti si rivolgono verso il green, non so se a causa della pandemia ma nel caso sicuramente in modo positivo.

 

Quali sono gli obiettivi e i progetti che Saipem si prefigge per i prossimi anni?

Coniughiamo il fatto che il 70% del backlog di Saipem non è legato al petrolio con la scelta di investire in asset e in ricerche sempre più orientate al green. Questo ci porta ad inserirci in maniera significativa nel processo di transizione energetica e nel farlo dovremo seguire i nostri clienti, anche quelli dell’oil and gas che si stanno indirizzando verso questa transizione. Esempio concreto è l’annuncio di Eni di essere entrata con il 20% in Dogger Bank, uno dei nostri progetti in UK.

Credo che sempre di più si sottolineerà il passaggio dall’oil and gas al green. Non penso ci possano essere altre possibilità se non questa nel mondo in cui viviamo oggi. Noi abbiamo i mezzi, le yards e soprattutto abbiamo le competenze per partecipare a questa svolta e lavoreremo sempre più in questa direzione.

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