Se i soci lasciano Mediobanca: "E' la fine del salotto buono"

Piazzetta Cuccia rumoreggia. Sono giorni agitati nella sede di Mediobanca. Il crollo dell'impero di uno dei soci sta generando una reazione a catena che, secondo il Finacial Times, sta portando a dire addio al salotto buono.
Unipol dovrà dismettere la propria quota in Mediobanca (pari al 3,8%) entro l'anno per rispettare le richieste dell'Antitrust. Ma il gruppo potrebbe non essere l'unico socio a dire addio. Anche la Carlo Tassara di Romain Zaleski potrebbe liquidare il proprio portafoglio. Sembra che il tempo delle concessioni bancarie facili sia terminato: Unicredit non ritiene sufficiente il piano di ristrutturaioni della società. E se le richieste di Piazza Cordusio non dovessero essere accolte, la liquidazione è opzione quasi certa. Un passaggio che coinvolgerebbe tutte le partecipazioni di Zaleski: Intesa Sanpaolo (1,7% del capitale), Ubi Banca (1,4%), A2A (2,5%), Cattolica Assicurazioni (1,7%), Generali (0,6%), Mps (1,1%) e, appunto Mediobanca (1,17%). In sostanza, nel giro di pochi mesi, potrebbe finire sul mercato circa il 5% di Piazzetta Cuccia.
Se a questo si aggiungono i risultati del 2012-2013 che verranno pubblicati il 17 settembre e che non si annunciano certo rosei, non ci sarà da sorprendersi se il titolo, come sottolineano gli analisti di Banca Akros, sarà soggetto a pressioni. Come è già successo negli ultimi giorni. Il titoli di Mediobanca ha chiuso l'ultima seduta della settimana del 2,82% a 4,966 euro. Si chiude così una cinque giorni complicata, che ha visto n ribasso complessivo superiore all'8%.
Dietro questo piccolo smottamento, il Financial Times ci ha visto qualcosa di più: il crollo del salotto buono e l'allentamento di quel capitalismo di relazione che ha caratterizzato l'economia italiana del dopoguerra. Con la crisi dell’eurozona – scrive Ft – “questi legami si sono trasformati in un tallone d’Achille. Il mondo che ha gestito il potere finanziario italiano dalla Seconda guerra mondiale sta vedendo la fine del suo tempo. Sotto la pressione degli investitori, Generali e Mediobanca hanno promesso di sciogliere la matassa delle partecipazioni incrociate. È arrivata la fine di un sistema in cui io ti nomino perché sei mio amico e tu compri le mie azioni perché ti ho votato nel board”.