Economia
Spread ai minimi, battuta anche la Francia. L'esperto: "Fame di rendimento, ma il BTP ora vale meno. E sui mutui non illudetevi"
L'analisi di Roberto Rossignoli, Senior Portfolio Manager di Moneyfarm

Spread migliore di quello francese, Rossignoli (Moneyfarm): "Fame di rendimento, ma il BTP ora vale meno. E sui mutui non illudetevi"
Non succedeva da sedici anni: lo spread tra Italia e Germania è scivolato sotti i 70 punti base, tornando a livelli che non si vedevano da novembre 2009. Significa in poche parole che l'Italia è percepita come più stabile, più credibile; una fiducia che si riflette anche nei flussi: dall'inizio dell'anno gli investitori esteri hanno aumentato di oltre 116 miliardi la loro esposizione ai titoli di Stato italiani. Ma che cosa cambierà davvero per i risparmitori con un spread più basso persino di quello francese? Affaritaliani ne ha parlato con Roberto Rossignoli, Senior Portfolio Manager di Moneyfarm.
Perché i mercati stanno "promuovendo" l’Italia con uno spread ai minimi?
La discesa dello spread sotto i 70 punti base indica fiducia nella stabilità italiana e riflette la "fame di rendimento" degli investitori con il calo dei tassi. Questo marcato restringimento ha un'importante implicazione tecnica: la compressione dello spread ha abbassato il costo della diversificazione. Oggi, diversificare fuori dai confini nazionali comporta una rinuncia al rendimento minima, segnalando una normalizzazione: l'Italia non è più vista come un'anomalia rischiosa, ma quasi come un emittente "core" dell'Eurozona.
Che cosa cambia per i titoli di Stato e per i risparmiatori?
Cambia radicalmente l'attrattiva relativa del BTP. Siamo di fronte a uno scenario che non vedevamo da anni (al netto di brevi parentesi durante le crisi): lo spread BTP-Bund si sta stabilizzando al di sotto dello spread richiesto sui titoli Corporate Investment Grade.
Se guardiamo i dati, oggi lo spread per le obbligazioni societarie (Corporate Euro) viaggia attorno agli 80 punti base, mentre il rischio Italia è prezzato sotto i 70 punti base. Pur con i dovuti caveat (differenze di liquidità, scadenze, ecc.), questo significa che il BTP offre meno "premio" rispetto a un paniere di obbligazioni aziendali solide.
Per il risparmiatore italiano, storicamente affetto da home bias, la tendenza a comprare solo titoli domestici, si tratta di una svolta: il BTP è diventato uno strumento meno appetibile in termini relativi rispetto ai bond corporate europei o ai governativi globali. Potremmo quindi assistere a uno spostamento dei flussi: le famiglie potrebbero iniziare a guardare oltre il BTP per cercare rendimento, favorendo una maggiore diversificazione geografica e settoriale dei portafogli.
Quali implicazioni ci sono per mutui, conti e investimenti?
È fondamentale fare una distinzione tra valore relativo e assoluto. La discesa dello spread è ottima per la solidità delle banche, che detengono molti BTP, il che potrebbe tradursi in condizioni di accesso al credito leggermente più distese.
Tuttavia, lo spread è una misura relativa, non assoluta. Dire che lo spread è basso non significa che il denaro costi poco. Per il governo italiano, il costo degli interessi in percentuale del Pil rimane, in senso assoluto, elevato. Sul fronte dei mutui, i tassi rimangono legati all'Euribor e all'IRS, che dipendono dalla BCE. Anche se lo spread è ai minimi, il costo dell'indebitamento complessivo rimane storicamente elevato rispetto al decennio pre-2022. Un mutuo oggi costa comunque molto di più rispetto a tre anni fa, indipendentemente dal fatto che l'Italia sia "promossa" dai mercati.
Anche sul piano degli investimenti vale lo stesso discorso: il calo dello spread riduce il rendimento prospettico dei BTP. Per chi deve investire oggi, accontentarsi di un premio così sottile per concentrare il rischio su un solo Paese ha meno senso finanziario rispetto al passato. È il momento ideale per i consulenti per proporre l'allargamento dell'orizzonte di investimento verso l'Europa o il mercato globale.
