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Economia

di Stefano Mazzocchi

La crisi finanziaria del 2008 e i suoi strascichi sull’economia reale, hanno creato, il clima ideale affinché i temi dell’evasione fiscale internazionale e dei paradisi fiscali, assumessero un maggior rilievo nelle varie opinioni pubbliche nazionali.

I vari Stati hanno prestato, sempre più attenzione alla materia, affrontandola sia autonomamente sia intrattenendo trattative bilaterali, in sedi e contesti internazionali.

In particolare, per l’Italia, una enorme rilevanza hanno i rapporti in materia di trasmissione e scambio di informazioni di dati bancari e fiscali con la confinante Svizzera,che detiene nei caveau dei suoi istituti di credito, secondo alcune stime,circa 180 miliardi di Euro provenienti dall’Italia.

Il negoziato bilaterale, non senza difficoltà va avanti da tempo, e diverse sono le richieste del contraente svizzero.

I piu’ importanti snodi per la Confederazione sono:

l’uscita della Svizzera dalla Black List italiana, la revisione dell’accordo sull’imposizione dei frontalieri, la riduzione delle imposte alla fonte su dividendi,interessi e canoni di licenza, l’estensione (circoscritta) della libertà di stabilimento alle persone giuridiche (che faciliterebbe il trasferimento di società innovative in Svizzera) e l’apertura del mercato italiano alle banche Svizzere. Questi sono i principali obiettivi svizzeri di politica economica nel negoziato con l’Italia.

La pressione sulla Svizzera non è circoscritta alla sola Italia ma riguarda tutta la comunità economica internazionale.

E questa pressione sta portando i suoi frutti. Dopo anni di richieste e sollecitazioni da parte dell’UE e dell’OCSE, il 15 ottobre scorso, il consiglio federale svizzero ha, infatti sottoscritto, ma non ancora ratificato, la Convenzione multilaterale di Strasburgo. Si tratta di un momento storico per un Paese che ha fatto della riservatezza dei suoi dati bancari la propria principale caratteristica finanziaria.

Ma focalizziamo l’attenzione sui contenuti della convenzione di Strasburgo. Si tratta di uno strumento multilaterale di cooperazione fiscale, in vigore dal 1988 e a cui l’Italia ha aderito nel 2006.

Gli Stati che hanno, ad oggi, aderito alla Convenzione sono 64 e hanno a disposizione una gamma di strumenti molto ampia per tracciare e recuperare i capitali sottratti alle fiscalità nazionali. Si applica sia alle imposte dirette sia a quelle indirette e riguarda le persone fisiche, persone giuridiche e enti privi di personalità giuridica (come Associazioni,società di persone e Trust).

Gli Stati aderenti sono tenuti a scambiarsi informazioni su richiesta, in modo spontaneo (al verificarsi di date condizioni), in modo automatico (scambio tra competenti autorità) e, inoltre, possono stabilire forme di cooperazione nella riscossione.

Lo scambio automatico di informazioni è una procedura che permette alle amministrazioni finanziarie di Paesi diversi di scambiarsi i dati relativi ai contribuenti residenti nell’altro Stato, a prescindere dall’esistenza o meno di indagini da parte dell’autorità giudiziaria.

Si parla, invece, di scambio spontaneo di informazioni nel caso in cui uno Stato abbia acquisito,nel corso di alcuni controlli,delle informazioni che ritenga di interesse per l’altro stato.

Particolarmente esplicativo riguardo la cooperazione nella riscossione è, invece, l’art 11 della Convenzione che stabilisce il principio di equivalenza, ovvero gli Stati firmatari che ricevano richieste di assistenza nella riscossione, sono tenuti a compiere tutti gli sforzi necessari per il loro recupero,”come se fossero proprie pretese tributarie” proprie.

Pensate quanto possa essere rivoluzionario un concetto del genere per la Svizzera, che della sua riservatezza ha fatto, storicamente, il suo punto di forza.

Alla luce delle pressioni che la comunità internazionale ha esercitato sulla Svizzera e dei risultati conseguiti, la partita del negoziato bilaterale Italia - Svizzera si gioca tutta sui tempi

E’, infatti, a tutta convenienza della Svizzera, ricercare rapidamente un accordo convenzionale con l’Italia, prima della ratifica della convenzione multilaterale di Strasburgo.

Al contrario, per l’Italia converrà attendere, compatibilmente con le urgenze di bilancio, che la Svizzera ratifichi, in modo da ridurre al minimo il proprio potere negoziale nei confronti del nostro Paese.

Vi sono però tutte le condizioni, perché l’Italia, in virtù di quanto detto, possa imporre alla Svizzera le proprie opzioni per la stipula, al piu’ presto, della nuova Convenzione bilaterale.

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