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Economia
Tassa sul vino (ed etichetta choc come sigarette): scoppia la rivolta
(foto Lapresse)

Vino, Coldiretti: da Ue tasse e etichetta choc come sigarette

“E’ del tutto improprio assimilare l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol.” Lo spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che la relazione dell’Europarlamento “colpisce ingiustamente il vino Made in Italy che ha conquistato la leadership in Europa per produzione ed esportazioni con un fatturato record di 12 miliardi nel 2021”.

Salvini: "Europa beva Coca Cola, a noi lasci bere vino pugliese"

"Green va bene ma con la testa, senza massacrare le imprese e milioni dilavoratori. Vi racconto questa che forse ve la siete persa: probabilmente l'Europa per tutelare la salute pubblica, metterà sullebottiglie di vino l'etichetta 'pericolo, cancerogeno, dannoso...'. Voibevetevi la Coca Cola a noi lasciateci bere il vino pugliese, poivediamo chi sta meglio". Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, intervenendo all'assemblea regionale del partito in Puglia.

In Lombardia – precisa la Coldiretti regionale – la superficie coltivata a vite è di oltre 20 mila ettari, con il 90% dei vini prodotti che è a denominazione di qualità, grazie a 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt. La relazione non si limita a proporre aumenti delle tasse ma – sottolinea Coldiretti – spinge ad introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come per i pacchetti di sigarette

Vino, col allarme su bottiglie addio a un bicchiere su quattro secondo sondaggio Coldiretti

Una decisione che ne scoraggerebbe il consumo da parte di quasi un italiano su quattro (23%) che smetterebbe di bere o ne consumerebbe di meno, secondo il sondaggio on line sul sito coldiretti.it. Ma a preoccupare sono soprattutto gli effetti sulle esportazioni, che superano i consumi interni, per un valore destinato a sfondare per la prima volta quota 7 miliardi di euro, secondo le proiezioni di Coldiretti.

Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche – ricorda la Coldiretti - sul consumo regolare di un bicchiere di vino ai pasti.

Ad essere colpite dalla relazione – continua la Coldiretti – sono anche le carni a poche settimane dal finanziamento concesso dall’Unione europea con risorse pubbliche al business privato della “carne Frankenstein” dietro il quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale. A beneficiare dello stanziamento di 2 milioni di euro sono state due aziende olandesi (Nutreco e Mosa Meat) impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro, dove ha investito anche il famoso attore americano Leonardo DiCaprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei. Si rischia di sostenere una abile operazione di marketing che – sottolinea Coldiretti – non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione.

Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale – conclude la Coldiretti – va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.

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