Di Forrest Gump

Il consenso bulgaro che, incredibilmente, aleggia attorno agli esecutori testamentari dei cosiddetti "poteri forti" di Mediobanca ha appannato il successo che l'assemblea di telecom di venerdì e, ancor più, l'istruttoria aperta dalla Procura di Milano su alcune recenti scelte gestionali della società hanno costituito la linea di chi, primo fra tutto Marco Fossati, si oppone all'"annessione" del gruppo telefonico italiano al socio-dominante Telefonica.

Giova ricordare che aver vinto l'assemblea - riuscendo a imporre la conferma del consiglio uscente - con appena lo 0,3% di scarto sul fronte dei contrari, rappresenta per Telco una vittoria di Pirro. La strategia soffocante che Telefonica sta dettando all'azienda, di qui a quando in aprile andrà nuovamente eletto il vertice amministrativo, non mancherà di convincere molti altri investitori istituzionali internazionali del fatto che sia necessario strappare al fronte ispano-mediobancario lo scettro del governo societario, che ha un effetto spaventosamente debilitante sul business.

Se Fossati, in due mesi e prima che Telecom facesse la scelta -discutibile e fortunatamente discussa sia dall Consob che dai magistrati - di vendere senza gara Telecom Argentina e di emettere un convertendo sostanzialmente e abritrariamente riservato agli amici, è riuscito a coagulare sulle sue posizioni tanto consenso, molto di più potrà fare nei prossimi tre mesi. Ma perché è un bene, tutto ciò? Semplice: Telefonica in Telecom, così come Air France in Alitalia, sono esattamente i soci industriali che il sistema-Paese, se ne esistesse uno e se non fosse stato surrogato arbitrariamente e malamente da ciò che resta della "cabina di regia" del capitalismo privato che una volta funzionava in Mediobanca, non avrebbe mai dovuto convocare.

Telefonica in Telecom e Air France in Alitalia vogliono semplicemente svuotare il business delle loro due partecipate e farlo proprio, vampirescamente. Ma non perché siano cattive: è il mercato, bellezza, e quando qualcuno è debole trova sempre un forte che ne abusa. "Non esistono joint-venture, esiste sempre qualcuno che compra e qualcun altro che viene comprato", ripeteva l'Avvocato Agnelli, col suo proverbiale cinismo battutistico, e diceva la pura verità. Con la vergognosa aggravante che mentre nel caso di Air France la società acquisita, Alitalia, è in crisi e non ha mai prodotto utili da quando è stata per così dire "salvata" dalla cordata italo-francese, Telecom Italia è ancora, nonostante tutto, un'azienda ricca, che se fosse alleggerita dell'enorme debito che l'Opa del '99 in primis e alcune altre successive operazioni le hanno scaricato sul groppone, genererebbe ancora ricchi utili, perché la sua redditività industriale è tuttora valida.

Quindi è Telecom la "magnifica preda" che gli spagnoli si sono illusi di poter comprare a due lire. Perché "illusi"?
Perché la scelta di ritirare i loro due consiglieri la dice lunga sull'impennata di prudenza che hanno avuto quando si sono resi conto che la spregiudicatezza procedurale dettata al management di Telecom dall'azionista che ha tenuto le fila della maldestra cessione, Mediobanca, ha attratto sull'azienda i riflettori della Consob prima e della magistratura poi. Gli spagnoli non vogliono rogne, a loro piacerebbe - sarebbe piaciuto - prendersi Telecom a due lire, ma una Telecom comunque impantanata com'è fa ugualmente comodo: il concorrente migliore è quello acquisito, ma subito dopo è il concorrente bollito.

E la magistratura lavorerà, eccome, sulla palese asimmetria con cui sono state condotte le operazioni Argentina e convertendo, e l'ipotesi di reato - ostacolo alla vigilanza - è solo la prima delle evenienze che potranno prodursi. L'epopea dei Ligresti ha volto al termine quando sulle vicende Fonsai hanno acceso un faro appunto la Consob e subito dopo la Procura, e in quel caso l'illuminazione ha fatto gioco alla strategia di Mediobanca che voleva passare la Fonsai all'Unipol per poter continuare a dominare sul nuovo insieme ottimizzando il peso delle proprie inoculate storiche scelte di finanziamento a favore dell'ingegnere siciliano e delle coop. Adesso che i fari sono puntati su quanto fatto da Telecom sotto dettato dei soci venditori di Telco, e quindi tra essi di Mediobanca che ne ha tenuto la strategia (peccato per le Generali di Mario Greco non essersi distinto, ossessionato com'è di chiudere col passato più in freatta che può!) l'effetto sarà diverso.
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Sullo sfondo, la sacrosanta offensiva di Massimo Mucchetti, senatore del Pd ed ex bravissimo giornalista finanziario, per far abbassare la "soglia dell'Opa" ad un livello che costringa gli spagnoli a pagare anche ai piccoli soci Telecom lo stesso prezzo pagato agli gnomi di Telco. Il 30% è infatti una soglia troppo alta per le società così grandi. Il premier Enrico Letta recalcitra perché incredibilmente fin dal primo trapelare della notizia ha fatto il tifo per Telefonica. Ma per fortuna Letta conta poco, a contare davvero è solo Napolitano che vede l'operazione con molta diffidenza… E i partiti, che stanno pian piano prendendo coscienza che non si può svendere così la rete telefonica nazionale - almeno quella, no - che è strategica quanto se non di più di quelle dell'elettricità e del gas. Quindi, Telecom Italia è tornata in gioco. La guerra-lampo degli spagnoli è fallita. L'assemblea di venerdì ha sancito la nascita di una minoranza di blocco, molto forte, che intanto impedisce all'azienda di prendere qualsiasi decisione che richieda un'assemblea straordinaria e soprattutto è a un soffio dal diventare maggioranza tout-court. E ce la farà.

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Il consenso bulgaro che, incredibilmente, aleggia attorno agli esecutori testamentari dei cosiddetti "poteri forti" di Mediobanca ha appannato il successo che l'assemblea di telecom di venerdì e, ancor più, l'istruttoria aperta dalla Procura di Milano su alcune recenti scelte gestionali della società hanno costituito la linea di chi, primo fra tutto Marco Fossati, si oppone all'"annessione" del gruppo telefonico italiano al socio-dominante Telefonica.

Giova ricordare che aver vinto l'assemblea - riuscendo a imporre la conferma del consiglio uscente - con appena lo 0,3% di scarto sul fronte dei contrari, rappresenta per Telco una vittoria di Pirro. La strategia soffocante che Telefonica sta dettando all'azienda, di qui a quando in aprile andrà nuovamente eletto il vertice amministrativo, non mancherà di convincere molti altri investitori istituzionali internazionali del fatto che sia necessario strappare al fronte ispano-mediobancario lo scettro del governo societario, che ha un effetto spaventosamente debilitante sul business.

Se Fossati, in due mesi e prima che Telecom facesse la scelta -discutibile e fortunatamente discussa sia dall Consob che dai magistrati - di vendere senza gara Telecom Argentina e di emettere un convertendo sostanzialmente e abritrariamente riservato agli amici, è riuscito a coagulare sulle sue posizioni tanto consenso, molto di più potrà fare nei prossimi tre mesi. Ma perché è un bene, tutto ciò? Semplice: Telefonica in Telecom, così come Air France in Alitalia, sono esattamente i soci industriali che il sistema-Paese, se ne esistesse uno e se non fosse stato surrogato arbitrariamente e malamente da ciò che resta della "cabina di regia" del capitalismo privato che una volta funzionava in Mediobanca, non avrebbe mai dovuto convocare.

Telefonica in Telecom e Air France in Alitalia vogliono semplicemente svuotare il business delle loro due partecipate e farlo proprio, vampirescamente. Ma non perché siano cattive: è il mercato, bellezza, e quando qualcuno è debole trova sempre un forte che ne abusa. "Non esistono joint-venture, esiste sempre qualcuno che compra e qualcun altro che viene comprato", ripeteva l'Avvocato Agnelli, col suo proverbiale cinismo battutistico, e diceva la pura verità. Con la vergognosa aggravante che mentre nel caso di Air France la società acquisita, Alitalia, è in crisi e non ha mai prodotto utili da quando è stata per così dire "salvata" dalla cordata italo-francese, Telecom Italia è ancora, nonostante tutto, un'azienda ricca, che se fosse alleggerita dell'enorme debito che l'Opa del '99 in primis e alcune altre successive operazioni le hanno scaricato sul groppone, genererebbe ancora ricchi utili, perché la sua redditività industriale è tuttora valida.

Quindi è Telecom la "magnifica preda" che gli spagnoli si sono illusi di poter comprare a due lire. Perché "illusi"?
Perché la scelta di ritirare i loro due consiglieri la dice lunga sull'impennata di prudenza che hanno avuto quando si sono resi conto che la spregiudicatezza procedurale dettata al management di Telecom dall'azionista che ha tenuto le fila della maldestra cessione, Mediobanca, ha attratto sull'azienda i riflettori della Consob prima e della magistratura poi. Gli spagnoli non vogliono rogne, a loro piacerebbe - sarebbe piaciuto - prendersi Telecom a due lire, ma una Telecom comunque impantanata com'è fa ugualmente comodo: il concorrente migliore è quello acquisito, ma subito dopo è il concorrente bollito.

E la magistratura lavorerà, eccome, sulla palese asimmetria con cui sono state condotte le operazioni Argentina e convertendo, e l'ipotesi di reato - ostacolo alla vigilanza - è solo la prima delle evenienze che potranno prodursi. L'epopea dei Ligresti ha volto al termine quando sulle vicende Fonsai hanno acceso un faro appunto la Consob e subito dopo la Procura, e in quel caso l'illuminazione ha fatto gioco alla strategia di Mediobanca che voleva passare la Fonsai all'Unipol per poter continuare a dominare sul nuovo insieme ottimizzando il peso delle proprie inoculate storiche scelte di finanziamento a favore dell'ingegnere siciliano e delle coop. Adesso che i fari sono puntati su quanto fatto da Telecom sotto dettato dei soci venditori di Telco, e quindi tra essi di Mediobanca che ne ha tenuto la strategia (peccato per le Generali di Mario Greco non essersi distinto, ossessionato com'è di chiudere col passato più in freatta che può!) l'effetto sarà diverso.
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Sullo sfondo, la sacrosanta offensiva di Massimo Mucchetti, senatore del Pd ed ex bravissimo giornalista finanziario, per far abbassare la "soglia dell'Opa" ad un livello che costringa gli spagnoli a pagare anche ai piccoli soci Telecom lo stesso prezzo pagato agli gnomi di Telco. Il 30% è infatti una soglia troppo alta per le società così grandi. Il premier Enrico Letta recalcitra perché incredibilmente fin dal primo trapelare della notizia ha fatto il tifo per Telefonica. Ma per fortuna Letta conta poco, a contare davvero è solo Napolitano che vede l'operazione con molta diffidenza… E i partiti, che stanno pian piano prendendo coscienza che non si può svendere così la rete telefonica nazionale - almeno quella, no - che è strategica quanto se non di più di quelle dell'elettricità e del gas. Quindi, Telecom Italia è tornata in gioco. La guerra-lampo degli spagnoli è fallita. L'assemblea di venerdì ha sancito la nascita di una minoranza di blocco, molto forte, che intanto impedisce all'azienda di prendere qualsiasi decisione che richieda un'assemblea straordinaria e soprattutto è a un soffio dal diventare maggioranza tout-court. E ce la farà.

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