Il tesoretto Ue nelle mani di Letta: le mosse per infrastrutture e occupazione

L'Italia torna in serie A. Con lo stop alla procedura d'infrazione per deficit eccessivo, l'Unione europea riconosce il rigore dei conti tricolore e premia il governo con 12 miliardi. Attenzione, però: potranno essere utilizzati solo per investimenti "virtuosi". La sterilizzazione dell'Iva e l'abolizione dell'Imu non lo sono. Per Enrico Letta comincia quindi una nuova partita, fatta di proposte e negoziati con Bruxelles.
A conferma che Roma resta una sorvegliata speciale, ci sono le sei raccomandazioni che accompagneranno il documento con il quali l'Ue interrompe la procedura di infrazione. Non a caso il primo punto riguarda il "Consolidamento dei conti pubblici". Anche se con un deficit sotto il 3% e con un avanzo primario tra i più alti d'Europa, resta il problema di un debito pubblico pari a 130 punti di Pil (che non diminuiranno senza tagli alla spesa e, soprattuto, crescita). Sul fronte della "Pubblica amministrazione" l'Italia dovrà intervenire per migliorare l'efficientamento della macchina pubblica. Tirata d'orecchie anche al "Sistema bancario", ancora poco produttivo e restio al credito. Sul capitolo "Lavoro", Bruxelles indicherà la strada già individuata dal ministro Giovannini: modifiche su alcuni punti della riforma Fornero, mantenendone la struttura ma dando più spazio a flessibilità e contrattazione decentrata. Ultimo capitolo: "Fisco e concorrenza". Ridurre la pressione fiscale sulle imprese è basilare per rilanciare l'economia italiana.
Sono indicazioni puntuali. Sottolineano, se ce ne fosse bisogno che, sciolte le corde del deficit, Letta non potrà comunque muoversi liberamente. Anche perché il tesoretto da 12 miliardi non è liquido e subito a disposizione del governo perché non può finanziare la spesa corrente. Per ora, gli effetti immediati dello stop alla procedura d'infrazione sono due. Il primo è la possibilità di anticipare al 2013 l'utilizzo dei fondi per la Youth guarantee. Sono circa 400 milioni, da utilizzare per ampliare l'offerta formativa per i giovani entro 4 mesi da laurea, diploma o perdita del lavoro. Il secondo passo è unmargine di spesa per il 2014 dello 0,5% del Pil. Traducendo banconote, sono circa 7-8 miliardi, per finanziare interventi strutturali per la crescita. Le grandi manovre di Letta, Zanonato, Giovannini e Saccomanni iniziano proprio da qui. E riguarderanno la risposta alla domanda: "Cos'è un investimento produttivo?". Lo sono di certo le infrastrutture. Non lo sono la sterilizzazione dell'Iva e l'abolizione dell'Imu. Per le due imposte, il governo dovrà trovare le coperture (6 miliardi solo nel 2013) senza contare sul tesoretto europeo. Ma quei miliardi liberati da Bruxelles potrebbero essere una leva fondamentale, a patto che l'esecutivo di grandi intese riesca a classificare come "spesa per investimento" gli interventi promessi da Letta. A partire dalla proroga dell'ecobonus sull'edilizia e agli incentivi sulle assunzioni. La prima battaglia sarà con tutta probailità su questo punto: gli sgravi fiscali sui nuovi assunti potrebbero essere riconosciuti come un investimento dall'Europa ed essere finanziati dal servatoio di 12 miliardi. Una decisione che renderebbe più abbordabile quell'"intervento forte sul lavoro" promesso da Letta e indirizzato a far calare il drammatico tasso di disoccupazione giovanile.
@paolofiore