A- A+
Economia
Tfr rimandato e a rate è incostituzionale. Minaccia da 14 miliardi sull'Inps

Il Tfr rimandato e a rate è incostituzionale. La decisione della Consulta

Andare in pensione per un dipendete pubblico può significare anni di attesa per ottenere il Tfr, che può essere anche dilazionato. Una misura riservata solo ai lavoratori del settore pubblico, contro la quale è stato proposto un ricorso alla Corte Costituzionale per sancire l'illegittimità della norma. Decisione che è arrivata e che definisce "vulnus" la disposizione e delega al legislatore il compito di sanare un contrasto con le norme costituzionali in materia di giusta retribuzione.

In particolare secondo la Consulta, il differimento della corresponsione dei trattamenti di fine servizio (T.F.S.) spettanti  ai dipendenti pubblici cessati dall'impiego per raggiunti limiti di età o di servizio contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente; principio che si sostanzia non solo nella congruità dell'ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività della erogazione. Come scrive la Stampa, la vicenda "interessa un vero esercito di persone (1,6 milioni secondo le stime della Uil sono in attesa della liquidazione) già nel prossimo anno potrebbe comportare un esborso pari a circa 14 miliardi di euro fronte delle 150 mila uscite previste nel 2024".

La consulta invita il legislatore a sanare la materia

Si tratta di un emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana. Spetta al legislatore, avuto riguardo al rilevante impatto finanziario che il superamento del differimento comporta, individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore che tenga conto anche degli impegni assunti nell'ambito della precedente programmazione economico-finanziaria.

Lo ha affermato la sentenza n.130 (redattrice la giudice Maria Rosaria San Giorgio) della Corte Costituzionale, con cui sono state dichiarate inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 3, comma 2, del decreto-legge n. 79 del 1997, come convertito, e dell'art. 12, comma 7, del d.l. n. 78 del 2010, come convertito, che prevedono rispettivamente il differimento e la rateizzazione delle prestazioni. Le questioni erano state sollevate dal Tribunale amministrativo per il Lazio, sezione terza quater, in riferimento all'art. 36 Cost.

Tuttavia, la discrezionalità del legislatore al riguardo - ha chiarito la Corte - non è temporalmente illimitata. E non sarebbe tollerabile l'eccessivo protrarsi dell'inerzia legislativa, tenuto anche conto che la Corte aveva già rivolto al legislatore, con la sentenza n.159 del 2019, un monito con il quale si segnalava la problematicità della normativa in esame.

La Corte ha poi rilevato che la disciplina del pagamento rateale delle indennità di fine servizio prevede temperamenti a favore dei beneficiari dei trattamenti meno elevati. Comunque, conclude la Corte, tale normativa - che era connessa a esigenze contingenti di consolidamento dei conti pubblici - in quanto combinata con il differimento della prestazione, finisce per aggravare il rilevato vulnus.

Iscriviti alla newsletter
Tags:
consultainpsstatalitfr





in evidenza
Dalla "rissa" con il virologo Burioni all'omosessualità. Chi è Vincenzo Schettini

Il prof di fisica più amato del web

Dalla "rissa" con il virologo Burioni all'omosessualità. Chi è Vincenzo Schettini


motori
Formula E: 10 anni a zero emissioni

Formula E: 10 anni a zero emissioni

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.