Economia
Il titolo Tim ha corso, ma il meglio deve ancora venire: le mosse con Poste che possono cambiare il gioco
Ora le sorti della tlc e la crescita del valore del titolo in Borsa sono legate al business che saprà sviluppare

Il titolo Tim ha corso, ma il meglio deve ancora venire
Deutsche Bank ha recentemente confermato la raccomandazione hold su Tim dopo l'incontro con il management in occasione dei risultati semestrali a inizio settembre. Il titolo ha ben performato nell'ultimo anno, mettendo a segno un rialzo dell'80% che però non è bastato a superare l'offerta che il fondo statunitense Kkr aveva fatto all'allora ad Luigi Gubitosi per acquisire l'intera società, e non solo la rete di accesso, nell'ormai lontano 2020 che era pari a 0,505 euro per azione.
Ora il titolo viaggia intorno a 0,44 che è anche, ormai, il target price previsto dagli analisti. "Nel complesso, Tim è sembrata fiduciosa sui suoi target finanziari - hanno spiegato gli analisti di Deutsche Bank - ma il focus degli investitori resta sul consolidamento".
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Al momento l'occasione di portare da quattro a tre il numero dei gestori di telefonia mobile infrastrutturata in Italia, senza dunque contare gli operatori mobili virtuali che sono ormai parecchi, pare accantonata.
Iliad, che era vista come potenziale preda o acquirente si è infatti smarcata, anzi l'ad Thomas Reynaud, in occasione della presentazione dei risultati trimestrali, che hanno visto nuovamente crescere il numero di utenti dell'operatore francese in Italia, ha detto che l'interlocuzione tra le parti era già finita da qualche mese. Da quando insomma Poste Italiane è entrata prepotentemente nel capitale della società di tlc diventando così il primo azionista con il 24,8%. Poste ha anche ottenuto, finalmente dopo mesi di attesa, dall'Antitrust il via libera per l'acquisizione della partecipazione senza condizioni.
E quindi ora le sorti della società di tlc e la crescita del valore del titolo in Borsa sono legate al business che saprà sviluppare. Non c'è dubbio comunque che per il governo, che è il principale azionista di Poste, Tim rappresenta un asset strategico per il rafforzamento della sovranità digitale e per accelerare la trasformazione del paese.
E dunque, dopo aver dovuto vendere la rete per far fronte al debito che la società di tlc aveva accumulato (pari a 26 miliardi di euro), una vendita di Tim ad investitori stranieri, come accaduto con la rete di fatto nelle mani del fondo Kkr anche se il governo mantiene dei diritti forti tramite la Golden Power, al momento pare scongiurata. Ora la parola passa ai manager che dovranno riuscire a sfruttare le sinergie con Poste che dispone di una rete capillare di uffici postali e all’esperienza pluriennale nella gestione di servizi pubblici e finanziari.
Anche Poste può sfruttare la situazione nel mercato delle telecomunicazioni essendo già il primo operatore mobile virtuale per numero di clienti (circa 6 milioni). Poi ci sono le sinergie che dovrebbero avere impatti positivi sui costi industriali e sui ricavi con la proposta di servizi congiunti tra le due società soprattutto alle imprese sul fronte del cloud.