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Economia
Ue, lacrime di coccodrillo di Juncker. Così l'austerity ha ucciso il lavoro

Prima hanno messo in ginocchio un Paese libero e sovrano, e adesso si rallegrano che Nazioni come la Grecia ed il Portogallo abbiano ritrovato “non dico un posto al sole, ma un posto fra le antiche democrazie europee.” Queste le parole del presidente della Commissione UE Juncker, che a pochi mesi dalle elezioni europee decide di chiedere scusa, a suo giudizio, per gli errori commessi.

Di Maio: "Juncker, inizia a sentire il terreno mancargli sotto i piedi a pochi mesi dalle elezioni europee. Dopo anni in cui ha benedetto i tagli in nome dell’austerità adesso parla di “austerità avventata” e di aver dato “troppo influenza al Fmi” e “poca solidarietà nei confronti della Grecia“. Insomma, l’austerità è stata fatta per sbaglio, è stata avventata “non certo perché volevamo colpire chi lavora o chi è disoccupato“. Invece è proprio quello che hanno fatto con le loro politiche economiche scellerate e ingiustificate. Le lacrime di coccodrillo non mi commuovono. Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano un miliardo di euro a legislatura in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano. I cittadini europei non si fanno fregare da finti pentimenti fuori tempo massimo e il 26 maggio non avranno nessuna pietà.

 

Non una vera inversione di marcia, ma un modo per gridare al mondo: “Non siamo poi così cattivi, non buttateci al macero” con la matita il 26 maggio prossimo nelle urne. E così le lacrime di coccodrillo (Di Maio dixit, vedi box): “Non siamo stati sufficientemente solidali con la Grecia e con i greci”.

Perché durante la crisi del debito “c’è stata dell’austerità avventata, ma non perché volevamo sanzionare chi lavora e chi è disoccupato: le riforme strutturali restano essenziali”. Il tutto è avvenuto a Strasburgo, per celebrare i vent’anni della moneta euro, dove ha anche ammesso che la Commissione abbia dato troppo spazio ed importanza al Fondo Monetario Internazionale, facendo di fatto venire meno una cabina di regia politica, che guardasse ai cittadini e non semplicemente ai numeri od a freddi parametri.

Uno Stato non può essere gestito con modelli precompilati di affidabilità, altrimenti quello che si sostanzia è il laceramento sociale, l’impoverimento, la disoccupazione, il crollo dei salari e la depressione generalizzata dell’economia e dei popoli.

Eppure in questo labile chieder scusa, c’è stato comunque lo spazio per mostrare il volto di sempre dell’eurocrazia: “Quando abbiamo lanciato il processo verso la moneta unica, ci prendevano per pazzi, dicevano che l’unione monetaria non avrebbe potuto funzionare”.

E allora qui ci aspetteremmo un “avevano ragione!”, invece no: “Ne sentiamo di meno oggi. Deputati, giornalisti, professori di diritto ed economisti, soprattutto in Germania, tutti dicevano che sarebbe stata un’avventura che avrebbe condotto l’Ue al bordo dell’abisso. Ebbene, siamo ben lontani dall’abisso, perché possiamo constatare che il percorso intrapreso da vent’anni è stato coronato da successo”.

Un successone enorme, così macroscopico da poter essere visto soltanto da chi è ubriaco, o si delizia troppo con gli antidolorifici per la sciatalgia.

Twitter @andrewlorusso

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    jean claude juncker




    
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