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Economia
UniCredit-Mps, Orcel: "Chiesto più capitale di quanto il Mef si aspettasse"

Il termsheet molto “rigido” del 29 luglio con il Ministero dell’Economia nella trattativa per l’acquisizione Monte? L’assicurazione per UniCredit nei confronti di azionisti e mercato nel mettersi al tavolo per acquisire “un istituto che nei più recenti stress test condotti dall’Autorità Bancaria Europea ha mostrato di avere la posizione patrimoniale più debole fra tutte le banche europee e il cui rilancio, ancora in corso, appare solamente avviato”.

Così l’amministratore delegato Andrea Orcel è intervenuto davanti alla Commissione Banche sul negoziato con il Mef, poi fallito, su Banca Monte dei Paschi di Siena, spiegando come abbia definito i cinque principi del termsheet per “la diffidenza che a lungo ha circondato una qualsiasi potenziale operazione avente ad oggetto Mps, vista da molti investitori con il timore che costituisse un cedimento a logiche di sistema e politiche piuttosto che economiche e di mercato e la percezione diffusa che una tale operazione fosse sicuramente di difficile realizzazione. La struttura identificata nel termsheet offriva pertanto per la prima volta la possibilità di dimostrare che questa convinzione diffusa fosse errata”.

MPS-ANTONVENETA-ABN-SANTANDER, LA VERITA' DELL'EX ADVISOR ORCEL/ "E’ corretto dire che sono stato coinvolto nell’acquisto di Antonveneta nel contesto della operazione ABN Amro, quando lavoravo come advisor di Santander. Non ho però rappresentato Mps nell’acquisto di Antonveneta, nè ho avuto alcun ruolo nella negoziazione dell’operazione", spiega il Ceo di UniCredit Andrea Orcel a una domanda in Commissione sul deal che ha segnato l'inizio dei guai finanziari per la banca senese. "Siamo stati attivi nella ricapitalizzazione di Mps come global coordinator dopo che la decisione di acquisto era stata già presa. Né io, né l’istituzione per cui lavoravo abbiamo dato né avremmo potuto dare alcun rapporto di congruità (fairness opinion) visto che la medesima banca, ovvero Antonveneta, era stata acquisita e poi venduta in tempi ristretti a prezzi differenti".

Dopo aver ricordato come i principi da rispettare per chiudere l’accordo (neutralità dell’operazione sul capitale di UniCredit, significativo accrescimento dell’utile per azione post-sinergie, esclusione dei conteziosi legali, dei crediti deteriorati e adeguata copertura di eventuali ulteriori rischi di credito e accordo sulla gestione del personale), Orcel ha spiegato di aver “fatto del suo meglio per cercare di raggiungere un accordo che fosse in linea con i paletti fissati d'accordo con il Mef a fine luglio”. 

Il banchiere, che ha confessato anche come italiano di essere "dispiaciuto a livello personale" per l’epilogo della trattativa, ha rivelato come nel corso delle discussioni tra UniCredit e il Mef sia emerso che, "al netto di normali scostamenti dovuti a singole poste, l'ammontare di capitale necessario per dare esecuzione all'operazione coerentemente con quanto concordato nel termsheet era più significativo di quanto il Mef si aspettasse".

Ed ha sottolineato come "era ben noto a entrambe le parti sin dall'inizio che l'operazione sarebbe stata possibile solo previo ulteriore apporto significativo di capitale in Mps". "Una capitalizzazione inferiore a quanto emerso - ha messo in evidenza il banchiere - avrebbe significato per UniCredit concludere un'operazione a termini diversi da quelli annunciati" e avrebbe comportato "raggiungere un accordo non coerente" con quanto deciso con gli stakeholder e il mercato. “Raggiungere un accordo a condizioni non coerenti con i presupposti concordati - ha aggiunto poi - non sarebbe stato nell'interesse neanche della stabilità del sistema bancario nazionale".

UniCredit ha fatto quindi tutto il possibile, "abbiamo cercato e proposto diverse alternative per ridurre il fabbisogno di capitale identificato ma tutte si sono rivelate insufficienti a permettere alle parti di proseguire nella trattativa". "Ci siamo avvicinati a questa operazione con una mentalità aperta, ma un atteggiamento al tempo stesso fermo. Siamo stati aperti a discutere potenziali soluzioni, ma estremamente chiari nell'indicare che tale operazione avrebbe dovuto essere conforme ai presupposti che erano stati concordati e resi pubblici fin dall'avvio delle negoziazioni”, ha aggiunto.

Anche perché “l’attività di M&A” in UniCredit “non rappresenta un obiettivo di per sè, ma un'opportunità da cogliere qualora possa fungere da acceleratore della strategia del gruppo e sia nell'interesse dei nostri stakeholder".

(Segue...)

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    audizione andrea orcel commissione banchecarla ruocco commissione bancheoperazione montepaschi unicredit trattativa con mefunicredit mps




    
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