UniCredit studia l'uscita da Yapi Credi. Al mercato piace l'addio alla Turchia
UniCredit apre il dossier Yapi Kredi in vista della presentazione del nuovo piano industriale Team23, strategie che verranno comunicate al mercato fra otto giorni. Un dossier che secondo quanto ha fatto sapere la banca guidata da Jean Pierre Mustier potrebbe portare alla “potenziale evoluzione dell'attuale joint venture (sull’82% del capitale della banca, ndr) in Turchia”, evoluzione su cui però “al momento “non è stato raggiunto un accordo definitivo”. Anche Koc Holding, il gruppo turco della famiglia Koc con cui l’istituto di Piazza Gae Aulenti pariteticamente condivide la maggioranza delle azioni del terzo istituto più grande di Ankara con un valore di mercato di 3,7 miliardi, ha confermato le trattative in corso.
Ma cosa significa “evoluzione” e “riorganizzazione della struttura azionaria” in Kof Financial Services (Kfs) di cui parlano i soci turchi di Mustier?
Le note delle due società sono arrivate dopo che Les Echoes ha rivelato che UniCredit sarebbe in trattativa per cedere la propria quota in Kof Financial Services (Kfs) a Koc Holding, una configurazione su cui il mercato sta scommettendo da quando la stessa banca paneuropea aveva fatto sapere di aver avviato discussioni con il gruppo di Ankara finalizzate a rivedere termini del patto di sindacato che oggi vincola la maggioranza di Yapi.
E così mettendo semplicemente insieme le mosse che UniCredit ha già messo in atto sul dossier turco, ovvero la svalutazione da 850 milioni di euro della partecipazione in Koc Holding (portandola a un valore di libro pari a 1,3 miliardi), la riduzione dell’esposizione infragruppo sulla Turchia e la vendita di obbligazioni Yapi sottoscritte in passato, gli investitori oggi sono tornati a scommettere e ad apprezzare il progressivo disimpegno di Mustier dalla Turchia. Operazione che secondo gli analisti avrebbe degli effetti benefici sul capitale e che completerebbe la campagna vendita che il banchiere ha portato avanti e che ha già visto l’uscita dalla polacca Bank Pekao, dall'asset management di Pioneer Investment e da FinecoBank.
Già in occasione della vendita della quota di bond ad agosto, quando le indiscrezioni su un'uscita da Yapi avevano iniziato a rafforzarsi, il titolo Unicredit aveva reagito positivamente e anche oggi, complici una serie di giudizi positivi da parte di diversi analisti, le azioni a Piazza Affari sono salite con decisione, staccando un rialzo del 2,89% a 12,8 euro.
Diversi report sottolineano come la cessione dovrebbe risultare in un "bonus" sul capitale fra i 40 punti base indicati da Equita e gli 80 che vedono Citi e Jeffries, con un impatto sull'utile che varia, a seconda delle stime, fra il 3 e il 7% (300 milioni) del risultato netto adjusted, che a fine 2019 dovrebbe attestarsi a 4,3 miliardi.
Presentando i conti al 30 settembre e rispondendo proprio a una domanda su Yapi Kredi, Mustier aveva detto come per Unicredit tutti e 14 i Paesi in cui la banca è presente "sono strategici", ma che al tempo stesso c'è "la necessità di gestire la nostra allocazione di capitale" nella maniera più ottimale possibile. Questo cuscinetto su capitale, che porterebbe il Cet1 del gruppo sopra la quota indicata come obiettivo dal banchiere francese, potrebbe permettergli di accelerare ulteriormente sulla pulizia di bilancio o di dare il via a quel piano di riacquisto di azioni proprie (buyback, ndr) ventilato come ipotesi nella stessa occasione.
Per Credit Suisse il buyback potrebbe arrivare a "1,6 miliardi di euro (circa il 6% della capitalizzazione) entro il 2021" nello scenario più conservativo e fino a 5,2 miliardi in quello migliore; al tempo stesso, sottolinea Equita in un report, l'operazione porterebbe anche a "contenere il profilo di rischio del gruppo" consentendogli di "focalizzarsi sul completamento della ristrutturazione del core business domestico, al costo di ridurre l`esposizione a un mercato dal potenziale di crescita evidente, vista la ridotta penetrazione degli asset bancari sul Pil", ma caratterizzato da notevole volatilità geopolitica.
Rimane poi da capire quali saranno le linee strategiche che Mustier sceglierà per spingere lo sviluppo nel piano al 2023: sono sempre più insistenti le indiscrezioni che vedono un maggior impegno del gruppo sul fronte della bancassicurazione.
@andreadeugeni
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