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Economia
Unipol, Cimbri sulle orme di Messina. Polo del risparmio attorno ad Arca
Carlo Cimbri 

Carlo Cimbri è pronto a seguire le orme di Carlo Messina: sono pronti a scommetterlo gli uomini di Kepler Cheuvreux (che sull’assicurazione di Bologna esprimono un “buy”, acquisatare, con target price di 5,4 euro per azion) il numero uno di Unipol ha messo il risparmio gestito al centro della sua strategia per far crescere il gruppo, seguendo una strategia simile a quella già messa in campo da Intesa Sanpaolo.

Se la banca ha puntato sul risparmio gestito di Eurizon e sulle polizze vita e danni per affiancare le attività bancarie tradizionali e fare così crescere la redditività complessiva, Unipol potrebbe aver deciso di fare leva su Bper Banca (in cui la compagnia è appena salita al 14,23%, essendo tuttavia già autorizzata dalla Bce a portarsi sino al 19,9%) per rafforzare la sua offerta nei servizi bancari (finora basata su Unipol Banca, oggetto di un’ampia ristrutturazione e pulizia di bilancio) e nel risparmio gestito (tramite Arca Sgr, di cui Bper Banca è il primo socio col 32,75%).

Che Unipol Banca fosse “potenzialmente aggregabile” Cimbri non si è mai stancato di ripeterlo, in verità, peraltro sempre premettendo che l’operazione avrebbe avuto senso solo con soggetti che avessero portato avanti a loro volta una profonda pulizia di bilancio e guarda caso Bper Banca nel fine settimana si è portata avanti completando la cartolarizzazione da quasi 1 miliardo di euro (dei 3 miliardi attesi entro fine anno) riferiti a crediti deteriorati della controllata Banco di Sardegna, per i quali ha anche spuntato una valutazione leggermente superiore a quella attesa (il 28% del valore lordo di libro contro il 27%).

Puntanto ad un “apparentamento” con Bper-Arca secondo Kepler Cheuvreux nascerebbe un polo finanziario da 160 miliardi di euro di asset, di cui circa 91 miliardi di asset in gestione già oggi presso Arca Sgr, ovvero 200 miliardi complessivi di attività finanziarie della clientela (compresi depositi, riserve tecniche e conti amministrati), con un utile 2019 atteso pari a 750 milioni di euro, rispetto ai 535 milioni di utile segnati dal gruppo bolognese nel 2016 (nel 2017 il bilancio ha chiuso in rosso per 169 milioni di euro a fronte di costi straordinari per quasi 1 miliardo di euro legati alla “bad bank” creata per ripulire i conti di Unipol Banca).

Se così fosse il gruppo si troverebbe catapultato di diritto tra i principali attori del settore italiano del risparmio gestito, finora dominato da Generali, con quasi 480 miliardi di asset a fine aprile, dallo stesso gruppo Intesa Sanpaolo (poco più di 402 miliardi) e da Amundi, che dopo aver rilevato Pioneer da Unicredit è balzato al terzo posto con oltre 207 miliardi di patrimonio in gestione, mentre più staccati restano Anima Holding (94 miliardi) e Poste Italiane (85 miliardi).

Nonostante il report di Kepler Cheuvreux, tuttavia, il titolo Unipol ha chiuso la giornata in deciso calo a 3,327 euro (-6,15%), sia per l’allargarsi dello spread tra Btp e Bund a cui sono sensibili tutti i principali titoli finanziari, assicurazioni comprese (se non altro perché nelle proprie riserve i titoli di stato italiani sono presenti in misura non trascurabile), sia per i dubbi che ancora restano circa la reale percorribilità, in termini di tempi e di costi, della strategia di Cimbri.

Arca Sgr, infatti, ha un azionariato alquanto variegato, con Banca Popolare di Sondrio al 21,137% e le due ex popolari venete in liquidazione, BpVi e Veneto Banca, tuttora azioniste col 19,99% ciascuna. Rispetto a Messina, infine, Cimbri parte da una posizione almeno parzialmente simmetrica: se è comune l’interesse per il risparmio gestito e i suoi margini, Cimbri parte da attività assicurative per espandersi in quelle bancarie, mentre Messina ha fatto il percorso inverso, potendo sfruttare la maggiore redditività di cui solitamente godono le attività assicurative rispetto a quelle bancarie. Non è dunque detto che invertendo l’ordine dei fattori il prodotto rimanga lo stesso e questo spiegherebbe la maggior cautela con cui gli investitori sembrano aver finora valutato l’ipotesi.

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