Goldman vince la sfida dei profitti. Le pagelle alle regine di Wall Street

Era l'ultima delle "reginette" di Wall Street a dover pubblicare la trimestrale e non ha deluso: Morgan Stanley ha annunciato di aver chiuso il primo trimestre con un utile netto di 984 milioni di dollari (49 centesimi per azione), rispetto alla perdita di 94 milioni (6 centesimi a titolo) dello stesso periodo dello scorso anno, ma ecludendo alcuni oneri contabili legate al debito emesso da Morgan Stanley, il risultato sale a 61 centesimi per azione, superiore alle attese di mercato che oscillavano sui 56 centesimi.
La strategia adottata dal Ceo James Gorman, che punta a rafforzare le attività di brokeraggio (il mese scorso la Fed ha autorizzato Morgan Stanley a comprare l'ultimo 35% della joint venture nel brokeraggio con Citigroup che ancora non possedeva) e il relativo incremento dei margini, sembrerebbe in grado di dare buoni frutti, ma Wall Street oggi punisce il titolo (che cede il 3,6% nelle prime battute della seduta) perché nel comparto del reddito fisso i risultati sono apparsi decisamente inferiori alle attese, con ricavi da intermediazione in calo del 42%, mentre anche nel settore azionario il giro d'affari è in calo del 19%.
Gorman rischia dunque di non riuscire a stare dietro a Goldman Sachs, che da parte sua ha chiuso il primo trimestre dell'anno con un utile netto di 2,26 miliardi di dollari (4,29 dollari per azione) rispetto ai 2,11 miliardi (3,92 dollari a titolo) dello stesso periodo del 2012 ed un giro d'affari salito a 10,9 miliardi dai 9,95 miliardi di un anno prima, anche in questo caso oltre le attese di mercato (pari a 3,90 dollari di utile per azione e a un giro d'affari di 9,67 miliardi), ma con meno problemi delle rivali nel trading azionario, dove il gruppo ha registrato ricavi nel trimestre per 1,72 miliardi, contro gli 1,59 miliardi di Morgan Stanley e gli 1,15 miliardi di Bank of America.