Spettacoli
Chiara Civello: "Il mio Eclipse tra Parigi, New York, Rio e Bari"




Chiara Civello racconta ad Affaritaliani.it il suo progetto discografico
"Il mio nuovo disco si chiama Eclipse ed è un disco cinematico, prodotto da una persona di grande gusto e che mi ha fatto scoprire un'altra dimensione della canzone, quella visuale. Di ogni canzone abbiamo pensato a ritrarre anche la luce, le ombre, i controluce i chiaroscuri. Sono 12 canzoni , 12 momenti, di cui 8 scritti a quattro mani con Bianconi, Dimartino, Diana Tejera, Cristina Donà e Diego Mancino e gli altri 4 sono delle canzoni tratte da film". Chiara Civello racconta ad Affaritaliani.it il suo progetto discografico.
Perché hai scelto di chiamare l'album Eclipse?
“L'Eclisse è un’ombra nel sole o un sole nell’ombra, è una macchia scura che ha il sapore del vuoto e gli argini infuocati. È la fine di qualcosa e l'inizio di altro. La vita ha tante eclissi, tanti vuoti e col tempo ho imparato a lasciarli risuonare... e a farli ballare”.
Eclipse per Antonioni (diresse il film Eclisse nel 1962, capitolo conclusivo della cosiddetta "trilogia esistenziale" o "dell'incomunicabilità", ndr), per le eclissi, per gli incontri.
Un album registrato tra Parigi, New York, Rio... cosa c'è nella tua musica di questi posti?
"Parigi ha charme, NY libertà e Rio allegria, ricetta perfetta.
Non tralasciamo Bari dove ho registrato altre cose insieme alle voci con un grande fonico che conosce la mia voce come nessun'altro al mondo: Tommy Cavalieri".
Come mai tra le cover la scelta di "Parole, parole"?
"Perchè è una grande canzone e perchè è una canzone ponte tra l'Italia e la Francia. Un grande successo in entrambi i paesi con due grandi voci: Mina e Dalida".
Cosa ti piace e cosa non apprezzi nel panorama della musica italiana attuale?
"Mi piace chi osa e non mi piace chi si omologa. Esistono due musiche come diceva Ellington: La musica bella e quella brutta. In Italia quando la musica è solo a servizio della TV divento triste, perchè perde la sua naturale vitalità, quella degli spettacoli dal vivo con il pubblico vero, non quello finto, pigro. Mi piace l'ondata di resistenza musicale tra indi e quelle musiche considerate di nicchia che sta cominciando a farsi strada invadendo il concetto di mainstream e me ne sento orgogliosamente parte"