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Harry Belafonte morto. Musica in lutto, addio al re del Calypso
Harry Belafonte (foto Lapresse)

Harry Belafonte morto. Musica in lutto

Harry Belafonte, 96 anni compiuti il mese scorso, è morto oggi nella sua causa di New York a causa di un'insufficienza cardiaca. Lo ha reso noto il portavoce del cantante e musicista americano, attivista per i diritti umani, citato dai media statunitensi.

Harry Belafonte morto, addio al re del Calypso

Harold George Bellafanti Jr era nato il 1 marzo 1927 nel quartiere Harlem di New York da genitori giamaicani. Iniziò la carriera di cantante nei primi anni Cinquanta e conquistò in breve tempo una vasta notorietà interpretando canzoni ispirate al calypso, uno stile musicale caraibico originato a Trinidad e Tobago. Il suo album di esordio intitolato semplicemente "Calypso" fu un enorme successo sia negli Usa sia in Europa e lui diventò il primo di un artista a vendere più di un milione di copie. Impegnato nelle battaglie dei diritti civili e nelle attività umanitarie, nel 1987 fu nominato ambasciatore dell'Unicef.

Harry Belafonte, cantante dai ritmi caraibici e primo attore nero a interpretare una storia d'amore con un'attrice bianca. La carriera

Fu il cantore dei ritmi caraibici con brani "Matilda", "Day-O", "Island in the Sun", "Jamaica Farewell", "Try to Remember" e "Coconut Woman". Sedusse il pubblico americano con l'esotismo della sua musica e il carisma delle qualità vocali che lo proiettarono verso un rapido successo, che sarà anche il suo trampolino di lancio contro la segregazione razziale. Nel 1955 il trionfo con "Day-O (The Banana Boat Song)" e l'album "Calypso" (1956), il primo della storia che superò il milione di copie vendute e porterà Belafonte a ottenere sei Dischi d'Oro e tanti Grammy Awards. Belafonte ha anche recitato in numerosi film tra cui "Carmen Jones" di Otto Preminger (1954), "Strategia di una rapina" (Robert Wise, 1959), "Kansas City" di Robert Altman (1996), "Non predicare... spara!" di e con Sidney Poitier (1972), "Bobby" (Emilio Estevez, 2006) sull'assassinio di Bob Kennedy.

Belafonte divenne il primo attore nero a interpretare, nel 1957, una storia d'amore con un'attrice bianca in "L'isola del sole" di Robert Rossen, e anche il primo afroamericano a produrre uno show televisivo e aconquistare un Emmy Award nel 1959.

Harry Belafonte al fianco di Martin Luther King. La sua battaglia per i diritti civili

Harry Belafonte tuttavia non si contentò di restare un simbolo, ma finanziò la campagna per i diritti civili di Martin Luther King di cui divenne intimo. "Quando la gente pensa alla militanza, pensa sempre che implichi sacrifici, ma ho sempre considerato ciò come un privilegio e un'opportunità" avrebbe ricordato Belafonte in un discorso all'università Emory nel 2004.

Nel 1963 donò 50 mila dollari, equivalenti più o meno a mezzo milione di oggi, per consentire a Martin Luther King di uscire di prigione: "Avrei potuto guadagnare 2 o 3 miliardi e finire vittima di qualche crudele dipendenza, ma scelsi di scendere in piazza lottando per i diritti civili", spiegò in una intervista al Guardian nel 2007. Diffidente verso gli uomini politici, aveva incontrato John Fitzgerald Kennedy nel 1960 mentre era candidato alle presidenziali. All'inizio non fu troppo convinto da Jfk, che gli dava l'impressione "di conoscere molto poco della comunità nera". Una volta eletto alla Casa Bianca, tuttavia, Kennedy lo nominò addetto culturale dell'organizzazione di volontariato internazionale Peace Corps.

Nel 1987, Belafonte sarebbe stato anche nominato ambasciatore dell'Unicef e si batté contro l'apartheid in Sud Africa, dedicando alla causa anche l'album "Paradise in Gazankulu". Fu Belafonte il principale promotore di "We are the World", cantato nell'85 da 45 artisti americani per raccogliere fondi contro la carestia in Etiopia. Nella sua lunga attività, Belafonte assunse anche posizioni controverse, per esempio contro la guerra in Iraq accusando nel 2006 il presidente americano George W. Bush di essere "un terrorista" al pari di Osama ben Laden. Nel 2014 ricevette l'Oscar premio umanitario Jean Hersholt in considerazione delle battaglie contro il razzismo e le disuguaglianze. Sposato tre volte, fu padre di tre femmine e un maschio avuti dalle due prime mogli.

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