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Spettacoli
Veltroni loda L'Eredità: la Sinistra scopre il successo del programma di Rai1

Il primo a "sdoganare" L'Eredità, programma di gran successo del preserale di Rai1, fu Umberto Eco, dedicando una sua Bustina di Minerva alla "Ghigliottina", il seguitissimo segmento conclusivo della trasmissione nel quale il concorrente è chiamato a trovare una parola che faccia da comun denominatore ad altre cinque apparentemente slegate tra loro. 

Oggi, in un lungo articolo sul Corriere della Sera, è Walter Veltroni a omaggiare e celebrare l'appuntamento quotidiano di Rai1 intervistandone il conduttore Flavio Insinna (sul quale torneremo più avanti), gli autori e alcuni concorrenti. Dall'analisi di Veltroni, emerge lo stupore di quest'ultimo nei confronti di un programma televisivo per partecipare al quale occorra - in una Tv e in una società sempre meno colte ove sempre più spesso a trionfare è l'ignoranza più crassa - sapere qualcosa. Non tutto, certo, ma qualcosa sì. Magra consolazione, forse, ma è indubbio che, se la Sinistra (sempre piuttosto ostile alla cultura popolare e ai programmi d'intrattenimento leggero) nella figura di Walter Veltroni riconosce un pregio all'Eredità, ci troviamo di fronte a un evento che non capita tutti i giorni.

Dai suoi colloqui con i concorrenti, Veltroni apprende inoltre che il programma "tira fuori il meglio delle persone". Un altro - cruciale - punto a favore degli autori e del conduttore, in un panorama radiotelevisivo nel quale il cinismo, la rissa e l'insulto sono ormai tra i requisiti fondamentali per fare "audience"

Nella disamina, ovviamente, trova spazio anche l'attuale padrone di casa dell'Eredità, ovvero Flavio Insinna, sulle cui spalle è stato scaricato il fardello (la pesantissima eredità, si potrebbe dire) delle redini del programma alla morte del conduttore storico Fabrizio Frizzi, dopo un breve interregno di Carlo Conti. Doppio fardello, in realtà, per Insinna che ha preso in mano la trasmissione gravato dalla responsabilità di non far rimpiangere l'amatissimo Frizzi e per giunta in un difficile periodo personale dovuto a un'agguerrita campagna mediatica scatenata contro di lui. 

Insinna ha saputo invece farsi apprezzare dal pubblico, senza mai volersi sostituire a Frizzi, ottenendo quotidianamente ascolti spesso più alti di quelli ottenuti dal compianto collega e dallo stesso Conti. Un grande successo personale per il conduttore romano, insomma, ma anche per Rai1, di cui l'Eredità costituisce uno di quei pilastri che garantiscono vittorie giornaliere sulla concorrenza, e con 5-6 punti di distacco per giunta. 

Nel suo articolo, Veltroni si approccia al programma adombrando l'Eco di Fenomenologia di Mike Bongiorno ma senza il sarcasmo che contraddistingueva il saggio del filosofo. Fra le righe, anzi, l'ex Ministro dei Beni Culturali  sembra riconoscere un certo valore pedagogico al programma di Insinna, attribuendogli di conseguenza una certa valenza di scrupoloso paladino del servizio pubblico

Non sono tutte rose e fiori, ovviamente. L'Eredità, questo il punto dolente, registra anche un calo di preparazione da parte dei concorrenti, una perdita significativa di vocabolario e forti lacune nella conoscenza di materie come la Storia o la Geografia. Una trasmissione specchio della società, insomma, che quotidianamente va in onda cercando di salvare il salvabile, di offrire un diversivo all'imbarbarimento generale televisivo e non, una "missione" che Insinna affronta con impegno gioendo delle vittorie dei partecipanti e ammettendo - lui che ha interrotto gli studi prima dell'Università - di studiare prima di andare in onda. Chissà che L'Eredità non spinga i telespettatori a rendersi conto - socraticamente - di "sapere di non sapere" e li induca a (ri)prendere in mano i libri.  Già il fatto che un intellettuale come Veltroni, ora affermato regista e scrittore, si sia accorto del successo del programma e abbia voluto dedicarvi una lunga analisi rappresenta non soltanto una piccola grande vittoria per la trasmissione in sé, per gli autori e per il conduttore, ma anche per la Rai. La Sinistra riparta dunque dall'Eredità, si potrebbe concludere con una nota ironica.

 

 

 

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