Esteri
Arresto Almasri in Libia, ecco la verità: "Un regalo di Erdogan al governo di Tripoli"
Il ministro Piantedosi esce allo scoperto: "Sapevamo del mandato d'arresto"

L'arrivo a Tripoli di Almasri
Arresto Almasri in Libia, decisione turca. Erdogan padrone assoluto della zona
Il generale libico Almasri è stato deferito in giudizio e posto in custodia cautelare a Tripoli. Le accuse: torture, omicidio e violazione dei diritti umani. Simili a quelle per cui la Corte penale internazionale (Cpi) ne aveva chiesto l’arresto il 18 gennaio. La bufera politica in Italia è inevitabile: il 21 gennaio il generale, arrestato il 19, era stato rimpatriato con un volo dei nostri Servizi segreti. Le opposizioni unite chiedono dunque un’informativa urgente: "Il governo fa fare al nostro Paese una figuraccia internazionale", dichiarano in modo congiunto Pd, M5S, Avs, Iv, Azione e +Europa.
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Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lo dice in maniera chiara: "Quanto sta accadendo in queste ore in Libia dimostra che la scelta di liberarlo e consegnarlo alle autorità di Tripoli non era garanzia di impunità, anzi". Più volte il governo ha sottolineato come la scelta di non arrestare Almasri fosse dettata anche dal timore di possibili ritorsioni nei confronti dei cittadini italiani residenti a Tripoli.
"La reazione dell’opposizione, che vive su Marte, - dicono fonti del governo a Il Corriere della Sera -è francamente sconcertante. Quello che è successo oggi è il frutto di un accordo fra il capo del governo Abdul Dbeibah e il governo turco, che continua a controllare l’aeroporto di Tripoli insieme alla milizia Rada. Dopo mesi di scontri hanno fatto un accordo e hanno sacrificato Almasri. In sostanza un regalo di Erdogan al governo di Tripoli. Non sanno nemmeno di cosa parlano".
