Esteri
Attentato a San Pietroburgo, Darya: "Così mi hanno incastrata, meglio morire"
Il marito fuggito all'estero: è stata costretta a parlare. Il dubbio che il Cremlino abbia stravolto la storia
Omicidio San Pietroburgo, Darya e il finto rapporto con Navalny
L'omicidio del blogger nazionalista Vladen Tatarsky a San Pietroburgo è diventato un caso politico internazionale. A giudicare dal video del primo interrogatorio di Darya Trepova autrice dell'attentato, diffuso dal ministero dell’Interno, sarebbe già tutto chiaro. Ma questa è la Russia di oggi, dove la realtà - si legge sul Corriere della Sera - può essere manipolata in ogni modo possibile, fino ad ottenere una versione perfettamente sovrapponibile ai desideri del Cremlino. E quando si tratta di un omicidio che può avere connotati politici e di certo avrà un potenziale ritorsivo verso le persone o il gruppo che l’hanno commesso. Il Comitato di sicurezza russo è stato lesto nel dichiarare che l’esplosione è frutto di una collaborazione tra servizi segreti ucraini che si sarebbero serviti di persone che collaborano con il cosiddetto Fondo anticorruzione di Navalny, del quale Darya Trepova sarebbe una volontaria.
Il marito però - prosegue il Corriere - ha detto che Darya non può avere agito agli ordini della squadra di Navalny, per il semplice fatto che non conosce nessuno di quell’ambiente. L’avvocato Ivan Zhdanov, uno dei più stretti collaborati di Navalny, dice che ormai i giochi sono fatti. «Fin dalle prime comunicazioni è apparso chiaro che si sarebbe cercato di scaricare tutto sul Fondo anticorruzione, che continua a dare fastidio con le sue inchieste. Già da tempo è in corso il tentativo di colpire Navalny con nuove accuse di terrorismo. Fa molto comodo. La storia recente della Russia insegna». Un altro canale Telegram legato ai Servizi segreti ha pubblicato frammenti di corrispondenza del messaggio inviato da Darya a un’altra amica. Dopo l’esplosione, avrebbe scritto, il condizionale è d’obbligo, che «sarebbe meglio se fossi morta, mi hanno incastrata».