“La Bce nega i 140 miliardi per l'Ucraina? L’Ue manca di audacia politica: così lascia a Trump e a Putin ogni decisione sul futuro di Kiev” - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:30

“La Bce nega i 140 miliardi per l'Ucraina? L’Ue manca di audacia politica: così lascia a Trump e a Putin ogni decisione sul futuro di Kiev”

Parla l'esperto dell'ISPI, Roberto Italia

di Federica Leccese

BCE non approva i 140 miliardi: “Così lascia a Trump e a Putin ogni decisione sul futuro di Kiev”

La Banca Centrale Europea ha respinto il maxi finanziamento da 140 miliardi destinato a Kiev, infliggendo un duro colpo al progetto dell’Ue di varare un “prestito di riparazione” garantito dagli asset russi congelati. La decisione complica le strategie di Bruxelles per sostenere l’Ucraina nel conflitto con Mosca, e solleva nuovi interrogativi: quali alternative realistiche restano sul tavolo per sostenere economicamente Kiev? Come potrebbe evolvere la guerra dopo la scelta della BCE?

A fare chiarezza è Roberto Italia, Junior Research Fellow presso il Centro di Geoeconomia dell’ISPI, che ad Affaritaliani svela i reali motivi della decisione europea, i rischi ad essa collegati e i possibili sviluppi nel breve termine. 

Qual è il significato geopolitico della decisione della BCE di non fungere da prestatore di ultima istanza per Euroclear nel piano da 140 miliardi all’Ucraina? È solo una scelta tecnica o è anche un messaggio politico?

“Il punto vero di questa vicenda è che conferma una volta di più come la costruzione comunitaria sia spesso vittima dei propri stessi componenti e profondamente disallineata rispetto ai tempi che corrono. Dietro la decisione della BCE riportata dal Financial Times si nasconde infatti l’assenza di un orientamento politico univoco da parte degli Stati membri. Sarebbe troppo comodo puntare il dito contro il solo Belgio.

Le divisioni nazionali su un tema cruciale come la gestione delle riserve russe frenano le istituzioni UE dal compiere mosse ambiziose o senza precedenti: quest’estate abbiamo visto una Commissione estremamente prudente nei negoziati commerciali con l’amministrazione Trump; oggi è il turno di Francoforte su un altro dossier. In tempi di crisi, gli articoli dei Trattati (sappiamo che il divieto del finanziamento monetario è una motivazione tecnicamente valida) dovrebbero lasciare spazio all’audacia politica. Ebbene, oggi manca quest’ultima in sede europea”.

Se l’UE fallisce nella fornitura del prestito da 140 miliardi, quali alternative realistiche restano sul tavolo per sostenere economicamente Kiev?

“Non ci sono alternative di questa portata, a maggior ragione in assenza di aiuti statunitensi: 140 miliardi rappresentano circa il 75% del supporto UE dato all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa a oggi. Restano sul tavolo strumenti comunitari già usati in passato, con risorse provenienti dall’emissione di obbligazioni sui mercati finanziari con lo spazio di manovra del budget UE oppure dirottando fondi direttamente dal budget UE.

Tali soluzioni hanno fatto registrare però limiti in termini di potenza di fuoco, tempi decisionali e prevedibilità. Bisognerà sempre passare dagli Stati membri. La ristrutturazione del debito pubblico ucraino è una soluzione ancora più limitata e laboriosa. Inoltre, nessuna di queste alternative mette pressione effettiva sulla Russia”.

Qual è il destino della guerra ora che la BCE ha detto no a garanzie sul prestito da 140 miliardi all’Ucraina?

“Prima di tutto, la Commissione europea cercherà di trovare altre opzioni di garanzia per il “prestito di riparazione”. Ad ogni modo, per quanto riguarda la domanda, se vale ancora il principio “pacta sunt servanda” (e sappiamo quanto in questi anni sia stato palesemente ignorato su più fronti regionali), il destino della guerra resta dipendente dal negoziato sul piano di pace.

Certo, senza una posizione comune, l’Europa rischia di “presentarsi” al tavolo senza nessuna carta da giocare e di lasciare a Trump e a Putin ogni decisione sul futuro del fronte orientale. Il ruolo di Zelensky si è ulteriormente indebolito in questi giorni e, lato nostro, appigliarsi a cavilli tecnici del TFUE proprio quando l’Ucraina ha bisogno di certezze sugli aiuti dei prossimi anni, con o senza guerra, dà ancora una volta il senso dell’impalpabilità geopolitica dell’UE”.

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