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Esteri
Catalogna, "quasi 1 milione al corteo unionista"

Il giallo e il rosso della Catalogna si confondono con quelli delle bandiere spagnole. A Barcellona si vedono spuntare i due colori da tutti i vicoli del quartiere gotico. Nella capitale catalana è il giorno degli unionisti che affiancano fieri i due vessilli. Secondo gli organizzatori della grande manifestazione per dire no all'indipendenza, in strada ci sono 950mila persone. La polizia locale ne stima 350 mila. Si tratta comunque di un colpo d'occhio impressionante. Quando il corteo, che invade per intero via Laietana, incrocia la questura la gente applaude. "Viva la Spagna, viva viva la Catalogna e la guardia civil", intonano gli unionisti.I manifestanti si avviano lentamente da piazza Urquinaona, che si comincia a riempire già a un'ora e mezza dalla partenza della marcia, fissata per le 12. C'è anche chi si disperde per le vie del centro e siede al bar con la bandiera della Spagna legata al collo.

Si suonano tamburi, molti hanno fischietti e trombe da stadio. Cantano "Puigdemont in prigione" - il presidente catalano indipendentista Carles, accusato di corruzione -, "io sono spagnolo" e "la Catalogna è Spagna". Ci sono anche cori per l'esercito. Qualche attimo di tensione quando dai balconi si affacciano dei separatisti con striscioni a favore dell'indipendenza, ma tutto si risolve in applausi ironici e slogan a mo' di sfottò. D'altra parte il motto della manifestazione è 'Basta! Riportiamo il buon senso'. Quando la testa del lungo serpente arriva di fronte alla stazione di Francia i manifestanti continuano ad affluire ovunque su avenida Marqués de Argentera. Anche Tv3, la televisione catalana, parla della più grande manifestazione unionista di sempre.In tantissimi indossano maglie delle 'furie rosse', la nazionale di calcio spagnola.

"Vogliamo vedere Gerard Piqué qui in strada a saltare con noi", si scalda Dario Campos, funzionario pubblico di 38 anni, facendo rifermimento al difensore del Barcellona, fischiato nei giorni scorsi in nazionale perché si è dichiarato a favore dell'indipendenza. "Questa faccenda del separatismo - si lamenta il dipendente pubblico - è tutto un fatto di politici. La politica lasci in pace la gente".A Barcellona sono arrivati da tutto il Paese per chiedere che la Spagna resti unita. "Vivo da cinque anni a Madrid - racconta Oscar Martinez, un informatico di 53 anni - perché ho sposato una madrilena. Non ha alcun senso dividerci, siamo tutti spagnoli". Stessa opinione di Maria Porta, operaia di 28 anni. "Credo che dovremmo rimanere uniti. Nemmeno ci hanno fatto votare in un referendum vero, questa votazione è stata illegale", afferma la giovane sulla vittoria del 'sì' all'indipendenza al referendum di domenica scorsa.

Tra i manifestanti si vedono alcune bandiere blu dell'Ue. "Siamo qui - si arrabbia Juliana Perez, una dipendente pubblica di 40 anni - anche per dire all'Unione europea che noi vogliamo restare nella Spagna, ma anche in Europa". Tanti di quelli in strada sono catalani originari dell'Andalusia. "Sono arrivato in Catalogna nel 1962 per mangiare", dice Diego Hidalgo Lasierna, pensionato di 73 anni. "Già negli anni '40 dopo la guerra civile - continua l'ex operaio con indosso un berretto con simboli spagnoli - molti andalusi hanno fatto come me, si sono trasferiti per lavorare nell'industria tessile. Ora ho tre figli, loro sono nati qui e sono catalani". Gli fa eco una ex insegnante di 72 anni, Teresa Lopez: "Crediamo nella mescolanza, in piazza c'è tutto il Paese".La gente applaude fragorosamente mentre il premio Nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa, sale sul palco per leggere il manifesto unionista.

"La peggiore di tutti, che ha portato più caos nella storia, è la passione nazionalista", afferma lo scrittore. "Da qualche tempo - prosegue - il nazionalismo ha provocato il caos anche in Catalogna, per questo siamo qui: per fermarlo". Con lui alla guida del corteo c'erano il presidente della Società Civile Catalana, Mariano Goma, e rappresentanti di partito popolare, Ciudadanos e socialisti. In mattinata Pablo Iglesias è stato protagonista di una contestazione da parte di una cinquantina di unionisti. Il leader di Podemos era alla stazione di Barcellona Sants per prendere un treno per Madrid.

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